Dalla Santa Sede

di Salvatore Cernuzio
Lo sguardo è alla Turchia, possibile meta del primo viaggio di Papa Leone XIV per i 1700 anni del Concilio di Nicea e teatro, a partire da oggi 15 maggio, del vertice di Istanbul che dovrebbe vedere riuniti i presidenti di Russia e di Ucraina per negoziati diretti con l’obiettivo di arrivare finalmente a un cessate il fuoco. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, risponde — per la prima volta dopo il Conclave — alle domande dei giornalisti a margine di un evento alla Gregoriana dal titolo Toward a Theology of Hope for and from Ukraine, organizzato sotto il patrocinio della Chiesa greco-cattolica ucraina, e condivide le aspettative per questi negoziati diretti, con la mediazione degli Stati Uniti, che potrebbero vedere la presenza per la prima volta insieme dei presidenti ucraino Zelensky e russo Putin.
«Speriamo sempre che ci siano spiragli di pace», ha detto il porporato ai diversi media: «Siamo contenti che finalmente ci sia la possibilità di un incontro diretto. Speriamo che lì si sciolgano i nodi che esistono finora e che si possa avviare davvero un percorso di pace». Secondo il segretario di Stato, «è prematuro» oggi dire cosa accadrà; la speranza è che Istanbul sia «un punto di partenza serio» per arrivare a mettere fine alla guerra. «Prematuro», secondo Parolin, è anche ipotizzare una possibile visita di Papa Leone XIV in Ucraina, in risposta all’invito del presidente Zelensky nella telefonata di lunedì mattina. Il Papa — che nel Regina Caeli di domenica ma anche nel lungo discorso di ieri ai partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali ha lanciato forti appelli per i territori feriti dalle violenze — «rinnoverà come ha già fatto più volte dall’inizio del suo pontificato l’appello per la fine della guerra», assicura il cardinale. «Noi», ha aggiunto, «rimaniamo sempre disponibili a offrire anche uno spazio. Parlare di mediazione è eccessivo ma perlomeno di buoni uffici, di facilitazione dell’incontro». Al contempo non si vuole «interferire su altre iniziative in corso».
Quella della Santa Sede, afferma il segretario di Stato, è una «posizione che cerca di avvicinare le parti più che di creare ulteriori divisioni». Assicura che, intanto, rimane «attivo» il «meccanismo» — avviato e corroborato dalla missione del cardinale Matteo Maria Zuppi — che ha condotto anche al rimpatrio di alcuni bambini ucraini portati con la forza in Russia. Si tratta principalmente di «scambi di nomi attraverso le nunziature, poi le verifiche sul luogo e le risposte». I numeri di questi bambini sono «molto controversi» ma l’importante «è che ritornino un po’ alla volta nelle loro famiglie, nelle loro case, dai loro cari».
Anche sul Medio Oriente il Papa e la Santa Sede proseguiranno sulla stessa linea finora tracciata da Francesco e, cioè, il costante appello a «far finire il conflitto a Gaza, ottenere la liberazione degli ostaggi» e «per l’assistenza umanitaria a Gaza». Su questi punti c’è stato «un forte richiamo a un serio intervento» durante le congregazioni generali pre-Conclave, unito alla «preoccupazione perché il Medio Oriente si sta svuotando dei cristiani. Quindi bisognerà trovare delle risposte a questa grande problematica che assilla un po’ tutti».
Glissando sulle domande relative alle discussioni prima e durante il Conclave («Non fateci domande sulle quali dobbiamo rispondere picche», ha detto sorridendo), Parolin si è concentrato invece sulla figura del neo eletto Pontefice che ha riscosso commenti e reazioni «molto positive. Si è presentato in maniera serena. È un uomo di pace che vuole la pace e che costruirà la pace proprio attraverso questi ponti che ha richiamato fin dalle prime parole del suo saluto ai fedeli». Il porporato, infine, alla domanda su dove possa tenersi il primo viaggio di Papa Leone XIV, ha risposto: «Penso a Nicea. È un momento importante per la Chiesa cattolica, è un momento importante per l’ecumenismo. Sicuramente era previsto che Papa Francesco andasse. Immagino che Papa Leone si metterà sulla stessa direzione».