· Città del Vaticano ·

Decine di migliaia di persone in San Pietro

Dal mondo alla piazza
in trepidante attesa
della fumata bianca

 Dal mondo alla piazza in trepidante attesa della fumata bianca  QUO-105
08 maggio 2025

di Edoardo Giribaldi
e Lorena Leonardi

Gli occhi del mondo sono rivolti verso un unico punto nel cuore di Roma. Oltre a quelli dei quindicimila stretti in piazza San Pietro in trepidante attesa, anche gli obiettivi delle fotocamere, simili a telescopi terrestri, sono puntati sul comignolo della Cappella Sistina. Si spera in una fumata bianca. Ma alle 11.51 l’annuncio è subito chiaro: tra gli affreschi di Michelangelo e le ombre del conclave, i cardinali non hanno ancora eletto il nuovo Pontefice, nonostante il voto di stamattina, 8 maggio, una carezza di fumo nero si è alzata lenta, come un respiro trattenuto troppo a lungo.

Come ieri sera alle 21, quando per la prima volta la fumata era stata nera, deludendo le aspettative dei quarantacinquemila presenti, in un’atmosfera tesa di emozione mista a stanchezza. Un clima di raccoglimento e calore umano, che trasforma la folla in una comunità ai piedi della cupola della basilica Vaticana illuminata, oro e porpora, nel respiro del crepuscolo.

Una famiglia andalusa da Siviglia si ferma al limitare di via della Conciliazione: la madre e i figli abbracciano il padre. Tornano in albergo. Lui resta. «Tieni d’occhio il telefono», dice alla moglie.

Qualche accenno di campanilismo si nota tra quanti portano bandiere dei propri Paesi, pronte a sventolare se un connazionale sarà eletto. «Mais tarde», «Più tardi», si confortano i brasiliani, ripiegando il vessillo verdeoro. Lo stesso fanno i pellegrini albanesi, riconoscibili dalla bandiera rossa, l’aquila nera a due teste che danza nel vento.

E poi c’è Leo, da Cuba. Non ha bandiere, ma porta con sé la fierezza di chi crede. Basco calcato sulla fronte, camicia a quadri, bastone impugnato e indosso una collana con la Vergine. «Resto fin quando serve», dichiara, lo sguardo puntato verso il cielo. Cerca un Papa impavido. «Non mi importa da dove venga. Non m’interessano le sue idee. Deve avere coraggio». Poi sorride, e torna a regolare la sua fotocamera portatile, come se volesse trattenere, in un piccolo scrigno digitale, l’eternità di quell’attimo.

Le sue intenzioni chiare e decise si contrappongono all’ingenuità di un gruppo di studentesse americane, in Italia per un semestre universitario. «È così bello essere qua!», esclamano, tra un video della fumata nera da postare sui propri profili social e una foto da inviare ai familiari. «Sapevamo poco del Conclave, ma ora che siamo qui, è come essere al centro del mondo», aggiungono.

Da Monterrey, Messico, arriva Karina, seduta alla base di una transenna: a Roma in occasione del Giubileo degli imprenditori svoltosi nei giorni scorsi, ha deciso di fermarsi per l’elezione «del Papa migliore per questi nostri tempi». Accanto a lei, con al guinzaglio un cane nero, la 39enne Sibilla attende pacifica: porta nel pancione all’ottavo mese di gravidanza il figlio che chiamerà Filippo, racconta di aver trascorso in piazza anche gli ultimi tre conclavi perché «molto credente» e non ricorda in nessuna delle altre volte la medesima affluenza. Si sente «scaldata» dalla «sensazione di unione che aleggia, e spera in un Pontefice «attento a tutti».

Mangiano in piedi un pezzo di pizza da un cartone due giovani provenienti dai Paesi baschi, che confidano nella scelta di uno spagnolo. Sono invece arrivati «quasi dalla fine del mondo» Annalia e Julio, moglie e marito, lui avvolto in una bandiera argentina: «Ci manca il nostro Francesco, quando è morto abbiamo deciso di comprare immediatamente un biglietto per salutare lui e rimanere il tempo necessario per conoscere il nuovo Papa».

La coppia, sposata da 18 anni, si aspetta «che la Chiesa non retroceda», magari grazie a qualcuno dotato di «carattere forte», che non si faccia «tentare dalla politica» e sappia «lavorare in sinergia con tutto il mondo». Poco più in là, fanno capannello quattro studentesse di marketing alla Lumsa, poco più di vent’anni ciascuna; sono fuorisede, arrivano da Abruzzo e Campania, e anche dopo una lunga giornata di lezione all’università, per niente al mondo intendono perdersi l’evento.

Moltissimi si scattano selfie col cupolone alle spalle, nel tentativo di incastonare un frammento di sé nel momento storico. Una giovane mamma italo-francese tiene in braccio Alexi, 2 anni, e per mano Damiano di 5. «Siamo qui per lui — indicando il figlio maggiore, mentre il minore si dimena stanco —, perché possa ricordarlo quando sarà grande».