· Città del Vaticano ·

Il Giubileo delle Chiese Orientali

Nella basilica Liberiana
la Divina Liturgia
in Rito Copto

 Nella basilica Liberiana la Divina Liturgia in Rito Copto   QUO-110
13 maggio 2025

di Antonella Palermo

La dimensione penitenziale, la preghiera di intercessione, la tradizione monastica. Sono le caratteristiche della Divina Liturgia Copta risuonate nel pomeriggio di ieri, 12 maggio, nella Cappella Paolina della basilica di Santa Maria Maggiore, proprio accanto alla tomba di Papa Francesco.

La celebrazione, presieduta da Sua Beatitudine Ibrahim I Sedrak, patriarca di Alessandria dei Copti cattolici e presidente dell’Assemblea dei patriarchi e dei vescovi in Egitto, si è svolta alla presenza del cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, e del segretario personale padre Emanuel Sabadakh, con il vescovo Filippo Ciampanelli, sotto-segretario del medesimo Dicastero.

Un rito celebrato in occasione del Giubileo delle Chiese Orientali, che sarà suggellato dall’udienza con Papa Leone XIV domani, mercoledì 14 maggio, espressione di una Chiesa che nelle sue origini richiama le figure di Antonio il Grande, anacoreta nel deserto, di Pacomio, di teologi come i santi Atanasio e Cirillo di Alessandria, dottori della Chiesa.

Con l’arrivo del cristianesimo in Egitto, “copto” ha assunto il significato di “cristiano egiziano”, a indicare quanti rimasero cristiani dopo la conquista araba. Proprio a costoro, che hanno patito molte sofferenze, si è rivolto Gugerotti esaltandone il coraggio «Voi siete molto esperti in martiri — ha detto — perché ne avete avuti tanti e anche recentemente alcuni Copti sono stati uccisi e sono diventati famosi solo per aver avuto la sorte di essere stati conosciuti, altri non sono stati conosciuti». Quindi ha parlato della «storia appassionante» di questa Chiesa, una storia fatta anche di sofferenze patite. E, nonostante ciò, «voi siete rimasti», ha sottolineato il prefetto, mettendo in risalto alcune ragioni che hanno concorso alla sopravvivenza di questi cristiani nella loro terra.

A nome di tutta la Chiesa cattolica, il cardinale ha ringraziato per questa testimonianza tenace: «Il mio compito — ha spiegato — è dirvi che questa è casa vostra. Quando passerete la Porta Santa e quando pregherete, come all’inizio di questa celebrazione, potrete essere orgogliosi di come queste preghiere» risuonino a Roma. Poi l’esortazione: «Pregate con intensità perché anche voi avete bisogno di speranza. Ogni volta, da qualsiasi parte guardiamo, ci sentiamo circondati da possibilità di male. Ma noi verremo a domandarvi come mai siete riusciti a sopravvivere. Sono stati anni terribili, di massacri, ma ce l’avete fatta. Sarà stata la benedizione della Sacra Famiglia d’Egitto, saranno stati i grandi santi e teologi, sarà stata una forte identificazione in una terra d’Egitto da cui deriva il vostro nome, la vostra fede profonda che ha fatto spostare montagne, sarà stata la fatica di creare una Chiesa copta. Sta di fatto che c’è una sapienza nel vostro sangue che è esattamente frutto del vostro sangue».

Da ultimo Gugerotti ha invocato la protezione del Signore «da nuove difficoltà», assicurando che la Chiesa «si preoccupa» per loro. «Dio non conta quante persone ci sono, Dio conta la qualità della presenza. Questo Giubileo — è stata la consegna — sia un’occasione di santità, in modo che anche questa santità, come il martirio, sia esperienza che purifica la Chiesa».

Il ricordo del defunto Papa Francesco è stato esplicito sia nelle parole del cardinale sia in quelle del patriarca. Così come le speranze nutrite per il nuovo Successore di Pietro. Sua Beatitudine Sedrak, in profonda unione spirituale con i fedeli in Egitto e le persone della diaspora, ha parlato di Bergoglio come di un «pastore della sapienza che ha raggiunto i cuori feriti nella Chiesa e nell’umanità a partire dai luoghi della fragilità. Grazie al suo pontificato molti hanno respirato l’aria del Vangelo». Poi il grazie a Leone XIV, che ha preso nelle mani il timone della barca di Pietro e la preghiera che «lo Spirito Santo lo guidi come guidò» l’apostolo «nella Chiesa primitiva».

Il patriarca ha quindi insistito sullo sforzo di Papa Francesco per la «riconciliazione con la nostra casa comune» e ha usato la stessa espressione del segretario generale delle Nazioni Unite nel definire il pianeta, un «mondo in ebollizione», rimarcando come esso non abbia bisogno di illusioni, ma di una speranza autentica che non anestetizza ma libera, «che ci spinge a reagire superando l’avidità del profitto e della globalizzazione selvaggia».

Infine, lo sguardo al Concilio ecumenico di Nicea, del quale ricorre il 1700° anniversario. Pietra miliare nella storia della Chiesa, fu proprio sant’Atanasio a dare in quell’assise un contributo fondamentale difendendo la divinità di Cristo: «Questo ci chiama a restare saldi nella nostra fede con coraggio e sapienza e a essere a nostra volta testimoni di Cristo», ha concluso.