Nella Striscia di Gaza bombardato l’ospedale Nasser a Khan Yunis

Non hanno sosta gli attacchi da parte israeliana sugli ospedali della Striscia di Gaza. È uno stillicidio quotidiano di notizie ogni volta più drammatiche. A essere colpiti dalla violenza della guerra sono sempre i più fragili e i sofferenti. Anche stanotte un bombardamento aereo ha preso di mira il nosocomio Al Nasser di Khan Yunis, nel sud, città da sempre considerata roccaforte dei gruppi jihadisti. E infatti le Forze di difesa israeliane (Idf) si sono giustificate sostenendo che in realtà è stato colpito un «notevole» numero di «terroristi» di Hamas che operavano in un centro di comando e controllo installatosi nel complesso sanitario. L’edificio, secondo l’Idf, «veniva utilizzato per pianificare e realizzare attacchi contro civili israeliani e truppe dell’esercito», si legge in un comunicato. In particolare, dicono le autorità militari, il sito era specificamente utilizzato da un uomo che avrebbe preso il posto di Ismail Barhoum, ex membro dell’ufficio politico e responsabile delle finanze del movimento, che l’esercito ha dichiarato di aver ucciso in un altro attacco nello stesso luogo un paio di mesi fa.
Ma è pensabile, in questa come nelle occasioni precedenti, che tutti coloro che si trovano per curarsi o “semplicemente” ripararsi in ospedali o scuole siano considerabili “terroristi”? Nell’era della guerra iper-tecnologica non vi sono altre vie per prevenire o contrastare chi minacci la sicurezza di uno Stato e di una popolazione che raid indiscriminati su case, ospedali e altri siti civili?
Tra le diverse vittime, di cui ancora non è stato comunicato il numero esatto, anche il giornalista palestinese Hassan Eslaih, rivela Al Jazeera, che si trovava nel reparto ustionati, dove era stato ricoverato il mese scorso dopo un attacco a una tenda per i media situata fuori proprio dallo stesso Nasser. Il suo nome era da tempo nel mirino di Israele per il suo presunto intervento attivo il 7 ottobre 2023, come video-maker al seguito di Hamas nel kibbutz Nir Oz, dove vennero massacrate decine di civili.
Il raid è arrivato dopo che, nel pomeriggio di lunedì, gli islamisti hanno rilasciato l’ostaggio israelo-statunitense, Edan Alexander. La sua liberazione, la prima da quando Israele ha infranto un cessate-il-fuoco raggiunto in gennaio con Hamas, tra l’altro, è avvenuta a poche ore dall’inizio del tour in Medio Oriente del presidente degli Usa, Donald Trump, che oggi è atterrato in Arabia Saudita, e sarà poi in Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Mentre in Israele si trova l’inviato Usa per gli ostaggi, Adam Boehler, che da Tel Aviv ha ribadito l’impegno di Washington per «il ritorno di tutti i sequestrati» e dichiarato come ora l’accordo abbia «migliori possibilità» di essere raggiunto. Ma «la ripresa della guerra dipende da Israele», perchè «Hamas sa di poter concludere un’intesa quando vuole», ha aggiunto, aumentando la pressione sulle decisioni che dovrà prendere il gabinetto di Benjamin Netanyahu.
L’Idf negli ultimi giorni ha intensificato la sua offensiva, minacciando l’annessione di Gaza e nuovi sfollamenti della popolazione.
A inizio marzo Israele ha bloccato tutte le importazioni nell’enclave, scatenando allarmi sul rischio di carestia. Ma «non abbiamo bisogno di aspettare una dichiarazione» in tal senso «per sapere che le persone stanno già morendo di fame (quasi mezzo milione, secondo i risultati dell’Integrated Food Security Phase Classification, n.d.r.), si ammalano e muoiono, mentre cibo e medicine sono a pochi minuti di distanza oltre il confine», ha scritto su x il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Anche l’organizzazione Medici nel Mondo ha fatto sapere che già nel 2024 quasi un bambino su quattro sotto l’anno di età e il 19% delle donne in gravidanza o in allattamento risultavano affetti da malnutrizione acuta. (roberto paglialonga)