· Città del Vaticano ·

La messa «pro Ecclesia» con il collegio cardinalizio presieduta stamani da Papa Leone XIV nella Cappella Sistina

La Chiesa sia arca di salvezza e faro nelle notti del mondo

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09 maggio 2025

Ieri sera la prima benedizione «Urbi et Orbi»
con l’appello a una pace disarmata e disarmante 


Un’arca di salvezza e un faro che illumina la notte: è così che immagina la Chiesa il nuovo vescovo di Roma Leone XIV. Lo ha confidato egli stesso stamane al collegio cardinalizio durante la messa «pro Ecclesia», celebrata nella Cappella Sistina all’indomani della sua elezione, ultimo atto prima di lasciare il luogo del Conclave. Un’omelia quella di Francis Robert Prevost letta in italiano, dopo una breve introduzione a braccio in inglese. Il Pontefice scelto dai porporati ieri pomeriggio è infatti di origine statunitense, anche se prima di essere chiamato a Roma dal suo predecessore come prefetto del Dicastero per i vescovi è stato a lungo missionario in Perú. E proprio alla diocesi di Chiclayo, dove ha esercitato il ministero episcopale per poco più di otto anni, aveva voluto rivolgere in spagnolo un pensiero particolare ieri, nel lungo saluto pronunciato dalla Loggia centrale delle basilica Vaticana con cui si era presentato al mondo alle 19.23, circa un’ora dopo la fumata bianca delle 18.07 che annunciava ai centomila fedeli radunati in piazza San Pietro e ai milioni di persone collegate attraverso i nuovi e i tradizionali media l’avvenuta elezione del 267° Papa.

Un lungo applauso si è levato quando il cardinale protodiacono Dominique Mamberti ha pronunciato la tradizionale formula latina dell’Habemus Papam indicando nel porporato sessantanovenne dell’ordine di sant’Agostino il nuovo Pontefice, che come nome ha scelto Leone XIV, oltre cento anni dopo Papa Pecci, a cui si deve l’enciclica Rerum novarum, pietra miliare della Dottrina sociale della Chiesa. Affacciatosi con a fianco l’arcivescovo Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, e i cardinali elettori più anziani per nomina nell’ordine dei vescovi, Pietro Parolin, e dei presbiteri, Vinko Puljić, ha pronunciato le prime parole: «La pace sia con tutti voi». Quindi ha spiegato che riecheggiano quelle di Cristo Risorto. «Anch’io vorrei — ha aggiunto — che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra».

«Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante», l’ha definita prima di ricordare Papa Bergoglio. Un altro pensiero è andato poi al santo vescovo di Ippona: «Sono un figlio di Sant’Agostino», ha detto. Infine il saluto anche alla diocesi di Roma e l’impegno per «una Chiesa sinodale», prima di concludere con un’Ave Maria nel giorno della Supplica alla Madonna di Pompei.

La celebrazione «pro Ecclesia» nella Cappella Sistina

Il verbale dell’accettazione