· Città del Vaticano ·

L’elezione di Leone XIV

Sorprese e consonanze

 Sorprese e consonanze  QUO-110
13 maggio 2025

di Thomas Georgeon*

La prima sorpresa è stata la rapidità. La seconda è stata l’annuncio dell’elezione del cardinale agostiniano Prevost, Leone XIV. Essa è avvenuta nel giorno della memoria liturgica dei 19 martiri d’Algeria, di cui sono il postulatore, ed ecco che la scelta è caduta su un figlio di sant’Agostino, vescovo d’Ippona, proprio in terra algerina!

Non solo: tra i 19 martiri ci sono due suore missionarie agostiniane, una delle quali diceva che la sua scelta di restare in Algeria era un atto di fedeltà al Vangelo, e che il suo modello perfetto era Gesù, il quale ha sofferto, ha dovuto affrontare difficoltà e ha conosciuto la sconfitta della Croce, da cui sgorga la sorgente della vita.

Ascoltando le prime parole del nuovo Pontefice, che aveva certamente soppesato visto che erano scritte su carta, mi hanno colpito alcune consonanze con i 19 martiri, e in particolare con il beato Christian de Chergé. In effetti, Leone XIV ha fatto un appello alla pace, annunciando così Gesù Cristo, il Vangelo. Un appello per «una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante». Come un’eco della preghiera di Christian de Chergé che, quando si ritrovò di fronte a un emiro del Gia (Gruppo islamico armato) la notte di Natale del 1993, disse: «Signore, disarmami e disarmalo».

Leone XIV ha auspicato vivamente una Chiesa che, come piazza San Pietro, sappia accogliere tutti, costruendo ponti. L’atteggiamento della Chiesa è quello di Gesù: a braccia aperte, offre semplicemente la propria vita. Il beato Christophe Lebreton, monaco di Tibhirine, utilizzava la metafora della «casa sul ponte» per parlare del proprio monastero e della sua presenza aperta alla diversità in un contesto musulmano.

Papa Prevost ha insistito sulla dimensione missionaria della Chiesa fatta di uomini e donne fedeli a Gesù Cristo. Mi sono tornate in mente le parole del beato monsignor Pierre Claverie il giorno del suo insediamento come vescovo di Oran: «la nostra Chiesa è inviata in missione, non siamo e non vogliamo essere evangelizzatori che fanno proselitismo […]. Ma siamo e vogliamo essere missionari dell’amore di Dio così come l’abbiamo scoperto in Gesù Cristo. Questo amore, infinitamente rispettoso dell’uomo non s’impone».

Nella sua omelia ai cardinali, il 9 maggio, all’indomani dell’elezione, Leone XIV ha ricordato l’urgenza della missione nei contesti in cui la fede cristiana viene ritenuta assurda, della missione sulle linee di frattura... Quella missione della Chiesa di cui monsignor Claverie diceva: «Dove sarebbe la Chiesa di Gesù Cristo, essa stessa Corpo di Cristo, se non fosse anzitutto lì? Credo che morirebbe se non fosse così vicina alla croce del suo Signore. Per quanto possa sembrare paradossale, e san Paolo lo mostra bene, la forza, la vitalità, la speranza, la fecondità cristiana, la fecondità della Chiesa vengono da lì. Non da altrove, né in altro modo».

Qualche mese fa, l’allora cardinale Prevost, in un’intervista televisiva, ha detto: «Credo che oggi la voce della Chiesa, la testimonianza della Chiesa non come istituzione ma come comunione dei fedeli, con i martiri, con la presenza e la testimonianza di uomini e donne che così spesso danno la propria vita, anche in situazioni di violenza, di guerra, di confitto, è una voce che offre una grande speranza al mondo».

Il cristiano è chiamato a testimoniare l’amore di Dio con la propria vita. Negli ultimi anni della sua esistenza, monsignor Claverie, illuminato dalle circostanze che stava attraversando la sua Chiesa in Algeria, rifletteva spesso e volentieri sul fatto che la più grande testimonianza d’amore è il martirio, che consiste nell’accettare le conseguenze del proprio impegno. Ciò non si traduce sempre in una morte violenta, esiste anche un «martirio bianco» che si vive attraverso i piccoli e i grandi doni quotidiani per amore. È questo volto della Chiesa che Leone XIV ha delineato nella sua prima omelia ricordando ai cardinali che occorre «sparire perché rimanga Cristo [...], spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo». Accettare il mandato di successore di Pietro sicuramente offrirà al nuovo Papa molte occasioni di vivere questo martirio bianco, per lasciar trasparire il volto di Cristo, per sempre vivo.

*Abate  di La Trappe e postulatore della causa di beatificazione dei Martiri d’Algeria