
Ahmad Al-Tayyeb, grande imam di Al-Azhar, uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’islam sunnita con sede a Il Cairo, firmò con Papa Francesco, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Fra le tante reazioni giunte dal mondo musulmano, la sua è forse la più significativa. Al-Tayyeb piange la scomparsa di «un caro amico e fratello in umanità», di «un simbolo eccezionale» che «non ha risparmiato sforzi nel difendere la causa della dignità umana», specialmente oppressi, rifugiati, emarginati. Il grande imam ricorda «l’impegno incrollabile» del Pontefice nel costruire ponti con l’Al-Azhar e il mondo islamico in generale «attraverso le visite in diversi paesi musulmani e arabi», e «le sue posizioni coraggiose e imparziali» in particolare a protezione dei civili innocenti. E, ancora, il contributo alla pace globale e all’armonia religiosa. Il Consiglio dei musulmani d’Europa lo definisce «faro di pace e umiltà» auspicando che «la sua eredità di amore, giustizia e dialogo interreligioso possa continuare a ispirarci tutti». In una lettera Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, parla della condivisione di un sogno comune, «quello di un mondo in cui cristiani e musulmani, insieme a tutte le altre persone di buona volontà, possano vivere in armonia, rispettandosi e sostenendosi reciprocamente». Il mondo perde «una guida spirituale straordinaria» ma «la sua luce non si spegne», il suo spirito «continuerà a illuminare il nostro cammino», conclude.
Il Congresso ebraico mondiale rende omaggio al Papa con il presidente Ronald Lauder che lo definisce «un vero leader morale, un uomo di profonda fede e umanità e un amico fedele del popolo ebraico. Dai suoi primi anni in Argentina fino al suo pontificato, Francesco si è impegnato profondamente nel promuovere il dialogo interreligioso e nel garantire che la memoria della Shoah rimanesse una lezione guida per le generazioni future». Lauder evidenzia fra l’altro l’apertura di un ufficio del Congresso ebraico mondiale in via della Conciliazione nell’ottobre 2023 per promuovere le relazioni con i cattolici. In Italia l’Unione delle comunità ebraiche, esprimendo «alle sorelle e ai fratelli cristiani il cordoglio per l’improvvisa perdita di Papa Francesco», osserva che «il suo lungo pontificato, segnato dall’anno giubilare in corso, attraversa diversi cambiamenti epocali e crisi mondiali che generano importanti riflessioni, per l’oggi e il domani, nel solco dell’imprescindibile dialogo tra le fedi», oltre all’«importante attenzione all’antisemitismo crescente». Si unisce al cordoglio il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, per il quale «il suo pontificato è stato un importante nuovo capitolo nella storia dei rapporti tra ebraismo e cattolicesimo, con aperture a un dialogo talvolta difficile ma sempre rispettoso. Ricordo le numerose occasioni in cui l’ho incontrato, segnate sempre da simpatia, attenzione e confidenza». L’Assemblea dei rabbini d’Italia evidenzia «le doti di grande umanità con cui ha saputo parlare al mondo in tempi estremamente difficili» e rievoca la visita alla Sinagoga di Roma il 17 gennaio 2016 «come momento particolarmente significativo di un sincero dialogo con il mondo ebraico e di sensibile preoccupazione per il riemergere dell’antisemitismo».
L’Unione buddhista italiana mette in evidenza l’instancabile impegno per il dialogo interreligioso: «Papa Francesco ha saputo tessere legami di rispetto, amicizia e collaborazione tra le diverse tradizioni spirituali del mondo. In particolare, il suo costante invito a costruire ponti e non muri ha rappresentato un messaggio di speranza per il nostro tempo, segnato da divisioni e conflitti», scrive il presidente Filippo Scianna, che ricorda l’udienza del 27 maggio 2024, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, a una delegazione di monaci buddhisti thailandesi. «Nessuno si salva da solo. Possiamo essere salvati solo insieme, poiché siamo interconnessi e interdipendenti», disse il Pontefice. Parole, commenta Scianna, «che risuonano profondamente anche nella nostra tradizione spirituale che riconosce nell’interdipendenza la chiave per comprendere la realtà e coltivare una responsabilità condivisa verso ogni essere vivente».
L’Unione induista italiana (Sanatana Dharma Samgha) si unisce al dolore e alla preghiera di tutti i cattolici. «Ci lascia un grande vuoto — si legge in una dichiarazione — ma anche la responsabilità a proseguire nella direzione da lui indicata e continuare a camminare nel dialogo tra le fedi, tra le culture, come “artigiani di pace” e custodi di nostra Madre Terra». Negli anni del suo pontificato, l’Unione induista italiana «ha avuto l’onore e la gioia di poterlo incontrare in molte udienze generali e private, condividendo gli ideali di pace, di giustizia sociale e di grande rispetto per tutte le diversità. Ne ricordiamo la grande umiltà, bontà e sapienza. È stata una luce nel mondo per ogni credente per la sua umanità, per l’attenzione e l’ascolto dei più deboli, degli ultimi, sempre mosso “dal centro alla periferia e dalla periferia al centro”». (giovanni zavatta)