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L’allarme del Report 2025 della Fao: cresce di 14 milioni il numero delle persone che soffrono la fame. Guterres: «Fallimento dell’umanità»

La crisi alimentare globale
è sempre più grave

Displaced Palestinians scuffle for a portion of hot food at a charity kitchen at the Nuseirat ...
16 maggio 2025

di Stefano Leszczynski

L’emergenza fame nel mondo «è più di un fallimento dei sistemi, è un fallimento dell’umanità». Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, commenta duramente i dati contenuti nel Rapporto globale sulle crisi alimentari edizione 2025, prodotto annualmente dal Food Security Information Network e lanciato dalla Rete Globale contro le Crisi Alimentari, un’alleanza internazionale delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e di agenzie governative e non governative che lavorano insieme per affrontare le crisi alimentari. «Questo Rapporto — afferma Guterres — è un altro atto d'accusa risoluto contro un mondo pericolosamente fuori rotta». E denuncia: «A crisi di lunga data se ne aggiunge un'altra, più recente: la drastica riduzione dei finanziamenti umanitari salvavita per rispondere a questi bisogni».

Sono oltre 295 milioni le persone nel mondo che si trovano in condizioni di grave insicurezza alimentare. Il dato è riferito al 2024 ed emerge dal monitoraggio effettuato da diversi organismi internazionali su 65 paesi, 53 dei quali colpiti da gravi livelli di fame acuta. Rispetto al 2023 il numero complessivo di persone colpite da crisi alimentare è aumentato di quasi 14 milioni. «È il sesto anno consecutivo che il numero complessivo di persone in condizione di grave insicurezza alimentare continua a crescere», nota Aurélien Mellin, della divisione Emergenze della Fao. Al netto dell’aumento del numero dei paesi monitorati, i fattori alla base della crescente emergenza continuano ad essere le guerre, i cambiamenti climatici e i disastri naturali, ma nel 2024 sono intervenuti altri fattori che lasciano presagire un ulteriore peggioramento della situazione nel corso di quest’anno.

«L’incertezza economica e finanziaria a livello globale e il taglio dei fondi per il finanziamento dei programmi legati alla cooperazione stanno già avendo un impatto sull’insicurezza alimentare in diversi Paesi», sottolinea Aurélien Melllin. Il rischio secondo gli esperti della Fao, delle altre agenzie onusiane e dell’Ue, è che possano venir cancellati anche i progressi registrati in una quindicina di paesi dove sono stati sviluppati progetti legati al sostegno rurale e all’agricoltura. Un caso emblematico in questo senso è quello dell’Afghanistan dove grazie all’assistenza internazionale in campo umanitario e agricolo il numero delle persone in condizioni alimentari difficili era calato di oltre 4 milioni, portando il numero delle persone in emergenza a 16 milioni.

I bambini e le donne continuano a rimanere al primo posto tra coloro che soffrono per le crisi alimentari: il rapporto evidenzia come quasi 38 milioni di bambini sotto i cinque anni siano gravemente malnutriti in 26 paesi. La situazione più grave viene registrata in Sudan, in Yemen, in Mali e nella Striscia di Gaza, tutti contesti al centro di gravi tensioni geopolitiche e dove il numero di sfollati e rifugiati è significativo.

Gli shock economici a livello globale, pur non essendo una novità, continuano ad avere un impatto molto forte sull’aggravamento dell’insicurezza alimentare acuta. Ad essere più colpiti sono i paesi con un’elevata dipendenza dalle importazioni di cibo e tecnologie nel settore dell’agricoltura e questo a causa del deprezzamento della valuta, dei prezzi elevati e degli alti livelli di debito. Gli esperti del network globale contro le crisi alimentari prevedono inoltre un aggravamento di queste dinamiche a causa delle guerre commerciali in atto.

«Anche la guerra in Ucraina — spiega Mellin — ha provocato degli shock economici nei paesi più poveri nel mondo, con un impatto particolare sull’aumento dei prezzi dei beni alimentari, che peraltro avevano già subito un impatto inflattivo a partire dalla pandemia. Ovviamente possiamo già anticipare che ci sarà un impatto sull’insicurezza alimentare acuta delle popolazioni anche a causa del taglio dei fondi ai programmi di assistenza umanitaria, nel senso che queste popolazioni non riceveranno l'aiuto umanitario necessario alla loro sopravvivenza».

«Il messaggio che cerchiamo di sostenere tramite questo rapporto — conclude Mellin — e l’operato dei partner della Rete globale contro le crisi alimentari, è quello della necessità di promuovere un'assistenza umanitaria complessa, che sappia concentrarsi sia sulla distribuzione degli aiuti, sia sullo sviluppo della produzione agricola diretta all’autosostentamento delle popolazioni. Questo permetterebbe in un certo senso anche di fare fronte alle minori risorse finanziarie disponibili nel prossimo futuro».

È dal 2023 che i bisogni hanno superato le risorse disponibili. Le operazioni umanitarie sono ora disperatamente al limite, costrette a ridimensionare e tagliare ulteriormente il sostegno ai più vulnerabili. Diventa quindi imperativo secondo i partner del network globale contro la fame avere una governance economica più equa ed efficace, che deve essere accompagnata da programmi a guida governativa che mirino a ridurre e porre fine alla fame. In questo senso, la pace e la prevenzione devono diventare parte integrante della trasformazione a lungo termine dei sistemi alimentari. Senza tutto ciò, le persone continueranno ad affrontare la fame per tutta la vita e i più vulnerabili moriranno.