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Il 15 maggio 1891 Papa Leone XIII firmava la “Rerum novarum”

Un messaggio
più che mai attuale

AEG in Berlin - Produktion von Kleinmotoren; Foto / Heliogravüre: Georg Buxenstein & Co, Berlin, um ...
15 maggio 2025

di Birgit Pottler

Il 15 maggio 1891, esattamente 134 anni fa, Leone XIII pubblicava l’enciclica Rerum novarum, un testo innovativo sulle «cose nuove» della questione sociale, che avrebbe posto le fondamenta della Dottrina sociale della Chiesa e valse al Pontefice il soprannome di «Papa degli operai». In piena rivoluzione industriale, egli reclamava salari giusti, dignità del lavoro e responsabilità nella gestione della proprietà. Oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale e del lavoro digitale, Leone XIV raccoglie consapevolmente tale eredità.

Papa Pecci affrontò la questione sociale del suo tempo — ed è a lui che intende riferirsi con la scelta del suo nome Papa Prevost, come dichiarato due giorni dopo la sua elezione. Di fronte alle nuove sfide poste dall’intelligenza artificiale e alle sue ripercussioni sulla giustizia, sul lavoro e sulla dignità umana, «la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale».

Quando Leone XIII pubblicò la Rerum novarum, l’Europa era segnata dai profondi sconvolgimenti della rivoluzione industriale. Il progresso tecnico aveva il suo prezzo: impoverimento diffuso della classe operaia, mancanza di protezioni sociali, sfruttamento nelle fabbriche e condizioni abitative degradanti. La «questione sociale» era diventata incandescente, e la Chiesa cattolica sentiva il dovere di offrire una risposta, tanto più necessaria quanto più si era creata una distanza tra il mondo operaio e la tradizione ecclesiale.

Con l’enciclica Leone XIII proponeva un documento lungimirante: difendeva il diritto alla proprietà privata, ma allo stesso tempo rivendicava salari equi, condizioni di lavoro dignitose e il diritto dei lavoratori ad associarsi, sostenendo esplicitamente i movimenti operai cattolici. Sottolineava la responsabilità del capitale verso i più deboli, sollecitava l’intervento regolatore dello Stato e indicava la famiglia come cellula fondamentale della società. Non lotta di classe, ma solidarietà e giustizia dovevano essere alla base dell’ordine sociale. Così nasceva, grazie a Leone XIII, la «terza via» della Chiesa, a metà tra capitalismo e socialismo, fondata sui principi cristiani.

La Rerum novarum è considerata l’atto di nascita della Dottrina sociale della Chiesa. I suoi pilastri — dignità umana, bene comune, sussidiarietà e solidarietà — restano tuttora il fondamento delle posizioni ecclesiali su questioni sociali.

Molti Pontefici hanno ripreso e sviluppato l’insegnamento dell’enciclica di Papa Pecci, adattandolo al proprio tempo. Pio XI, nel 1931, con la Quadragesimo anno, rispose alla crisi economica mondiale. Giovanni XXIII con la Mater et magistra (1961) denunciò il crescente divario tra Paesi industrializzati e in via di sviluppo. Paolo VI nella Populorum progressio (1967) richiamò alla solidarietà internazionale e nella Octogesima adveniens (1971) lanciò un appello universale a maggiore giustizia. Giovanni Paolo II nella Centesimus annus (1991), pur lodando l’economia di mercato, mise in guardia contro il capitalismo senza freni. Papa Francesco con la Laudato si’ (2015) unì la questione ambientale a quella sociale. E oggi Leone XIV che afferma che la Rerum novarum è più che mai attuale nell’era digitale.

Le domande poste da Leone XIII 134 anni fa risuonano oggi con rinnovata urgenza. L’irruzione dell’intelligenza artificiale, dell’automazione e dell’economia digitale sta trasformando radicalmente il mondo del lavoro. Non è possibile ignorare questo cambiamento: esso richiede criteri di orientamento e una rinnovata tutela della dignità umana.

Molti vivono tale trasformazione come una minaccia, in particolare dove la forza lavoro umana viene sostituita dalla macchina, e sorgono nuove forme di dipendenza e precarietà. L’economia digitale ha creato nuove disuguaglianze: i dati e le infrastrutture tecnologiche sono concentrati nelle mani di pochi colossi, il cui potere influenza società, lavoro e politica in modo spesso incontrollato. Lo sviluppo tecnologico corre veloce, mentre i processi normativi faticano a stare al passo.

Anche oggi la Rerum novarum offre un orientamento profondo: richiama alla dignità della persona, alla giustizia nei rapporti di lavoro e alla responsabilità sociale della proprietà. I principi enunciati nel 1891 restano validi: «I lavoratori non devono essere trattati come schiavi», ammoniva Leone XIII, ma «la loro dignità personale, nobilitata dalla fede cristiana, deve sempre essere rispettata» (RN 16). Un monito oggi più che mai attuale, specie quando sistemi automatizzati prendono decisioni sulle persone senza controllo umano diretto.

Particolarmente incisivo è l’insegnamento sul tema della proprietà. Leone XIII ne difende il principio, ma ne evidenzia anche la dimensione sociale: la proprietà obbliga, va usata per il bene proprio e altrui, che sia materiale o intellettuale (RN 19). Una lettura valida anche per l’era digitale: oggi, i dati e le piattaforme sono nuove forme di proprietà, e la questione della giusta distribuzione di tali risorse diventa sempre più urgente.

La Rerum novarum chiede che i processi economici siano ordinati in funzione dell’uomo. Non il profitto, ma giustizia, solidarietà e bene comune devono guidare l’azione. Anche in un mondo automatizzato, l’essere umano non può diventare oggetto dell’economia, ma ne rimane il soggetto. Un messaggio di straordinaria attualità.

Leone XIV si collega consapevolmente all’eredità di Papa Pecci. Con il suo richiamo alla Rerum novarum, invia un messaggio chiaro: la Chiesa non si ritira dal dibattito sul futuro del lavoro, della tecnologia e della giustizia sociale. Al contrario: là dove gli algoritmi decidono, l’intelligenza artificiale gestisce processi e la dignità dell’uomo è minacciata, egli intende rendere di nuovo udibile la voce della Dottrina sociale. La Rerum novarum resta un mandato: alle «cose nuove» del nostro tempo serve una risposta radicata, che non perda di vista l’uomo.

I principi guida della Rerum novarum — dignità umana, salario giusto, solidarietà, orientamento al bene comune — continuano a offrire oggi un saldo punto di riferimento morale per affrontare le sfide del lavoro digitale e dell’epoca dell’intelligenza artificiale.