· Città del Vaticano ·

Intervista inedita di Papa Francesco con l’emittente televisiva ESNE - El Sembardor, Nueva Evangelización

Pietro
Non un capo ma un pastore

 Pietro Non un capo ma un pastore  QUO-100
02 maggio 2025

La totale fiducia in Dio, la consapevolezza di essere debole e peccatore, una nuova chiamata ai sacerdoti a mettersi al servizio di tutti, l’ammirazione per i martiri contemporanei e la preoccupazione per i migranti: sono alcuni dei temi affrontati da Papa Francesco dialogando a Santa Marta nel 2021 con Noel Díaz, fondatore dell’associazione di fedeli “El sembrador, Nueva Evangelización”- Esne, che annuncia la Parola di Dio attraverso la televisione e la radio. Pubblichiamo una nostra traduzione dallo spagnolo dell’intervista, che avrebbe dovuto essere inclusa in un documentario, in cui il Pontefice medita sui passi biblici dei dialoghi tra Gesù e l’apostolo Pietro.


Lei oggi è il successore di questo uomo chiamato Simone. Che cosa le ricorda questa Scrittura, Santità?

Tante cose! Che Gesù chiama Simone in mezzo al popolo, non lo separa dal popolo. C’è tanta gente e Gesù predica, e la gente va ad ascoltare Gesù perché è assetata della Parola di Dio. E Gesù parla come uno che ha autorità.

Primo, Gesù chiama sempre i suoi sacerdoti dal popolo, in mezzo al popolo. Se Pietro si fosse dimenticato delle sue origini, avrebbe tradito il piano di Gesù, avrebbe fondato un’élite. No! Il Pastore deve stare con le pecore. Per questo è pastore.

Secondo, i segni che compie Gesù, non solo l’autorità della sua Parola. Affinché abbiano fiducia in Lui, compie quel miracolo meraviglioso, e nessuno se lo aspettava. Dove c’è Gesù si sente la sua forza; e Pietro, quando dubiterà, quando non avrà la forza, si ricorderà di questo, del miracolo, che il Signore è capace di cambiare le cose.

Che fa Pietro quando vede che Gesù fa questo? Si inginocchia davanti a Lui, si sente nulla, umile, riconosce di essere limitato, di essere peccatore. «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Ed è lì che Gesù arriva dove vuole arrivare.

Il cammino di Pietro è stare con il popolo per ascoltare il Signore. Uscire a pescare secondo l’ordine del Signore e compiere questo miracolo.

Terzo, riconoscere la sua pochezza, il suo essere nulla, e dire al Signore: «Allontanati, perché sono un peccatore». «Perché lo sei, peccatore, perché mi hai seguito, ti farò ora pescatore di uomini». Questo è il quarto passo.

Quando Gesù lo unge, vescovo, sacerdote, lo unge perché è pastore. Non lo unge per promuoverlo, perché sia il capo di un ufficio. Non lo unge perché organizzi politicamente il paese. No. Lo unge per essere pastore... e [Pietro] lascia tutto.

E come si sente Lei nel prendere il posto di Pietro?

Sento che il Signore accompagna, che è Lui che sceglie, è Lui che ha iniziato questa storia. Con me l’ha iniziata Lui, mi ha invitato Lui, mi ha accompagnato Lui. E nonostante le mie infedeltà, perché sono un peccatore come Pietro, Lui non mi abbandona. Allora sento che si prende cura di me.

Noel Díaz introduce la lettura biblica in cui Gesù chiede ai suoi apostoli che cosa dice la gente che Lui sia. Poi Pietro lo riconosce pubblicamente come il Messia.

Lì Gesù inizia con un sondaggio, vuole ascoltare. E dice: «La gente che dice di me?» «Dicono che sei un profeta, che sei Giovanni Battista, che è resuscitato». Dopo aver chiesto che cosa dice la gente, Gesù chiede loro: «Ma voi?», ossia li interpella. Gesù si rivolge a noi interpellandoci: «Che cosa dici di te stesso, che cosa dici di me?» È il dialogo con Gesù. Ci chiama per nome.

E Pietro si era già fatto notare come il capo, perché Gesù gli aveva detto il primo giorno, quando lo aveva conosciuto e gli aveva cambiato il nome: «Sei Simone, ma sarai chiamato Pietro». Lo aveva posto come pietra di sostegno del gruppo. E Pietro gli fa quella professione di fede, si mette completamente in gioco. Immaginiamo la scena di dire a una persona: «Tu non sei né Tizio né Caio, tu sei Dio, il Figlio di Dio». Se Lei oggi dice questo a qualcuno, la portano in manicomio, dicono che è fuori di testa. Lui si è messo completamente in gioco, e Gesù spiega perché ha avuto il coraggio di mettersi in gioco: «Perché quello che hai detto non te lo ha rivelato nessuna scienza, bensì il Padre attraverso il suo Spirito». E allora quando vede Pietro che si mette così in gioco, lo conferma nel suo nome: «Tu Simone, figlio di Giona, che sei pietra, su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Sulla fragilità di un uomo che ha la solidità di una pietra nella misura in cui si appoggia alla parola di Gesù. Quando si allontana dalla parola di Gesù, è come qualsiasi altro uomo, non ha la solidità della pietra. Per questo lo sceglie, perché ha la solidità della pietra.

Pietro resta meravigliato di ciò che gli dice Gesù: «Questo te lo ha rivelato mio Padre». E allora Gesù dice: «Ebbene, sappiate che io ora andrò a Gerusalemme e lì mi aspettano cose brutte. Mi giudicheranno, mi uccideranno, mi crocifiggeranno, ma risusciterò».

Allora Pietro, che già si sente un po’ il capetto del gruppo, lo chiama in disparte. Dice il Vangelo: «Signore, per favore, questo no». E Gesù, che aveva lodato Pietro, che gli aveva detto: «Tu sei il ricettacolo della rivelazione del Padre mio», lo rimprovera. Gli dice: «Lungi da me, Satana!», l’insulto peggiore. Perché? Perché lo vuole allontanare dal suo cammino della croce. È questa la grande correzione al primo Papa, a Pietro.

Anche a noi Papi, Gesù, se a volte ci allontaniamo dal suo piano di salvezza, dice: «Questo non è il mio cammino, è il cammino di Satana». Perché? Perché siamo peccatori e possiamo allontanarci. La storia ci fa vedere alcuni Papi che hanno preferito una strada diversa, anche se mai, mai hanno sbagliato nelle fede. È vero, mai, anche se hanno condotto una vita mondana.

E quando [Pietro] sbaglia nella fede, dice: «No, questo è di Satana. Il mio cammino è la croce». Ossia, la mia fiducia è riposta nella parola di Gesù che mi dà fermezza quando mi sceglie e mi dà uno schiaffo quando sbaglio.

È molto difficile a volte affrontare le sfide e gli attacchi del mondo secolare, ma sono certo che è più doloroso affrontare gli attacchi dall’interno. E questo dice «Tu sei Pietro». Lei ora è il successore di Pietro e, anche se arriveranno tutti questi attacchi, le forze non prevarranno, dice la Parola di Dio.

Quali forze dice che non prevarranno? Che cosa dice Gesù?

Le forze del male.

Del male, dell’inferno! Ossia, quando si ripone la speranza non nella rivelazione del Padre né nella scelta di Gesù, ma in altri mezzi, nel denaro, per esempio. «Noi stiamo bene perché abbiamo i soldi». Immaginiamo un prete, un vescovo che dice: «La nostra chiesa va bene, abbiamo laici che ci danno i soldi, e va avanti». Non riporre la speranza lì perché sennò crollerai. Sono forze dell’inferno, non sono le forze della rivelazione del Padre.

Gesù lo hanno insultato, lo hanno crocifisso, e se lo hanno fatto a Lui, chi sono io perché non lo facciano a me? Se hanno trattato così il Maestro, chiunque dei discepoli, chiunque di voi, non occorre che sia Papa, non chiede altro. Tanti martiri nella Chiesa ci insegnano questo.

Noel Díaz lo lascia reagire di fronte al testo di Giovanni 21, in cui Gesù chiede a Pietro se lo ama, per poi confermarlo nella sua missione, ma anche per dirgli che il cammino non sarà facile.

Una conferma e una promessa. Quando Pietro lo aveva professato, Gesù gli aveva promesso che le porte dell’inferno non avrebbero prevalso, che sarebbe restato saldo finché fosse stato sulla pietra. Qui lo conferma tre volte. Pietro si rattrista perché si ricorda delle tre volte che lo ha rinnegato, e allora si rattrista, e alla fine il Signore lo conferma per la terza volta. Gli dice forse: «D’ora in poi non ti succederà nulla di male, ora avrai tutto il potere, ora avrai tutto il denaro, ora la gente ti seguirà»? Gli dice forse questo? No! Gli dice: «Vai avanti, perché quando sarai vecchio andrai dove non vorrai, ti porteranno dove non vorrai, ti spoglieranno e finirai come me, crocifisso». Il Signore promette a Pietro il suo cammino, il cammino della croce, il cammino del dono totale, il cammino di riporre la fiducia solo in Lui.

È interessante che quando Pietro professa che Gesù è il Figlio di Dio — la forza dello Spirito Santo glielo fa professare — poi perde l’orientamento. E quando Gesù parla della croce, cerca di convincerlo del contrario. Pietro cade in un pensiero mondano e qui accade lo stesso. Gesù gli dice questo, lui accetta, [Pietro] allora si gira verso Giovanni e chiede: «Signore, già che è qui, che cosa sarà di lui?» È il Pietro pettegolo, il Pietro che si dimentica in quel momento di ciò che il Signore gli ha detto per fare un pettegolezzo su un altro.

Siamo così, ma il Signore si prende cura di noi con il suo potere, anche quando bisogna affrontare il martirio, ci accompagna con la sua mano. E a proposito del martirio, vorrei concludere parlando dei martiri di oggi. Ci sono più martiri oggi che all’inizio della Chiesa. Martiri cristiani, martiri che per il solo fatto di essere cristiani vengono decapitati e che professano Gesù. Martiri che stanno in carcere per aver professato Gesù. Sono nostri fratelli! È la Chiesa dei martiri. È questa la Chiesa che trionfa, non la Chiesa con i soldi nelle banche. È questa che trionfa, la Chiesa dei martiri, della testimonianza. Perché martirio vuol dire testimonianza. Ho menzionato quelli che danno la vita, ma anche quell’uomo, quella donna che lavora tutti i giorni per educare i propri figli nella vita cristiana e per dare loro testimonianza, è un martire. «No, padre, come fa a essere martire se non lo hanno ucciso?». No, martire significa testimone. Martirio è testimonianza, è la traduzione del termine greco. Qualsiasi testimone di Gesù è martire, cioè rende testimonianza. E anche lui porta avanti la Chiesa.

Che Dio vi benedica tutti e pregate per me, per favore.

Noel Díaz chiede la benedizione per tutti.

E a tutti voi, che state vedendo e ascoltando questa conversazione, auguro che il Signore vi apra il cuore e faccia entrare lì la sua Parola. Perciò vi benedico di tutto cuore. Vi benedico. Vi do la mia benedizione come padre, come fratello maggiore, come servitore di tutti voi. Che vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. E per favore, pregate per me. Grazie.

Noel Díaz chiede una seconda benedizione per i migranti: «Tutto questo rappresenta i migranti, avevo detto loro che avrei chiesto la Sua benedizione».

Pensando ai migranti, a coloro che hanno dovuto lasciare la propria patria, che sono accolti da tante gente buona o gente indifferente, che sono sul cammino dell’esilio, lontani dalla propria patria, che sentono nostalgia degli amici, della famiglia, della bellezza della patria: a tutti loro do la mia benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.