· Città del Vaticano ·

Gli anni nella diocesi di Chiclayo del futuro Leone XIV nel ricordo appassionato di un amico

Un pastore con il cuore infinito che ha conquistato popolo e fedeli

 Un pastore con il cuore infinito  che ha conquistato popolo e fedeli  QUO-108
10 maggio 2025

di Federico Piana

Un amico, anzi di più: una guida. Era il 7 novembre del 2014 quando padre Marcos Antonio Ballena Rentería incrociò per la prima volta lo sguardo di Robert Francis Prevost allora da poco nominato Amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo, della quale poi diventò vescovo l’anno successivo. «Eravamo nella basilica diocesana nel giorno in cui Prevost assunse ufficialmente la carica di amministratore e noi sacerdoti concelebrammo con lui la messa. In quella stessa giornata partecipammo anche ad un incontro dedicato ai formatori ed ai seminaristi, fu una grande gioia» ricorda il sacerdote che capì fin da subito che quello con il missionario agostiniano sarebbe stato un rapporto così intenso da travalicare l’amicizia per trasformarsi in un legame più profondamente spirituale e umano.

Padre Ballena Rentería, del resto, non tardò molto a sentirsi riversare addosso tutta la fiducia, il sostegno e la paternità della quale il futuro Leone XIV era capace. Accadde quando fu nominato da Prevost rettore del seminario diocesano Santo Toribio de Mogrovejo nel 2017: «Non fu un periodo facile — racconta a «L’Osservatore Romano» — perché nei cinque anni del mio mandato abbiamo dovuto affrontare le drammatiche conseguenze di un fenomeno climatico estremo chiamato El Niño, di una malattia respiratoria contagiosa e della pandemia Covid-19 che ha innescato una grave crisi economica che ha coinvolto tutto il Perú. Eppure, il nostro vescovo non ha fatto mai mancare la sua azione sussidiaria, paterna e solidale. Non mi sono mai sentito solo». Come anche non hai mai sentito la mancanza di libertà perché, aggiunge padre Ballena Rentería, «lui ci lasciava fare il nostro lavoro e ci accompagnava come un padre con frequenti visite periodiche e con incontri di carattere familiare per festeggiare compleanni, giocare a tennis e conversare con i seminaristi ed i diaconi. E poi ci ha sempre esortato a diventare sacerdoti con l’odore delle pecore e a non trascurare i poveri, gli ammalati, i migranti».

Negli anni in cui si prese cura del popolo di Chiclayo, Prevost manifestò chiaramente tutta la sua vicinanza, il suo amore per il prossimo, il suo zelo apostolico, la sua umiltà e la sua serenità che l’ hanno reso popolare ed amato non solo fra i fedeli cattolici. «Si notava chiaramente che in lui vive il Vangelo. E questo lo si è compreso anche dal fatto che volle incidere sul fronte culturale incoraggiando l’università cattolica Santo Toribio de Mogrovejo esortandola nell’eccellenza accademica senza mettere da parte la fede e su quello della formazione lanciando delle iniziative non solo a Chiclayo ma anche nella Prelatura di Chota, nella Diocesi di Chachapoyas e in quella di Chimbote attraverso anche la creazione dell'Istituto teologico Santo Toribio de Mogrovejo» spiega il sacerdote. Che non dimentica di accendere i riflettori anche su un'altra dimensione: quella più puramente pastorale. «Più volte visitò tutte le parrocchie diocesane, non ne saltò nemmeno una. Al mattino lo trovavi in una parrocchia degli altipiani e nel pomeriggio in una della costa. E poi incoraggiò ed evangelizzò anche diverse manifestazioni della religiosità popolare come il miracolo eucaristico di Eten o quello alla croce di Chalpón».

Il futuro Leone XIV prima di tutto, però, fu autenticamente missionario a tal punto che ci fu una reciproca conquista dei cuori: lui conquistò il cuore degli abitanti di Chiclayo e loro conquistarono il suo. «Quello di Chiclayo è un popolo di fede, innamorato dell’Eucaristia e dei sacerdoti. Monsignor Prevost non chiese alla gente di adattarsi a lui ma poco a poco si è adattato lui a loro».

Nessuno mai potrà cancellare dalla mente di padre Ballena Rentería il momento nel quale il nuovo Pontefice si è affacciato per la prima volta dalla Loggia centrale della Basilica vaticana: «In quel momento ero nell’auditorium del seminario per seguire una conferenza insieme ad altre decine di persone. Eravamo tutti emozionati ed il cuore ci batteva forte. Quando il Papa ha nominato la sua amata diocesi di Chiclayo c’è stata un’ovazione incredibile: la paragonerei alla vittoria di una coppa del mondo di calcio».

Il sacerdote, che dopo diversi anni è tornato come economo al seminario Santo Toribio de Mogrovejo, conosce a tal punto Leone XIV che si spinge anche ad ipotizzare le caratteristiche distintive del prossimo pontificato: «Saranno la continuità con la sinodalità iniziata da Papa Francesco; la difesa e la promozione dei più bisognosi e vulnerabili attraverso una dottrina sociale della Chiesa riflessiva e pratica; il dialogo e la conciliazione nei conflitti mondiali; la formazione iniziale e permanente del clero».