· Città del Vaticano ·

Robert Francis Prevost nei ricordi del vescovo Estrada Herrera segretario generale del Celam

Dialogo e ascolto nel dna di Papa Leone XIV

Newly elected Pope Leo XIV, Robert Prevost arrives on the main central loggia balcony of the St ...
10 maggio 2025

di Antonella Palermo

Appena atterrato dal Perú, monsignor Lizardo Estrada Herrera, O.S.A., viene a condividere negli studi dei media vaticani l’allegria per l’elezione di Leone XIV. Il presule è il segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam) e ausiliare dell’arcidiocesi di Cuzco, già vicario episcopale per la Vita Consacrata nell’arcidiocesi di Trujillo e presidente della federazione degli agostiniani dei vicariati del Perú.

«È una sorpresa molto bella. Per noi è veramente un’allegria. È un dono». Il vescovo sottolinea il valore e la necessità per l’oggi delle qualità personali e pastorali del nuovo Pontefice a cui il presule è legato per il carisma agostiniano e per l’impegno in un’area geografica dove tanto si è speso in missione il neoeletto Papa. Era infatti nella metà degli anni Ottanta quando Prevost fu inviato a Piura, poi a Trujillo, come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. Nell’arco di undici anni ricoprì gli incarichi di priore della comunità, direttore della formazione e insegnante dei professi: «Io l’ho conosciuto quando ero studente, a Trujillo. È stato mio professore di patristica, diritto canonico. Era bravo. È una benedizione averlo avuto come docente: aveva equilibrio, ascolto, prudenza, capacità di far venir fuori i talenti dalla persona. Ci sono stati tanti seminaristi che si sono formati con lui e hanno un affetto speciale per lui», racconta monsignor Estrada.

Il segretario generale del Celam insiste sull’importanza di una Chiesa missionaria e sinodale da costruire insieme. È ciò che ha indicato subito dopo l’elezione Leone XIV dalla Loggia centrale di San Pietro: «Lui è convinto di questo. In Perú lo ha sperimentato. La missione sta nella sua vita, nel suo esempio. La sinodalità viene anche molto dallo sforzo che facciamo noi nella vita religiosa di camminare insieme. In continuità con Papa Francesco ci aiuterà in questo processo che abbiamo iniziato. Lo Spirito sta lavorando per il mondo e per la Chiesa. Dobbiamo ora sostenerlo con la nostra preghiera, tutte le confessioni. Perché gli dia la forza di essere servitore. Credo che il capitolo 25 di Matteo è presente nel suo pensiero, nel suo Dna».

«Lui ha sperimentato la povertà. Nel suo cuore c’è la pace, la giustizia, ci sono i diritti umani, e poi la dottrina sociale della Chiesa, l’ecologia, i migranti», spiega ancora il presule, ricapitolando gli ambiti già frequentati da Prevost e sui quali è fin da subito apparso evidente il suo desiderio di continuare a lavorare per la vigna del Signore. «È nato negli Stati Uniti ma il cuore sta in Perú. Ha girato tutto il mondo — ricorda il vescovo — e ha conosciuto da vicino la realtà diversificata della Chiesa». La speranza è che sia una figura capace, prosegue, di legare in qualche modo il nord e il sud del mondo, e le due Americhe. «Vedremo in questi anni quello che Dio farà attraverso Leone XIV. Il dialogo, l’unità, l’ascolto costituiscono la sua personalità.

Il Celam è al lavoro in queste settimane per definire un documento di sintesi in cui far convergere le istanze comuni anche all’Asia e all’Africa che esprimano la volontà di tutelare l’ambiente, la Casa comune. Insieme con la conferenza episcopale del Brasile, annuncia monsignor Estrada, ci si sta adoperando perché l’appuntamento del prossimo autunno a Belem con la Cop30 sia davvero un’opportunità per ascoltare il grido dei poveri e il grido della terra. In linea con quanto ha già realizzato Papa Francesco, Leone XIV ha una grande sensibilità per questi temi, afferma il vescovo rammentando quanto spesso Prevost abbia visitato le zone più remote delle Ande, addentrandosi anche nelle foreste, in Brasile: «Conosce la realtà di questi popoli». L’immagine di lui a cavallo che subito ha fatto il giro dei social e che ha fatto intenerire molti è emblematica di una semplicità che è uno dei suoi tratti peculiari. «Ci sono posti dove si può arrivare solo con il cavallo. È la missione, e Prevost lo ha fatto tante volte, con piacere, volentieri. Lui ci ha dimostrato la sua vicinanza e l’umiltà, il fatto di essere una persona buona, per tutti».