· Città del Vaticano ·

A colloquio con il nunzio apostolico in Perú

L’esperienza di missione
di Prevost è una ricchezza
per il Pontificato

 L’esperienza di missione  di Prevost è una ricchezza per il Pontificato  QUO-115
19 maggio 2025

di Benedetta Capelli

Nella voce dell’arcivescovo Paolo Rocco Gualtieri, nunzio in Perú dal 2022, c’è ancora l’emozione e l’entusiasmo di un popolo che si è sentito toccato dalla grazia di aver conosciuto e accompagnato il futuro Pontefice. Il segno lasciato dal vescovo Robert Francis Prevost è ancora vivo e le immagini, rimbalzate sui social, sulle tv e i giornali di tutto il mondo, hanno fissato nella memoria di molti il suo impegno durante la pandemia di Covid-19 e il suo darsi da fare dopo il passaggio devastante de El Niño nel 2023.

«Tutto il Paese sta esultando per l’elezione di Leone XIV perché ha trascorso la maggior parte della sua vita qui in Perú dove ha fatto molta esperienza», racconta ai media vaticani il rappresentante pontificio. «È arrivato giovanissimo come sacerdote e missionario poi è stato docente di Diritto canonico nel Seminario maggiore, ha vissuto i due mandati di provinciale, è stato educatore, amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo e dopo vescovo. Una ricca esperienza, ha dato il cuore al Perú».

Per il nunzio apostolico, arrivato nella nazione latinoamericana nel dicembre 2022, pochi mesi prima della nomina pontificia di Prevost come prefetto del Dicastero per i vescovi, l’elezione di Leone XIV è da leggere anche come «un incoraggiamento per il Paese che sta vivendo una situazione socio-politica non tanto facile». Chiara è per lui la figura di questo «pastore molto vicino al suo popolo, che ha camminato con il suo popolo. La gente è molto legata a lui, mi ricordo che quando è venuto la prima volta da cardinale qui nel Paese, ho avuto il piacere di accompagnarlo a Chiclayo e la gente era contentissima. Si vedeva che era stato un pastore vicino».

«Credo che l’esperienza in Perú — sottolinea monsingor Gualtieri — sia stata per lui bellissima sia come missionario, sia come docente, sia come vescovo di Chiclayo. Lui è una persona molto semplice però determinata, un grande pastore, lo definirei così. Sarà un grande Papa». Un ministero che sarà comunque impegnativo «ma — aggiunge il presule — nel segno dell’unità, perché si possa camminare insieme come una Chiesa collegiale, una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina come popolo e, come lui stesso ha detto, per illuminare la notte del mondo. È necessario infatti promuovere unità e pace in un mondo che vive, diceva Papa Francesco, una guerra mondiale a pezzi».