· Città del Vaticano ·

A colloquio con il direttore dei progetti della Fondazione pontificia

Il pellegrinaggio di Aiuto alla Chiesa che Soffre

 Il pellegrinaggio   di Aiuto alla Chiesa che Soffre  QUO-108
10 maggio 2025

di Isabella H. De Carvalho

Quando la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha programmato il pellegrinaggio giubilare a Roma dal 7 al 10 maggio, gli organizzatori non immaginavano che sarebbe coinciso con l’elezione del nuovo Pontefice. Nelle prime parole di pace e speranza di Leone XIV hanno sentito vicinanza alla loro missione, che consiste nell’aiutare i cristiani perseguitati nel mondo e fare memoria dei martiri. In questi giorni i partecipanti al pellegrinaggio hanno avuto modo di varcare la Porta Santa, sentire testimonianze di persone che abitano in zone colpite dalla persecuzione religiosa, e vivere momenti di preghiera e raccoglimento. Hanno aderito oltre 1000 benefattori e collaboratori di 23 Paesi diversi. Ai microfoni dei media vaticani, Marco Mencaglia, direttore dei progetti di ACS Internazionale, racconta come le parole di Leone XIV hanno incoraggiato membri e benefattori, accompagnandoli nel pellegrinaggio romano.

Come avete vissuto queste giornate?

È stato un pellegrinaggio straordinario nel vero senso della parola. Abbiamo avuto l’occasione, proprio al termine della prima messa di apertura del pellegrinaggio, giovedì pomeriggio, di sentire l’annuncio dell’Habemus Papam. È stato un momento di grazia, che tutti ricorderemo e terremo nel cuore ogni volta che vedremo Leone XIV. Poi la mattina seguente, il 9 maggio, abbiamo varcato la Porta Santa della basilica Vaticana e per tutti noi pellegrini è stato un momento di grandissima emozione, alla luce di questa gioia ricevuta il giorno precedente. Abbiamo sentito molto vicine alla nostra missione le prime parole che Leone XIV ha pronunciato nell’omelia di ieri mattina con i cardinali. Questo nostro pellegrinaggio è stato costruito intorno alla data che era prevista per l’evento giubilare della Commemorazione dei nuovi Martiri Testimoni della Fede, il 9 maggio.

Un tema, questo, affrontato dal nuovo Pontefice proprio nella sua prima omelia durante la messa “Pro Ecclesia” celebrata nella Cappella Sistina?

Proprio così, quando parlava di “sparire” per fare posto all’immagine di Cristo. È quanto abbiamo percepito anche ascoltando testimonianze sui martiri del XXI secolo. Li abbiamo inoltre ricordati durante una celebrazione, ieri pomeriggio, nella basilica romana di Sant’Andrea della Valle. Abbiamo percorso questa Via Crucis particolare, nella memoria dei nuovi martiri, che però si è chiusa con una stazione dedicata alla risurrezione. Questo rimanda anche alle primissime parole pronunciate da Leone XIV dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro: «La pace sia con tutti voi!». Sono risuonate in quella ultima stazione, perché nel dolore del martirio si apre la speranza della risurrezione. Aiuto alla Chiesa che Soffre è una fondazione che si dedica sia alla memoria dei martiri che all'appoggio della Chiesa che soffre nel mondo, ma sempre con una visione di speranza. Con le sue parole il Papa ci ha accompagnato in questi due giorni. Anche il fatto che ha pregato l’Ave Maria nel suo primo discorso al popolo, subito dopo l’elezione, ci ha colpito molto e l’abbiamo sentito molto vicino.

Come concludete il pellegrinaggio?

Oggi siamo a Santa Maria Maggiore dove partecipiamo alla messa in cui rinnoveremo la nostra consacrazione alla Vergine Maria proprio dove riposa Papa Francesco che ha voluto essere sepolto in questa basilica.

Il tema di questo Anno Santo, incentrato sulla speranza, come vi incoraggia nella vostra missione?

Il nostro pellegrinaggio ha come titolo “Testimoni della Speranza”, unendo il tema del Giubileo con quello dei martiri. Con il nostro lavoro ci rendiamo conto che sono proprio queste persone che soffrono, che sono in prima linea nelle situazioni dove la Chiesa è perseguitata, che danno speranza a tanti benefattori e a tante persone che li sostengono in Europa e nel mondo, in una rete di comunione che va nella doppia direzione. C’è una comunione della Chiesa dove chi dona allo stesso tempo riceve molto da questi testimoni di speranza nel mondo.