Abbraccio simbolico

da Buenos Aires
Silvina Oranges
In un clima di profonda commozione, una moltitudine di fedeli ha reso omaggio oggi a Papa Francesco nella sua Buenos Aires con una veglia, una Messa e un “abbraccio simbolico” nella storica Plaza de Mayo.
Poco dopo le esequie celebrate in San Pietro, nella capitale argentina la messa di suffragio è iniziata alle 10 locali (le 15 di Roma), all’altare allestito all’esterno della cattedrale. Ha presieduta l’arcivescovo Jorge Ignacio García Cuerva, concelebranti i quattro vescovi ausiliari — Iván Dornelles, Alejandro Pardo, Alejandro Giorgi e Pedro Cannavó — e altri presuli delle diocesi del Paese sud-americano e sacerdoti del clero di Buenos Aires.
Commentando il brano evangelico di Marco (16, 9-15) — che narra l’apparizione di Gesù risorto a Maria Maddalena e ai discepoli, e l’esortazione ad «andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura» — proclamato durante la liturgia, monsignor García Cuerva ha spiegato: quanti «avevano seguito Gesù erano afflitti e piangevano. Come noi oggi: piangiamo perché non vogliamo che la morte abbia l’ultima parola; piangiamo perché è morto il padre di tutti; perché sentiamo già nel cuore la sua assenza fisica; perché ci sentiamo orfani; perché non riusciamo ancora a comprendere né a misurare a pieno il suo ruolo di leader mondiale; perché già ci manca profondamente».
Il presule — che non si è recato in Vaticano per le esequie, restando accanto ai fedeli della propria diocesi, nello stile di Papa Francesco —, ha poi citato Carlos Gardel, icona del tango argentino: «Le lacrime trattenute si rifiutano di sgorgare, e non ho il conforto di poter piangere».
In un altro passaggio dell’omelia, l’arcivescovo ha ricordato che Bergoglio, «come un buon padre, è stato padre di tutti, ma si è occupato in particolare dei più fragili, ha avuto una predilezione per gli ultimi, gli emarginati, i malati, per coloro che questa società scarta; un cuore di pastore, plasmato a immagine del Cuore di Gesù, sempre disponibile all’ascolto e al perdono, invitandoci a nostra volta a impegnarci per chi soffre».
Da qui l’invito ai presenti a rivolgere lo sguardo al frontone della cattedrale, dove è raffigurato l’incontro biblico tra il patriarca Giacobbe e suo figlio Giuseppe. Un’opera scelta per commemorare, attraverso l’arte, la riconciliazione nazionale tra Buenos Aires e la Confederazione Argentina, siglata nel Patto di San José de Flores nel 1859. «Oggi vorrei che volgessimo lo sguardo a quella scena — ha detto — e immaginassimo l’abbraccio che ci dobbiamo come argentini: l’abbraccio negato a chi pensa diversamente, a chi ha altre abitudini o stili di vita, l’abbraccio mai dato a chi soffre, o agli stessi abbracci mancati durante la pandemia».
«Come popolo, desideriamo dare a Francesco un grande abbraccio e dirgli: grazie, perdono e ti vogliamo bene. Ma sappiamo anche, come ho detto, che ci dobbiamo ancora tanti abbracci tra di noi. Ecco allora il dono più bello che possiamo fare al Papa, padre di tutti: impegnarci, come Chiesa e come società, a rendere concreto il suo magistero, per vivere finalmente quella fraternità tanto sognata tra argentini», ha concluso.
Prima della messa, nella notte, giovani appartenenti ai Movimenti popolari si erano radunati sui gradini della cattedrale per una veglia di preghiera con candele e fiaccole, seguendo la diretta delle esequie da Roma, attraverso maxi-schermi. Al termine è stato realizzato il gesto simbolico dell’abbraccio a Francesco: un’immensa immagine del Pontefice ha cinto la storica Plaza de Mayo, dando vita a una commovente processione di ringraziamento per la vita del compianto concittadino nato il 17 dicembre 1936 nel quartiere di Flores.
Erano presenti autorità del governo nazionale, provinciale e municipale, delegazioni della Unión de Trabajadores y Trabajadoras de la Economía Popular (Utep) e della Confederación General del Trabajo (Cgt), oltre a rappresentanti di altri culti.
Come parte degli omaggi, nel pomeriggio di sabato, le comunità dei “Hogares de Cristo” — iniziativa promossa da Francesco per il recupero dei giovani dalle dipendenze — hanno realizzato un pellegrinaggio nei “luoghi del dolore” della città, che Bergoglio era solito visitare: la Casa Mama Antula, Plaza Constitución, l’Ospedale Borda, il carcere del Muñiz e la parrocchia Virgen de Caacupé nella villa 21-24. «Faremo memoria delle sue parole e imiteremo i suoi gesti, per essere una Chiesa in uscita, più simile a un ospedale da campo che a qualsiasi altra cosa. Questo patto d’amore verso Francesco lo rinnoveremo ogni anno, come parte del suo lascito, visitando anche altri luoghi dove ci ha insegnato ad essere una Chiesa povera per i poveri, come ha sempre sognato», ha dichiarato l’Equipo de sacerdotes de barrios populares y villas de Argentina, ovvero il gruppo di sacerdoti che operano nelle periferie del Paese.