Media digitali, intelligenza artificiale e anziani: riscoprire la centralità

di Simone Carlo*
Papa Francesco, nella sua catechesi sulla vecchiaia raccolta nel libro La vita lunga: lezioni sulla vecchiaia, ci esorta a vedere gli anziani come risorse preziose per la società. Proprio mentre l’integrazione degli anziani è messa a dura prova da una società sempre più individualista, dromocratica e digitale.
La rapida digitalizzazione dei media necessita infatti di un continuo aggiornamento e mette in difficoltà gli utenti meno alfabetizzati, come gli anziani. Pensiamo a tutti quei servizi di pubblica utilità (sanità, fisco, pensioni) ormai quasi totalmente digitalizzati e inaccessibili a chi non dispone di una connessione, delle competenze informatiche e di una identità digitale: il target di tali servizi molto spesso sono le persone anziane, proprio quelle più in difficoltà con le tecnologie.
Il mondo dei media ha poi negli ultimi anni subito un’ennesima evoluzione, con l’Intelligenza Artificiale. Anche in questo caso tale accelerazione tecnologica porta con sé l’emergere di preoccupazione e riflessioni di carattere etico e dottrinale. Come ci ha ricordato il Santo Padre nel suo messaggio per il workshop organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita “The 'Good' Algorithm? Artificial Intelligence: Ethics, Law, Health”, nel febbraio del 2020, i principi e gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa possono offrire un contributo decisivo nel concepire l’Intelligenza Artificiale come una tecnologia al servizio del bene comune, cioè «al servizio di ogni persona nella sua integralità e di tutte le persone, senza discriminazioni né esclusioni», nemmeno quelle legate all’età.
Ritornano allora di grande attualità le parole di Papa Francesco nella Laudato si’ sui rischi che alle tecnologie vengano delegate funzioni e compiti svolti un tempo dagli esseri umani: per la popolazione anziana tale sostituzione rappresenta non solo un pericolo di inaridimento delle relazioni sociali, ma un ostacolo reale all’accesso ai servizi di pubblica utilità e ai servizi in generale. A queste difficoltà la società tutta deve risponde, come suggerisce Francesco, ricordandosi del primato della comunicazione umana come relazione interpersonale, modello di riferimento per ogni tipo di relazione comunicativa, anche mediale. Questa vale soprattutto per le persone anziane che, più di altre, chiedono alle tecnologie della comunicazione di non sostituirsi alle relazioni umane, sia nel rapporto con i propri cari, sia nel rapporto con i servizi pubblici.
*Docente di Teoria della comunicazione e dei media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore