Quella carezza degli amici

di Benedetta Capelli
Le lacrime di Grazia, quelle di Bartolo, l’omaggio silenzioso di Fabrizio. La compagnia dell’«Osservatore di Strada», giornale dell’amicizia sociale e della fraternità che è inserto mensile del nostro quotidiano, ha restituito a Papa Francesco quello sguardo amorevole che lui, come padre, ha donato in modo incondizionato, mettendo i poveri al centro del suo magistero, pensandoli e curandoli, offrendo loro l’assistenza medica, le docce per l’igiene personale, un letto per dormire e un giornale sulle cui pagine esprimere i propri pensieri, portare il proprio sguardo sulla realtà.
Nel pomeriggio di ieri, 25 aprile, i membri di questa comunità hanno reso omaggio alle spoglie del Pontefice nella basilica di San Pietro. L’appuntamento era stato fissato per le 14.30 davanti all’ingresso del Petriano, ma il gruppo è arrivato prima, nel timore di restare bloccato dalle tante persone in fila. Fra’ Agnello Stoia, parroco francescano conventuale della basilica Vaticana e amico di questa umanità ferita da una vita che non ha fatto sconti, li ha accompagnati insieme a don Stefano, a Piero e a tanti altri che li custodiscono con cura e grazia. Da lì il passaggio verso piazza Santa Marta e poi l’ingresso dalla Porta della Preghiera. Molti si guardavano intorno stupiti dalla bellezza della basilica, cercavano di scorgere il feretro del Pontefice in mezzo all’incessante passaggio dei fedeli. Piano piano, poi, sono arrivati davanti al loro amico, il Papa che li ha amati. È stato un momento commovente, erano lacrime vere quelle che rigavano alcuni volti. Il segno della croce, un bacio lanciato verso Francesco, poi è stata recitata una preghiera, affidando a lui pensieri, ricordi e speranze.
Giuseppe scrive per «L’Osservatore di Strada», anche nell’ultimo numero c’è la sua firma, si sente e lo è un reporter. «Sei stato — ha scritto del Papa — quel raggio di luce che, con delicatezza ma in modo potente, illumina la tetra oscurità che, cinica, attanagliava i nostri sguardi». «Ha avuto con noi un rapporto molto diretto, è stato un Pontefice molto vicino alle necessità dei bisognosi, è stato di tutti, ma soprattutto non ha mai dimenticato le persone più umili, quindi lo consideriamo uno di noi», ha aggiunto.
Nella compagnia c’era anche Bartolo Mercuri, presidente dell’associazione «Il Cenacolo» con sede a Maropati, in provincia di Reggio Calabria, paese di 1.400 anime ai piedi dell’Aspromonte. Lo chiamano «Papà Africa» perché assiste gli immigrati della Piana di Gioia Tauro. «Per me è stata una gioia grande vederlo per l’ultima volta, Papa Francesco mi è stato vicino più di ogni altro al mondo. Sono 25 anni che il Signore mi usa per aiutare centinaia di migliaia di persone e Francesco mi è stato vicino, specialmente durante la pandemia, quando ha mandato il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski con un furgone pieno di viveri, mi ha lasciato una bella somma e abbiamo aiutato tutti i poveri della Calabria. Poi il porporato, due mesi fa, è andato dai ragazzi alla tendopoli di San Ferdinando, ha permesso la costruzione delle docce e ha donato la lavanderia».
Bartolo ha cambiato vita in carcere, tra le sbarre ha incontrato l’amore di Dio. «Mi sono fatto 25 mesi di reclusione da innocente — ha spiegato —, ma ho capito cosa significa la sofferenza e per questo devo aiutare tutti quelli che soffrono. Ho promesso a Dio che qualunque povero, qualunque persona che soffre e che incontro nella mia vita, io l’aiuto».
«Il Cenacolo» ha 7.000 assistiti: «È una piccola speranza — ha detto Bartolo — per tanti poveri della Piana di Gioia di Tauro, che sono tantissimi, in particolare ragazzi africani e ucraini, bulgari, romeni. Diamo loro un po’ di speranza». «Sono sicuro che il Papa mi ha aiutato sulla terra e mi aiuterà dal cielo; ora intercede anche per me, perché mi voleva bene — ha concluso —. Una volta mi ha visto triste, amareggiato, sconsolato perché mi sentivo solo. anche se circondato da tanti volontari. Eravamo a Casa Santa Marta, a pranzo, gli avevo portato alcuni agrumi e lui si è accorto del mio stato d’animo. Mi ha detto: “Sei più forte nella tristezza che nell’allegria. C’è Dio con te”. Queste parole mi sono rimaste impresse nel cuore, non le dimenticherò mai. Per me Papa Francesco è stato più che un padre».
Intanto dal Dicastero per il Servizio della carità si apprende che migliaia di rosari del Pontefice sono stati distribuiti ai poveri della città di Roma. A portarli lo stesso cardinale Krajewski, con l’intenzione di donare per sempre “la carezza” del Santo Padre. Una distribuzione avvenuta nelle mense, nei dormitori, presso le stazioni: i principali luoghi di riparo dei senzatetto.
Per leggere sul sito del nostro giornale il numero speciale de «L’Osservatore di strada» clicca qui