· Città del Vaticano ·

#CantiereGiovani - Non abbiate paura!
La Chiesa che i ragazzi vorrebbero

Punto di riferimento credibile nel tempo
della precarietà

VATICAN CITY, VATICAN - MAY 11: Pope Leo XIV appears on the main central loggia of St Peter's ...
17 maggio 2025

di Guglielmo Gallone

Accoglienza, ascolto, incoraggiamento nel cammino vocazionale, modelli credibili di dedizione generosa: è così che dev’essere la Chiesa nei confronti dei giovani secondo Papa Leone xiv. Il Santo Padre lo ha detto domenica scorsa, a seguito del Regina Coeli recitato in piazza San Pietro di fronte a centinaia di migliaia di persone, ribandendo l’importanza di fare nostro «l’invito che Papa Francesco ci ha lasciato nel suo Messaggio per la Giornata odierna: l’invito ad accogliere e accompagnare i giovani. E chiediamo al Padre celeste di essere gli uni per gli altri, ciascuno in base al proprio stato, pastori “secondo il suo cuore” (cfr Ger 3,15), capaci di aiutarci a vicenda a camminare nell’amore e nella verità. E ai giovani dico: “Non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore!”».

La domanda che abbiamo messo al centro dell’appuntamento mensile di #CantiereGiovani fa dunque riferimento a quanto auspicato dal Santo Padre: oggi i giovani come vedono la Chiesa? Dopo un periodo così intenso e seguito come la Pasqua, la morte di un pontefice tanto amato come Papa Francesco, il Conclave e l’elezione di Papa Leone xiv, la loro percezione nei confronti della Chiesa è cambiata? Quanti di loro, dopo giorni tanto intensi, avvertiranno ancora il bisogno spirituale di correre verso le parrocchie come hanno corso verso piazza San Pietro? Quanti penseranno di cercare le risposte a quelle domande di senso che, di fronte alla crisi antropologica che stiamo vivendo, troppo spesso rimangono senza risposta?

«In base all’esperienza con le persone della mia comunità, la Chiesa non è vista come luogo aperto e disposto ad ascoltare», esordisce Kennedy, 23 anni, dagli Usa, Tennessee, «il sentimento prevalente tra le nuove generazioni è che la Chiesa non comprende né cerca di connettersi davvero con i giovani. È comune che molti giovani generalizzino riguardo alla Chiesa sulla base di stereotipi e scandali ai quali l’istituzione è stata associata». Eppure, la giovane osserva come «nonostante la maggior parte dei giovani non frequenti regolarmente le funzioni religiose ogni domenica né partecipi alle tradizioni formali della Chiesa, sembra esserci un aumento del numero di ragazzi che si avvicinano al cristianesimo. In Tennessee, come nel resto degli Stati Uniti, essere cristiani, seguire la Bibbia e vivere la propria vita per Gesù sta tornando a essere qualcosa di cui non ci si vergogna più, anzi. Guardate i politici federali americani, la crescente presenza di gruppi di studio biblico nelle comunità locali, l’aumento di gruppi cristiani nei campus universitari. Sebbene i giovani si stiano riavvicinando al cristianesimo, non stanno facendo lo stesso con la Chiesa. Ciò che un tempo era sinonimo — Chiesa e cristianesimo — sembra oggi essersi separato agli occhi delle nuove generazioni».

Lo stesso sembra avvenire in Europa, come dimostra la crescita di catecumeni in Francia, Svezia o Regno Unito. Come mai? Secondo Giorgio, romano di 25 anni che si definisce un “quasi cristiano”, «oggi le priorità dell’uomo stanno cambiando. Certo, il capitalismo, l’individualismo e il materialismo sono sempre imperanti. Eppure, specie dopo il Covid-19, le persone più giovani si stanno accorgendo che c’è qualcosa oltre tutto ciò. È come se avvertissero l’esigenza di andare oltre, di cercare il modo migliore in cui stare bene. Questo può spingere sempre di più i giovani ad avvicinarsi alla Chiesa. Affinché ciò avvenga, però, essa deve puntare sulla credibilità. Una delle parole principali del discorso di Leone xiv mi sembra questa. I giovani avvertono un netto distacco tra ciò che la Chiesa propone e ciò che la Chiesa fa. Papa Francesco lo aveva capito bene». Insomma, la Chiesa, nel suo insieme, deve soprattutto porsi l’obiettivo di essere credibile.

Non solo, rilancia un 28enne di origine cinese residente a Parigi: «La Chiesa deve saper comunicare bene il suo messaggio. Raramente, ad esempio, vedo comunicazioni da parte della Chiesa o relative ad essa sui social media, mentre essi sono la principale fonte di informazioni per la maggior parte dei giovani». Perciò, «basandomi su ciò che osservo intorno a me, non credo che la Chiesa stia funzionando come potrebbe. Ed è un peccato perché essa potrebbe essere un gran sostegno per i giovani cristiani che si sentono senza speranza verso l’umanità. Una sensazione piuttosto comune ultimamente».

In effetti, secondo Martina, 26enne, non credente, «il problema della nostra generazione, specie tra i 25 e i 35 anni, è che mancano le sicurezze: i nostri nonni avevano la certezza della religione e della famiglia, i nostri genitori quella del lavoro. Noi viviamo tra il vecchio e il nuovo, siamo stati educati con i princìpi di prima che oggi sembrano obsoleti».

È qui, in questo interregno fra il vecchio che non muore e il nuovo che non può nascere, volendo citare Antonio Gramsci, che si genera la crisi? «Per me sì — replica Martina —, viviamo un disagio esistenziale e abbiamo bisogno di un’àncora. Se vi guardate intorno, vedrete tantissimi ragazzi, persino adolescenti, in terapia, ipnotizzati sui social dalle filosofie positive o intenti a consultare l’intelligenza artificiale come uno psicologo. Viviamo nell’epoca della precarietà, non siamo capaci di programmare, di capire cosa possiamo fare e cosa vogliamo fare, perciò abbiamo bisogno di affidarci a qualcuno. La Chiesa ha tutte le carte in regola per diventare luogo sicuro, ma deve saperlo comunicare ai più piccoli e deve fare in modo che le parrocchie diventino veri luoghi accoglienti, fatte sì per pregare così come per dialogare e riflettere. Ci vuole tempo, certo, e ciò che finora ha fatto Papa Francesco mi sembra andare in questa direzione».

A questo punto, ci viene spontaneo porgere ai nostri intervistati una domanda: ma se la Chiesa fosse così come l’avete descritta, voi la frequentereste? Tutti hanno risposto di sì, replicando dunque al messaggio lanciato da Papa Leone xiv da San Pietro con le sue stesse parole: se i giovani non devono avere paura, non deve averla nemmeno la Chiesa.


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