«A braccia aperte»

di Giovanni Zavatta
Una Chiesa che cerca strenuamente la pace, che lavora quotidianamente per la risoluzione dei conflitti nel mondo, rimanendo vicina a chi soffre, l’impegno a costruire ponti attraverso il dialogo, l’invito a tutti i fedeli all’unità visibile, senza paura: le varie denominazioni cristiane accolgono «a braccia aperte», con un gioioso «sì» le prime parole — dense di concreti propositi — pronunciate da Leone XIV dalla loggia centrale della basilica di San Pietro. «A questo punto della storia, il mondo e la Chiesa affrontano sfide significative», scrive nel suo messaggio di auguri il segretario generale della Comunione anglicana, reverendo Anthony Poggo: «Crisi di migrazione di massa, guerra, povertà e divisione premono su tutti noi. Come sempre, a soffrire di più sono i più innocenti e vulnerabili delle nostre società». La proposta è quella di continuare a lavorare insieme: «Gli assicuriamo le nostre braccia aperte», dice il leader protestante, ricordando la collaborazione con la Chiesa cattolica «nell’amicizia di Gesù, sostenuta dalle nostre istituzioni ecumeniche e dal ministero del Centro anglicano di Roma», oltre che dalle commissioni internazionali.
L’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, a nome della Church of England, sottolinea «i tanti anni di esperienza pastorale» del nuovo pontefice, «l’impegno per la giustizia e la profonda spiritualità, esempio di vita vissuta al servizio di Gesù Cristo. Come anglicani, rendiamo grazie per la sua chiamata ai cristiani a essere costruttori di ponti attraverso le divisioni del nostro mondo e le divisioni che continuano a esistere tra le Chiese». Il mondo ferito, conclude Cottrell, «ha bisogno di giustizia, di guarigione, della speranza di Gesù Cristo, e non vediamo l’ora di collaborare con Papa Leone XIV e i cattolici romani in ogni luogo per condividere questo amore con chi è nel bisogno».
Il Consiglio ecumenico delle Chiese (World Council of Churches), che raggruppa 352 denominazioni di oltre 120 nazioni per un totale di 580 milioni di cristiani in tutto il mondo, auspica — sono parole del vescovo moderatore del Comitato centrale, Heinrich Bedford-Strohm — che il nuovo pontefice «continui la testimonianza di amore di Papa Francesco verso tutte le persone, soprattutto le più vulnerabili, e verso il creato non umano. È urgentemente necessaria una voce globale forte per la dignità umana e il superamento della violenza» e «sono fiducioso che il nuovo Papa sarà una voce davvero forte». Il segretario generale del Wcc, reverendo Jerry Pillay, tende anch’egli la mano confidando che «continuerà a rafforzare la collaborazione ecumenica, l’unità dei cristiani, la giustizia e la pace nel mondo». In una società attraversata da molteplici crisi, «insieme possiamo fare la differenza grazie al potere trasformativo dello Spirito santo».
L’elezione del cardinale Prevost al Soglio pontificio è stata accolta con «profonda gioia e gratitudine» dal segretario generale della Federazione luterana mondiale, Anne Burghardt: «Pregheremo per il suo ministero e non vediamo l’ora di approfondire la nostra collaborazione sotto la sua guida. Insieme — ha osservato — la Chiesa cattolica romana e le Chiese luterane possono continuare a crescere verso l’unità attraverso il servizio congiunto alle persone bisognose e la testimonianza condivisa di Cristo affinché il mondo possa credere». La teologa Elizabeth Newman, esperta di etica nonché co-presidente dei dialoghi tra battisti e cattolici convocati dalla Baptist World Alliance e dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, mette in evidenza le “scelte” di Robert Francis Prevost: «Quando divenne vescovo adottò come motto una meravigliosa frase di Agostino: “Nell’unico Cristo siamo uno” (In Illo uno unum). Ciò dimostra il suo profondo interesse per l’unità nella Chiesa mentre il lavoro di missionario testimonia la volontà di servire e condividere il Vangelo ovunque Cristo chiami e di stringere amicizia con chi vive in culture diverse». Infine la scelta di chiamarsi come il Papa dell’enciclica Rerum novarum, che «criticava il capitalismo incontrollato e sosteneva salari equi e i diritti dei lavoratori», vuole comunicare che «il Vangelo riguarda un intero stile di vita: spirituale, comunitario e sociale».
Da parte ortodossa il patriarca ecumenico Bartolomeo, raggiunto dalla notizia dell’elezione mentre era in visita ad Atene, ha espresso le sue felicitazioni e l’auspicio di proseguire le buone relazioni con la Chiesa cattolica ulteriormente rafforzate durante il pontificato di Francesco. L’arcivescovo di Costantinopoli (che successivamente ha anche diffuso un videomessaggio) ha annunciato l’intenzione di partecipare alla messa per l’inizio del ministero petrino e di continuare a promuovere la collaborazione: «Guardiamo al nuovo Pontefice con speranza cristiana. Che egli possa far seguire a una visita a Nicea una ufficiale al Patriarcato ecumenico, magari in occasione della nostra festa di sant’Andrea, il 30 novembre. Che contribuisca a porre fine alle guerre in Ucraina, in Medio Oriente e a prevenire il conflitto tra India e Pakistan. Spero che possiamo inaugurare una nuova era nelle nostre relazioni bilaterali e tra Oriente e Occidente».
Il metropolita Tikhon, alla guida della Chiesa ortodossa in America, prega affinché, «seguendo l’esempio del predecessore universalmente venerato, san Leone I Magno, proclami sempre la fede cristiana con audacia e zelo. La fede di san Leone, espressa nel quarto Concilio ecumenico, resta un ponte tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa. Spero che le nostre Chiese possano trovare continue opportunità di cooperazione e dialogo».