«Era un padre, un fratello,

«Era un padre, un fratello, un amico. Mancherà a tutti». Col suo grande zaino verde, le scarpe consunte, il velo blu en pendant con gli occhi di un azzurro intenso, suor Geneviève Jeanningros questa mattina presto si era messa in fila in via della Conciliazione in mezzo ai fedeli e pellegrini diretti in Basilica vaticana a rendere omaggio al Papa.
La piccola sorella di Gesù, angelo di giostrai e rom, poveri e transgender a Ostia era persona cara a Francesco. Che le telefonava, la aiutava e ogni tanto la prendeva pure affettuosamente in giro. Come quella volta, durante la visita del 31 luglio al Luna Park di Ostia in cui la religiosa ha speso anni e anni della sua opera pastorale, in cui il Pontefice chiese ai circensi: «Ma spiegatemi una cosa: suor Geneviève cosa fa qui? Doma i leoni?». O ancora quando — durante una delle tante udienze generali in cui la religiosa era in prima fila insieme portando al Papa gruppi di quell’umanità sofferente di cui si prende cura — Francesco, vedendola con una fascia sul braccio le domandò: «Cosa hai fatto?», «Santo Padre, sono caduta», «e il pavimento si è fatto male?». Una battuta in riferimento allo spirito coriaceo di questa donna alta poco più di un metro e cinquanta, dai modi gentili e dal cuore semplice.
L’immagine divenuta, tuttavia, virale di lei è quella del giorno della traslazione del corpo del Pontefice in Basilica, quando, rompendo ogni protocollo, si è distaccata dalla fila e si è messa in un angolo a piangere. Braccia conserte, fazzoletto sugli occhi, lo sguardo diretto verso il Papa. Non vuole commentare quel momento suor Geneviève: «Non ce la faccio», dice fuori da San Pietro, con gli occhi ancora lucidi. È la quarta volta che va dal Papa, ma ha sempre la stessa reazione. L’hanno cercata tutti in questi giorni per una intervista o un ricordo: «Non voglio parlare con nessuno, chiedo scusa», ripete col suo accento marcatamente francese. La suora accetta di condividere un breve ricordo con i media vaticani, solo — sottolinea — per rendere omaggio a un Papa «grande». «Io gli ho voluto troppo bene, ecco, è così».
Di Jorge Mario Bergoglio dice che gli mancheranno «gli occhi, lo sguardo, quando mi diceva vai avanti. E anche l’aiuto. Abbiamo avuto tanto aiuto. Sì, sì. Ma forse più l’aiuto morale, vedi, siamo venuti tante volte, la sua accoglienza non aveva limite. E poi tanta speranza. Dico sempre era un padre, un fratello, un amico. Mancherà a tutti. E si vede! Mi emoziona vedere così tanta gente», dice la suora.
Questa mattina ha pregato davanti al feretro di Francesco, poi, alla fine gli ha mandato un bacio. Un altro gesto di tenerezza dopo il pianto di tre giorni fa: «In tanti mi avevano detto: quando vai da Papa Francesco, portaci con te. E allora gli ho affidato tutto». (salvatore cernuzio)