· Città del Vaticano ·

Il nuovo Pontefice visto da padre Pasquale Cormio priore della comunità agostiniana a Roma

Un dono per tutta la Chiesa

 Un dono per tutta la Chiesa  QUO-108
10 maggio 2025

di Marina Tomarro

«È stata una bellissima sorpresa!» È ancora frastornato padre Pasquale Cormio, priore della Comunità Agostiniana a Roma e rettore della basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, mentre cerca di raccontare la gioia per l’elezione al soglio pontificio di Leone XIV. «Oggi per noi è veramente un giorno di ringraziamento — continua padre Cormio — perché questo è un dono che il Signore ha fatto non solo all'Ordine Agostiniano, ma alla Chiesa universale, di avere questo Pontefice che si inserisce in continuità con il Magistero di Papa Francesco». Il momento dell'annuncio è stato accolto con grandissimo giubilo da tutta la comunità. «Abbiamo fatto subito suonare le campane a festa — racconta ancora emozionato padre Pasquale — alcuni di noi erano impegnati con le celebrazioni pomeridiane, altri seguivano la diretta da Piazza San Pietro, poi hanno iniziato a venire qui tante persone e così siamo rimasti aperti oltre il consueto orario di chiusura della basilica. C’era davvero tanta gioia per il dono di questo Pontefice nostro confratello!»

Ed è significativo che proprio nella Basilica di Sant’Agostino l’attuale Pontefice, abbia accolto, da priore dell'Ordine, il suo predecessore Papa Francesco. «Il 28 agosto del 2013, giorno di Sant'Agostino — ricorda il priore degli agostiniani romani — era in corso il nostro capitolo generale. Padre Prevost era il priore generale e aveva chiesto al Papa un'udienza per tutti i religiosi agostiniani convenuti a Roma. E Francesco venne a celebrare qui addirittura una messa». In occasione di quel capitolo, padre Prevost lasciò dopo due mandati il ruolo di priore generale, per fare ritorno in America. Da lì in poi il Pontefice argentino lo avrebbe richiamato per affidargli prima la missione pastorale di vescovo di Chiclayo, nel nord del Perù, per poi volerlo a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi. «Nella sua vita e nella sua formazione — sottolinea padre Pasquale — ci sono due elementi che qualificano la sua azione. Da una parte la missione, che ha ricordato anche ieri nel suo primo saluto da Papa, e poi il suo impegno nella formazione dei giovani agostiniani, che ha condotto sia nella prima fase del suo sacerdozio, sia dopo aver terminato il suo mandato di priore generale dopo il 2013».

Proprio il ruolo di priore generale ha permesso al futuro Papa Leone XIV di acquisire un'ampia conoscenza della situazione della Chiesa nel mondo. «Ha potuto visitare più di 50 paesi dove sono le nostre comunità Agostiniane — racconta padre Cormio — e poi da prefetto del Dicastero per i Vescovi ha anche potuto avere una conoscenza diretta delle diverse realtà ecclesiali. Sicuramente questi elementi lo aiutano oggi nel suo servizio alla Chiesa». E le prime parole pronunciate da Leone XIV sono state un forte richiamo alla pace, quella del Cristo Risorto, una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante. «Questo mette in evidenza che la linea di Leone XIV è in continuità con l’eredità che ci ha lasciato Papa Francesco — ribadisce il priore — e ci fa capire anche che nella storia della Chiesa, non c’è la necessità di introdurre subito qualcosa di nuovo, ma ci si incammina sulle orme di chi ci precede. Quello che noi riceviamo, poi trasmettiamo. Nello stesso tempo però ha già introdotto un tratto specifico, che potremmo definire agostiniano, citando un testo particolare di Sant’Agostino, che era stato pronunciato dal Santo in occasione di un’omelia per l’anniversario della sua ordinazione episcopale a vescovo di Ippona, in cui sottolinea come il ministero deve essere sempre un servizio per il bene comune».

Ma ci sono anche ricordi personali per il priore, con l’allora padre Prevost. «Nel 2006, quando sono stato ordinato sacerdote nella mia diocesi di Trani in Puglia — dice emozionato — il Papa che allora era nostro priore generale, non volle mancare alla mia ordinazione. E così, per essere presente, viaggiò tutta la notte precedente. Questa cosa mi ha sempre commosso, perché naturalmente non era obbligato. Ed è stato un gesto personale di affetto e di amicizia nei miei confronti. Ieri sera, dopo l'elezione, con la mia famiglia abbiamo condiviso alcune le foto che aveva scattato insieme a noi quel giorno, e che custodiamo come un ricordo prezioso da portare nel cuore».