· Città del Vaticano ·

Gemma Vecchio e la sua associazione “Casa Africa”

La dignità è l’abito più elegante

 La dignità è l’abito più elegante  ODS-032
17 maggio 2025

In piazza dei Navigatori, non troppo distante dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura, c’è una delle sedi dell’associazione di volontariato “Casa Africa”. La scrittrice Espedita Fisher ha incontrato la fondatrice dell’associazione, Gemma Vecchio, e ha raccolto per «L’Osservatore di Strada» la sua storia.

Il mio nome è Gemma, ma tutti mi conoscono come “Mamma Africa”. Ho iniziato cercando di portare aiuto ai tanti migranti africani che passavano per Roma, ma oggi ci prendiamo cura di giovani e famiglie di sessantaquattro paesi diversi. E gli italiani non sono pochi.

L’attività di volontariato è iniziata nel 1978, ma solo il 5 dicembre 2013 ho scritto la nostra costituzione: la notte in cui morì Mandela. Lo sognai, mi disse: «Adesso devi pensarci tu!». Al mio risveglio sulla carta iniziarono a scorrere fiumi di parole, concetti che descrivono la nostra mission, basata sul rispetto dei diritti umani, attraverso la cooperazione internazionale.  Sto scrivendo due libri che raccontano la mia storia: fatta di donne, uomini e bambini in fuga verso la salvezza.

Sono nata in Eritrea, ad Asmara. La passione per il volontariato mi è stata ispirata dai Cavalieri di Malta: da bambina, dopo la scuola, svolgevo servizio nel loro ambulatorio medico.

La prima volta che visitai l’Italia fu con la mia famiglia nel 1974, dopo quella vacanza la nostra vita cambiò per sempre. Il 12 settembre c’era stato il colpo di stato, ma i media italiani non avevano dato la notizia. Così, al nostro ritorno, coprifuoco, repressione, beni requisiti e cibo razionato. Stentavo a riconoscere il mio paese: l’Eritrea era sempre stata crogiuolo di razze, religioni e culture diverse, esempio di integrazione e armonia.

Nel 1977, a 24 anni, lasciai definitamente il paese per stabilirmi in Italia. Grazie a mio padre avevo la cittadinanza e, provenendo da una famiglia benestante, non trovai difficoltà. Una sorte diversa da quella della maggioranza dei miei connazionali, che, per cercare una vita migliore, finì vittima di una vera e propria tratta di esseri umani.

Disponendo di un grande appartamento nella zona di Villa Bonelli, fu per me naturale metterlo a disposizione degli altri meno fortunati. Cominciai ad accoglierli senza farmi tanti problemi di documenti e regolamenti, offrendo alloggio, cibo, abiti puliti. Ma per garantire a tutti una possibilità vera di integrazione, presi a cercare contatti con i loro amici e parenti già emigrati in Europa. Acquistavo i biglietti ferroviari e mi assicuravo che ognuno potesse varcare il confine e giungere a destinazione. Nessuno è mai tornato indietro, tutti hanno trovato la loro strada per grazia di Dio.

In Italia si respirava un clima molto respingente nei confronti dei migranti, per cui cominciai a sentire l’urgenza di ufficializzare la mia attività di aiuto. Così, grazie all’amicizia e alla solidarietà di molte persone, riuscii a trovare uno spazio. Oggi la sede principale dell’associazione è in via degli Artisti. Al grido di Ged up stand up for yuor Life svolgiamo numerose attività: oltre ai corsi d’italiano gratuiti, promuoviamo un campionato di calcio under 21, Mondialito, molti dei giocatori sono ragazzi richiedenti asilo.

Il nostro ultimo progetto è l’accademia d’arte culinaria, associata a un ristorante. Abbiamo già allestito una sede dedicata in piazza dei Navigatori, con una cucina professionale e la sala, ma siamo ancora alla ricerca di fondi per l’acquisto di una cappa a norma di legge (per contribuire consulta il sito www.casaafrica.it) .

È un modo per restituire dignità, avviando le persone ad un’attività lavorativa. La dignità è l’abito più elegante che un essere umano possa indossare e non va calpestata. L’accademia è stata istituita con l’aiuto di chef professionisti volontari ed è rivolta ai migranti, ma anche agli italiani che cercano nuove opportunità professionali.

Parte fondamentale del progetto è anche la distribuzione di pasti alle persone senza dimora che gravitano intorno alla Stazione Termini. Con l’aiuto degli amici del Banco alimentare Roma recuperiamo le materie prime dai mercati con le quali prepariamo fino a 150 pasti caldi per chi è in difficoltà.

I nostri volontari lavorano in strada, cercando di creare relazioni che facilitino l’inclusione. Molti ragazzi che arrivano da noi sono inoltre perfettamente in grado di ristrutturare e coltivare, per questo motivo vorrei realizzare un centro di formazione residenziale riconosciuto dalle istituzioni, anche rivolto alla rivalutazione dei borghi disabitati. L’idea è quella di creare un luogo destinato alla difesa dei diritti umani e alla salvaguardia della natura, attraverso attività come l’apicultura e l’agricoltura.

Il sogno è poi quello di realizzare un progetto gemello in Africa, che permetta alle famiglie di restare unite e lavorare nel loro paese.

Ho dedicato la mia vita a questa causa e continuerò a farlo: consapevole di essere, come gli altri, esule su questa terra, pellegrina di speranza.