«Siamo qui

di Rocío Lancho Garcia e Lorena Pacho
Tra le centinaia di migliaia di persone radunatesi oggi, 26 aprile, in piazza San Pietro per l’ultimo saluto a Papa Francesco, c’erano anche numerosi suoi connazionali argentini, venuti a congedarsi da colui che fu anche il loro arcivescovo a Buenos Aires. «Addio Padre, Maestro e Profeta. I giovani di Scholas», recitava un grande striscione dell’organizzazione internazionale di diritto pontificio, fondata da Bergoglio nel 2013 e che si propone di promuovere l’educazione e l’inclusione sociale.
I poveri e i movimenti sociali della patria di Francesco, che tanto hanno segnato il suo lungo e fecondo percorso prima come sacerdote e poi come arcivescovo, e ai quali egli ha sempre riservato un posto centrale nel suo operato, erano anch’essi presenti alle esequie. Joaquín Giangreco, sacerdote villero ordinato da Bergoglio durante il suo episcopato nella capitale argentina, è giunto a Roma dalle periferie di Buenos Aires per salutare il suo maestro. È stata la solidarietà, unita alla Provvidenza, a permettergli il viaggio: un gruppo di fedeli si è spontaneamente mobilitato per finanziare il costo del biglietto aereo. «Mi hanno persino procurato un passaporto, perché non ne avevo», racconta il prete ai media vaticani.
Attualmente parroco nel distretto di Moreno, è arrivato nell’Urbe ieri, 25 aprile, e nella basilica di San Pietro ha potuto pregare davanti al feretro di Jorge Mario Bergoglio, che conosceva bene. «Sentivo il bisogno di venire, a nome di tutte le comunità più umili con cui lui ha condiviso tanto tempo», afferma commosso. «È stato come dire addio a mio padre. Quando mi sono trovato davanti alla bara, il dolore mi ha spezzato, ma sentivo il bisogno umano di rappresentare tutte le villas in un momento così profondo».
In Argentina, le villas miseria — o quartieri popolari — sono insediamenti urbani precari, caratterizzati da abitazioni costruite in modo informale, spesso prive di servizi essenziali come acqua potabile, sistemi fognari, elettricità o raccolta dei rifiuti. E i curas villeros sono preti cattolici che vivono e operano accompagnando le comunità più povere che le abitano. Non si limitano a celebrare sacramenti, ma si impegnano nella vita quotidiana dei quartieri: organizzano mense, dopo-scuola, laboratori di formazione professionale, campagne sanitarie e molte attività sociali. Il loro impegno era particolarmente apprezzato da Francesco, che li ha sempre incoraggiati a rimanere accanto agli ultimi.
«La gente delle nostre comunità ha seguito con grande partecipazione la cerimonia esequiale, inviando messaggi e pregando nelle cappelle; il legame con il Santo Padre è rimasto fortissimo, perché lui è sempre stato vicino a noi», spiega padre Joaquín.
Ricorda anche i preziosi consigli ricevuti da Francesco, al quale spesso confidava inquietudini e preoccupazioni, ricevendo risposte cariche di vicinanza e fraternità. «L’ultima raccomandazione me la diede a febbraio, prima del ricovero in ospedale: Francesco desiderava una Chiesa fondata sul Vangelo, che fosse carezza di Dio e misericordia per chiunque si trovasse caduto», sottolinea il sacerdote.
A Roma è venuto anche padre Leonardo Silio: entrambi incarnano la Chiesa in uscita che non abbandona le periferie. Contemplando la basilica di San Pietro, il sacerdote rievoca un’immagine in particolare della domenica di Pasqua: «Lo rivedo mentre benediceva il popolo dalla Loggia della basilica. Alla sua prima uscita pubblica chiese al popolo la preghiera per essere un buon pastore e alla fine l’ultimo gesto che ha compiuto è stato ancora una benedizione».
In piazza San Pietro era presente oggi anche Sergio Sánchez, in rappresentanza della Federación Argentina de Cartoneros, Carreros y Recicladores. «Il nostro movimento ha lavorato con Francesco per le “tre T”: terra, tetto e lavoro. Questa è la sua eredità. Vorrei che tutti capissero quanto sia importante questo appello», spiega. Figura di rilievo del movimento dei cartoneros, Sánchez aveva stretto un rapporto personale con Bergoglio fin dal 2005 a Buenos Aires. E oggi Sergio lancia un messaggio al mondo: «Non dimenticate i poveri, chi è caduto, le storie che questo grande Papa ci ha lasciato, né i suoi appelli per gli esclusi».