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Sulle vie della speranza, oltre le barriere

 Sulle vie della speranza, oltre le barriere  QUO-098
29 aprile 2025

di Lorena Leonardi e Daniele Piccini

Una vita piena di socialità, ricca di istruzione e sport, arte e cultura, turismo e intrattenimento. È quella disegnata dalle esperienze de «Le vie della speranza», gli stand che popolano via della Conciliazione dove, tra ieri e oggi, sono transitate circa diecimila persone con disabilità in occasione del loro Giubileo.

Un evento che celebra, come voleva Papa Francesco, persone che non sono «pesi» ma «risorse», anzi, «doni bellissimi di Dio». «Spesso invece noi disabili ci scontriamo con continui impedimenti quotidiani: lo scivolo del marciapiede occupato, le barriere architettoniche, la burocrazia che ingolfa l’assistenza sociale», lamenta Giuseppe Frezzetti di Reggio Emilia, 65 anni. «La mia vita è stata sempre in carrozzina — prosegue l’uomo, che è sposato e padre quattro figlie — eppure ho potuto fare tutto, sono stato persino alle Giornate mondiali della gioventù. Il problema non è ̀la carrozzina, ma l’ambiente intorno. Se messo in condizioni di operare, i più disabile dei disabili può essere una risorsa».

Trasformare la disabilità in opportunità di partecipazione comunitaria è proprio il compito del Movimento apostolico ciechi. «Appoggiandoci ai gruppi diocesani — sottolinea il presidente Michelangelo Patanè — favoriamo l’inserimento nell’ambito delle comunità parrocchiali e mettiamo a disposizione testi religiosi in formato braille, audio o digitale».

Rompere le barriere che ostacolano i disabili nell’accesso alla propria esperienza di fede è ̀ da sempre il compito dell’Unitalsi. «Il nostro obiettivo — spiega Teresa, volontaria da 25 anni — è accompagnarli sempre, non solo ai santuari mariani, e non solo fisicamente, ma anche con la parola e l’ascolto. I frutti che raccogliamo sono le loro emozioni. Riceviamo molto più di quello che diamo».

Una sessantina di disabili con i loro accompagnatori colorano di arancione la via: vengono dall’Istituto Serafico di Assisi, che promuove attività per bambini e giovani adulti con disabilità di ogni tipo. «Il nostro slogan è l’amore concreto!», urlano mentre camminano compatti. E davvero pare difficile trovare altrove più amore di quanto non ve ne sia in questa mescolanza di volti, sorrisi, sguardi smarriti e mani rassicuranti, tutti insieme, talmente vicini da confondere, da smarrire le etichette, da scompaginare le diagnosi, persino da riscrivere il concetto di normalità.

C’è ogni declinazione della realtà, in questa carrellata di iniziative: dalla scuola audiofonetica alle strategie della comunicazione aumentativa alternativa per garantire la comunicazione a chi non può farlo in modo tradizionale, come gli autistici, fino all’Officina dei sensi, che opera come impresa sociale per produrre welfare rivolto a bambini con deficit visivi e neurologici. Ancora, cammini accessibili ai non vedenti, come gli itinerari giubilari molisani e «I luoghi di Catarsini», in Toscana, o i mosaici ravennati realizzati in braille, perché ciascuno possa sfiorare la bellezza.

Attraversa l’incrocio, temerario nel tempo di un semaforo giallo, un papà in sella a una bicicletta speciale, attrezzata appositamente per spingere, dai manubri, il figlio adolescente in sedia a rotelle.

In magliette turchesi, dominate da un arancino con tanto di coppola sulla punta, i ragazzi di «N’Arancina speciale» vengono da Caltanissetta per raccontare un progetto che coinvolge disabili e ex minori stranieri non accompagnati nella produzione e vendita della gastronomia siciliana. Accanto al loro food truck, tra piazza Pia e Castel Sant’Angelo, anche i giovani di PizzAut, il laboratorio sociale dal quale sono nate due pizzerie gestite interamente da ragazzi autistici: «Ricordiamo bene le parole che ci ha detto Papa Francesco, che noi siamo come il buon samaritano», spiegano facendo riferendo, non senza commozione, all’incontro avvenuto in udienza privata nel 2022.

Girano una grande ruota colorata a spicchi, i giovani de «La casa delle luci», una iniziativa rivolta a giovani e adulti con disabilità che comunicano con la lingua dei segni, promuovendo in particolare la loro autonomia con dei weekend ad hoc. A ogni triangolo della ruota corrisponde una parola, che i ragazzi non udenti presenti volentieri “traducono” immediatamente in Lis per donarla a chi passa di lì. Un gesto dopo l’altro, un passo dopo l’altro, l’inclusione non si costruisce in un giorno, ma ogni giorno.

Anche oggi, mentre suona la musica trasmessa in diretta da Radio Borgo Guanella, laboratorio di relazione e dialogo, via della Conciliazione si trasforma in una discoteca a cielo aperto. In una sorta di flash mob spontaneo, si mettono a ballare azzardando coreografie anziani e giovani, disabili e normodotati, giornalisti e passanti, uomini in giacca e cravatta, studenti in gita. L’inclusione è qui, l’inclusione è ora.