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Pellegrini di Speranza La storia di Bob che si è liberato dalla prigione della violenza

La pace non si ottiene adorando il “dio della guerra”

 La pace non si ottiene adorando il “dio della guerra”  ODS-032
17 maggio 2025

di Nicolaie Atitienei*

In un anno in cui proclamiamo il primato della bontà nelle relazioni tra le persone, ci sentiamo sempre più assediati da notizie che, invece, parlano solo della negatività del cuore e del comportamento umano. È difficile evitare di abituarsi a tutto questo, visto che al giorno d’oggi si sta inculcando l’idea che si possa ottenere la pace solo adorando il “dio della guerra” che pretende che ci si armi sempre di più, che si sia ancor più pronti alla guerra. Questa nuova e vecchia religione — che si sta diffondendo a macchia d’olio — ci rende sempre più scettici di fronte alla possibilità che esista un’altra strada per raggiungere la pace.

Anche la storia di Bob è stata accolta all’inizio con un certo scetticismo. Bob è arrivato dall’Africa alcuni anni fa, da uno dei tanti luoghi che hanno vissuto per generazioni gli orrori della guerra.

Come ci ha raccontato egli stesso stesso: «Lì c'è sempre una guerra. La gente non vuole combattere. Le persone cercano di scappare. Ma vengono catturate con la forza. Anche ora c’è una guerra in corso. E la gente non può sfuggirvi. Nessuno pensa più alle cause che hanno scatenato le violenze. Se anche qualcuno le ricordasse, non hanno più importanza. Ormai è la guerra per la guerra».

Bob è stato faccia a faccia con tutto questo male. Non riesce a parlare nei dettagli di ciò che è accaduto e ha visto. A volte ci prova e guardandolo negli suoi occhi si può capire la profondità della cicatrice che un tale male ha lasciato nella sua anima.

Tuttavia, dopo aver trovato una via d’uscita da questo male ed essere riuscito a venire in Canada, Bob ha dovuto affrontare da solo, per anni, le conseguenze di ciò che ha vissuto. Senza alcun aiuto. E lo ha fatto in un modo che potrebbe sembrare incredibile per le persone d’oggi.

Ha deciso di digiunare e di pregare. Ogni giorno andava in una chiesa in fondo alla strada e pregava due volte davanti alle porte chiuse. Durante la settimana la chiesa resta chiusa per la maggior parte del tempo, tuttavia Bob continuava a pregare ogni giorno e a digiunare fino al tramonto.

Quando veniva a trovarci nella nostra missione, non prendeva nemmeno il caffè, perché era a digiuno. Questo alleviava la sua rabbia interiore e gli dava speranza in un cambiamento personale. Così ha iniziato a parlare un poco del suo passato, ma solo per chiedere perdono.

Dopo un anno, siamo rimasti sorpresi nel sentire che Bob andava a trovare un uomo in ospedale. Aveva scoperto da solo che la gentilezza verso un’altra persona bisognosa faceva bene anche alla sua anima. E la sua vita ha continuato a cambiare.

Ora Bob lavora nel forno della nostra comunità, dove ha imparato a fare il pane. Durante la nostra ultima liturgia, per la comunione abbiamo usato il pane fatto dalle sue mani. Quelle mani che prima avevano toccato la violenza sono finite a curare i malati e a preparare il pane per la comunione.

Nella nostra comunità abbiamo un incensiere che ci è stato regalato dall'Etiopia molti anni fa. È stato realizzato con dei proiettili usati durante la guerra. Le persone sono creative, sanno trovare il modo per rispondere alla violenza che porta morte e distruzione, per trasformare le lance in falci.

Anche Bob somiglia a quell’incensiere etiope. Attraverso la sua trasformazione, attraverso il suo servizio, attraverso la sua nuova fragranza che viene dalla sua anima, ha trovato la libertà. Si è liberato dalla prigionia della violenza con la preghiera, il digiuno, la cura dei malati e la produzione del pane della vita.

Oggi, di fronte a un mondo scettico sulla possibilità di raggiungere la pace con altri mezzi che non siano il progressivo armamento e la preparazione di altre guerre, gli occhi di Bob, che ha visto questo male faccia a faccia, indicano una strada diversa. Proprio come l'incensiere etiope fatto con i proiettili.

* Sacerdote ortodosso - St. John
the Compassionate Mission, Toronto