
di Giovanni Zavatta
«Ci auguriamo che l’impegno nei riguardi della Dichiarazione di Istiqlal continui a essere consolidato sotto la guida di Papa Leone XIV. In questo modo possiamo realizzare un mondo più umano, un pianeta più sostenibile, una coesione sociale più forte ed equa». Viene dall’Indonesia, il paese musulmano più popoloso della Terra, uno dei messaggi più significativi legati all’elezione del nuovo pontefice. A pronunciarlo Nasaruddin Umar, grande imam della moschea Istiqlal a Jakarta, che il 5 settembre 2024 firmò con Papa Francesco — durante il viaggio apostolico in Indonesia e in altre nazioni dell’estremo Oriente — la Dichiarazione congiunta di Istiqlal per promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità. Umar, che è anche ministro degli Affari religiosi, elogia il discorso inaugurale pronunciato da Papa Prevost: «Il messaggio di pace di Leone XIV merita davvero apprezzamento. È un messaggio universale che ci dice che dobbiamo lavorare insieme per rendere questo mondo più pacifico». E i valori religiosi «possono aiutarlo ad affrontare alcuni dei problemi più gravi: la disumanizzazione e il cambiamento climatico».
Se, come riferisce il portale Moked raccogliendo molteplici reazioni, il mondo ebraico auspica che il nuovo pontefice rafforzi le relazioni interreligiose e l’impegno condiviso nella lotta all’antisemitismo, l’Unione induista italiana sottolinea «i valori della pace e del dialogo» espressi da Leone XIV, «pilastri essenziali per affrontare le sfide del nostro tempo. Parole che sentiamo fortemente affini alla visione del Sanātana Dharma, che invita all’armonia, alla non violenza e alla cooperazione fra i popoli e le fedi». In un contesto globale segnato da incertezze e tensioni, «auguriamo a Papa Leone XIV un cammino fecondo nel servizio spirituale e umano, nella consapevolezza della complessità del mondo odierno e nella fiducia che ogni gesto di benevolenza possa portare luce nel cuore dell’umanità». L’Unione induista italiana conclude il proprio messaggio rinnovando l’impegno nel dialogo interreligioso e nella costruzione di «una società fondata sul rispetto, sulla solidarietà e sulla ricerca di senso».
Fra le voci cristiane intervenute ieri per commentare l’elezione di Robert Francis Prevost al Soglio pontificio c’è quella del patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill: Leone XIV «inizia il suo ministero in un momento storico speciale, associato sia a una serie di sfide di civiltà sia ad alcuni segnali di speranza. In tale contesto il rapporto tra Oriente e Occidente cristiano assume un significato particolare per il destino del mondo». Dopo l’auspicio a sviluppare ulteriormente le relazioni tra le Chiese cattolica e ortodossa, Kirill si sofferma sul nome scelto dal pontefice che «richiama la personalità di uno dei vostri grandi predecessori, san Leone Papa. Difensore della comunità cristiana di Roma di fronte alle invasioni barbariche, campione dell’insegnamento sulla pienezza della divinità e dell’umanità del Signore Gesù Cristo e costruttore dell’unità nella verità, questo santo di Dio, venerato in egual misura sia dai cattolici che dagli ortodossi, possa ispirarvi nel difficile e responsabile servizio che vi attende». Anche il patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa, Teodoro II, ha fatto giungere al Santo Padre le proprie congratulazioni con la speranza di «una fruttuosa cooperazione tra il nostro Patriarcato e il Vaticano per la promozione dei valori universali del Vangelo. Siamo particolarmente incoraggiati dal suo grande amore per l’opera missionaria che ha svolto per molti anni in Perú». E Tawadros II, papa della Chiesa ortodossa copta, prega affinché «il Signore gli conceda grazia e saggezza nella guida della Chiesa cattolica e lo rafforzi nell’adempimento delle grandi responsabilità richieste a colui che siede sulla Sede Apostolica di Roma: testimoniare Cristo in ogni luogo e sostenere i veri valori cristiani e i principi fondati sulla fede».
La Comunione mondiale delle Chiese riformate, che raggruppa cento milioni di cristiani, vede l’inizio del pontificato di Leone XIV come «un’opportunità per rafforzare le relazioni ecumeniche e riaffermare la comune vocazione cristiana a servire un mondo che ha un profondo bisogno di guarigione e speranza». Il segretario generale, reverendo Setri Nyomi, confida che «la sua guida incoraggi un continuo progresso verso l’unità visibile nel corpo di Cristo, soprattutto mentre lavoriamo insieme per rispondere alle sofferenze del mondo», in un’epoca segnata da disuguaglianze globali, conflitti e crisi ambientali. Infine, in una lettera, il priore di Taizé, fratel Matthew, sottolinea il richiamo di Leone XIV a essere «una Chiesa sinodale, in movimento, che cerca sempre la pace e la carità, di essere vicina, specialmente a chi soffre».