· Città del Vaticano ·

Fedeli da tutto il mondo
in silenzio davanti
alla bara aperta

 Fedeli da tutto il mondo in silenzio davanti alla bara aperta  QUO-093
23 aprile 2025

di Isabella H. de Carvalho
e Daniele Piccini

Un lungo fiume di persone scorre lentamente per la navata centrale della basilica di San Pietro per vedere da vicino la salma di Papa Francesco, traslata questa mattina da Casa Santa Marta. Fedeli di tutti il mondo con espressioni di attesa, occhi chiusi in preghiera o lacrime che rigano i volti.

Dentro il tempio c’è silenzio nonostante la moltitudine di donne e di uomini di tutte le età e le nazionalità. Alcuni rimangono inginocchiati a lungo davanti alle sedie allestite vicino alla bara aperta del Pontefice morto, altri invece pregano sommessamente, facendo scorrere tra le dita le coroncine del rosario, come quella intrecciata tra le mani di Francesco. Un uomo si avvicina al feretro con una bambina in braccio e le parla all’orecchio, mentre lei fissa lo sguardo su Jorge Mario Bergoglio. Intanto i gendarmi fanno avvicinare un gruppo di anziani e disabili.

Una donna con i capelli corti bianchi si asciuga le lacrime con un fazzoletto, mentre stringe il braccio della sua accompagnatrice.

Vive a Roma ma viene dalla Puglia, l’uomo che ha appena dato l’ultimo addio al Papa e non ha ancora smaltito la tempesta di sentimenti. Si chiama come lui, Francesco. «Oggi — dice ai media vaticani con le lacrime agli occhi — per me è stato un atto doveroso venire a salutare. Un Pontefice che mi ha trasmesso tanto. Tengo sempre in mente la parola misericordia che lui ci ha insegnato. Solo attraverso la misericordia possiamo vivere una vita serena, aiutando il prossimo». Ci teneva a passare a salutare il Papa prima di visitare i suoi genitori anziani in Puglia. «Ho apprezzato molto le sue battaglie per il disarmo e per l’accoglienza dei migranti. Si è battuto contro la guerra. Mi auguro che ora le grandi potenze ascoltino il suo messaggio, finora inascoltato», aggiunge.

Annamaria Capasso, da Napoli, vive a Roma proprio dal 2013, anno in cui è stato eletto Bergoglio. «È un Pontefice che ci ha lasciato delle forti emozioni per tutto quello che ha fatto. Quando lo vedevo abbracciare una persona fragile, mi commuovevo», confida la donna. «Sono potuta rimanere solo pochi secondi, ma è stato molto emozionante. Mi ha sempre molto colpito la sua semplicità. Anche i messaggi difficili che ha dato, per esempio di accogliere i migranti, dette da un cuore puro come il suo, arrivano in modo più facile», prosegue.

Anche Pietro, venuto nell’Urbe in vacanza in questo tempo pasquale, condivide gli stessi sentimenti. «Francesco manifestava con la sua persona, quello che era, cioè una persona buona. Abbiamo fatto una lunga coda sotto al sole. Ma nonostante questo siamo contenti e porteremo questo ricordo con noi per tutta la vita. Da lui abbiamo imparato l’umiltà. Grazie a questa sua umiltà, quello che ci chiedeva di fare, rispettare le persone, comportarci bene, sembrava più facile da fare. Questo ci rimarrà per sempre».

Anche Miriam, 14 anni, nonostante la giovane età, ha detto che conserverà nel cuore il sorriso dell’anziano vescovo di Roma. «Davanti alla sua tomba ho sentito che un’era è finita. Io, per la mia età ho conosciuto solo Francesco come Papa. Quindi mi sembra tutto strano. Non ho ancora realizzato che è morto», spiega commossa. «Mi ritengo molto fortunata ad essere potuta venire a vederlo. Di tutto il suo pontificato mi ha colpito molto il fatto che avesse sempre il sorriso nel volto anche quando stava male».

Già nelle ore immediatamente successive al decesso, nel lunedì dell’Angelo, avevano iniziato i collaboratori del vescovo di Roma e i dipendenti vaticani con i loro famigliari a recarsi presso la Domus che Jorge Mario Bergoglio aveva scelto come residenza. Nella cappella al pian terreno erano giunte anche diverse personalità per un ultimo saluto. Ieri, martedì 22, al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, avevano fatto seguito le visite del presidente del Senato italiano Ignazio La Russa, del sindaco e del rabbino Capo di Roma, Roberto Gualtieri e Riccardo Di Segni. Un flusso crescente di gente che fino alla mezzanotte ha sostato in preghiera davanti alla bara aperta.