
di Guglielmo Gallone
C’è una domanda che più delle altre attanaglia chi osserva la pericolosa escalation in corso tra India e Pakistan: qual è la linea rossa da non superare affinché due potenze nucleari non si ritrovino in guerra? New Delhi e Islamabad hanno due arsenali di dimensioni simili, 160 la prima e 165 la seconda, ma hanno una diversa concezione della deterrenza: mentre l’India è uno dei pochi Paesi al mondo ad aver dichiarato ufficialmente la politica di No First Use, il Pakistan non l’ha mai adottata e sembra considerare possibile un primo uso dell’arma nucleare. Ma in quale caso? Una larga invasione di terra, una distruzione delle proprie forze armate, una paralisi economica, una destabilizzazione politica, una sovversione sociale?
Le domande stanno allertando il mondo intero, proprio mentre la situazione sul terreno sembra peggiorare. Quella appena passata è stata un’altra notte di scontri, in cui nel Kashmir pakistano sono morti quattro civili, tra cui una bambina, e altre dodici sono state ferite. A conferma di una guerra ad altissima intensità aerea, il Pakistan ha detto di aver abbattuto altri 29 droni — per un totale di 77 — lanciati sul suo territorio tra mercoledì e giovedì. La Cina ha smentito quanto detto dal ministro degli Esteri pakistano, secondo cui, per abbattere i cinque jet indiani colpiti nelle scorse ore, l’aeronautica ha utilizzato caccia cinesi J-10C. A sua volta, l’India ha segnalato «molteplici attacchi» da parte di droni e armi da fuoco pakistani «lungo il confine» in cui sarebbe morto un civile. L’ultimo bilancio fornito ieri dalle autorità indiane parlava di 16 morti tra i civili. Da parte sua, il Pakistan ha denunciato 32 morti tra la sua popolazione. Nell’era dei social media assume poi rilevanza l’ordine fatto dall’India a X di bloccare più di 8.000 account, tra cui quelli di organi di stampa internazionali, personaggi politici, celebrità e organi di stampa ritenuti vicini a Islamabad.
Cresce l’allerta anche negli altri Stati indiani al confine col Pakistan: non solo il Kashmir ma pure Jammu, Punjab, Haryana e parti del Rajasthan, oltre che in Gujarat — l’unico Stato indiano che condivide con il Pakistan un confine sia di terra che di mare. Le scuole sono state chiuse in tutto il Kashmir controllato dall’India e nelle regioni di confine pakistane degli stati confinanti del Punjab e del Rajasthan. Ieri gli Stati Uniti, attraverso il vicepresidente Usa J.D. Vance, hanno nuovamente invitato le parti a una de-escalation. Ma la dichiarazione rilasciata questa mattina dal ministero degli Esteri pakistano, secondo cui il «comportamento irresponsabile dell’India ha spinto due stati nucleari verso un conflitto di vasta portata», continua a seminare panico e incertezza in uno scenario che rischia di essere già compromesso.