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Il dono di una seconda vita

 Il dono  di una seconda vita  QUO-109
12 maggio 2025

«Dio mi ha dato una seconda opportunità nella vita e se, dopo il gravissimo incidente stradale che quasi me l’ha tolta, oggi sto correndo il Giro d’Italia è proprio per rendere grazie a Lui, testimoniando la mia fede in modo semplice e sorridente». Egan Bernal — 28 anni, colombiano — con il pollice traccia il segno della croce sul petto quando vuol significare amicizia che diventa fraternità: si presenta così, come gli anni insegnato in famiglia.

«Sono nato due volte: il 13 gennaio 1997 (lo stesso giorno di Marco Pantani, ventisette anni dopo) e poi il 24 gennaio 2022 quando sono “schiantato” contro un bus mentre pedalavo a 60 kmh in allenamento» racconta. «Ancora oggi mi chiedo come sia sopravvissuto e persino tornato a pedalare». Ecco perché Egan parla del giorno dell’incidente come «un secondo compleanno che segna il senso e il corso della mia vita. In meglio».

Nella disperazione — confida — «mi sono affidato a Dio: è l’insegnamento che continuo a ricevere, con i fatti, da mia mamma, dalla mia famiglia, dalla mia gente». L’esperienza del dolore unisce, insiste Egan. «Fin da ragazzo riconosco la presenza di Dio, ma è sul confine tra la vita e la morte che ho sentito il suo amore, attraverso le relazioni con le persone».

Di più: «Nel letto di ospedale, con sei operazioni chirurgiche e il 95 per cento di possibilità di tetraplegia, senza potermi muovere e sperando di poter nuovamente almeno camminare, non pensavo alla bici. Mi ripetevo “sono vivo, con la mia famiglia e ringrazio Dio”. Sicuramente ho vissuto momenti duri, ma mai tristi. Certo, se fossi stato costretto a smettere definitivamente di correre sarebbe stato difficile da digerire, ma l’avrei accettato».

Egan ha vinto — unico ciclista non europeo — il Tour de France (2019) e il Giro d’Italia (2021). «E sono subito corso da Papa Francesco, era il 16 giugno, per chiedere la sua benedizione, con la maglia rosa e una bici, insieme alla mia fidanzata Maria Fernanda» ricorda. «Francesco ci ha accolti con qualche consiglio su come essere una coppia vera e poi, simpaticamente, abbiamo parlato del caffè! Porto nel cuore l’umiltà con la quale ci ha ascoltato». E aggiunge: «Il rosario che mi ha donato il Papa l’ho consumato nei giorni di ospedale. Con delicatezza Francesco ha benedetto anche la coroncina di mia mamma Flor Marina».

La preghiera, riconosce, «è stata fondamentale per resistere e per ripartire». Tanto che «il 2022 è forse stato l’anno migliore della mia vita. L’incidente mi ha costretto a tornare a ciò che è essenziale: l’amore». In quel 2022, confida Egan, «mamma ha avuto il cancro e mio padre Germán ha rischiato di perdere un occhio. Ma insieme ci siamo affidati a Dio. Puoi essere superman, puoi vincere il Tour de France e il Giro d’Italia, ma hai bisogno di Qualcuno che ti tenga la mano».

In questi giorni Egan sta correndo il Giro che si concluderà a Roma, domenica 1° giugno, con il passaggio in Vaticano. Nelle prime tre tappe in Albania è andato «tutto bene». Ora aspetta le grandi salite, la sua specialità, per dare il meglio: «Sono sereno, ho dovuto ricominciare da zero e anche azioni apparentemente scontate come mangiare o lavarmi i denti sono state dolorose, una nuova scoperta. È una grazia essere in gara». Certo «vorrei vincere il Giro, ma arrivare primo o perdere non cambia la mia gioia di vivere nell’amore di Dio!»: Egan non si stanca di ripeterlo.

Del resto «i sacrifici sono altri, c’è chi lavora duramente per un salario bassissimo, nel ciclismo conta la passione» taglia corto con la consapevolezza di chi conosce povertà e fatica del lavoro nei campi. Egan sa benissimo di essere diventato un simbolo di riscatto per la sua gente in Colombia. In popolarità ha superato persino le star del calcio. Sa di essere anche un riferimento da imitare, soprattutto per i ragazzi “difficili”. Vorrebbe vincere per dare loro la speranza in un futuro di dignità.(giampaolo mattei)