· Città del Vaticano ·

La recita della preghiera mariana guidata dal cardinale Ryłko a Santa Maria Maggiore

Accanto alla “Salus Populi Romani” e vicino ai fedeli

 Accanto alla “Salus Populi Romani” e vicino ai fedeli   QUO-092
22 aprile 2025

di Edoardo Giribaldi

Centoventisei volte. Tante sono state le occasioni in cui Papa Francesco ha incontrato lo sguardo della Salus Populi Romani, l’icona della Vergine che veglia da secoli sull’Urbe dal cuore di Santa Maria Maggiore. Ogni viaggio apostolico, tutte le «speranze e preoccupazioni», le «gioie e dolori», i «sogni e le attese» condivisi dal popolo di Dio e dal «mondo intero», tutto è passato da qui. Dal suo sguardo. Dal suo grembo di madre. L’ultima visita solo pochi giorni fa, il 12 aprile, alle soglie della Settimana Santa.

Ma ieri sera, 21 aprile, nel giorno del suo ritorno alla Casa del Padre, qualcosa è cambiato: la distanza si è annullata. Il Papa non era più ai piedi della Vergine: una sua immagine le era accanto. Un passo più vicino al cielo. Eppure, non un centimetro più lontano dalla sua gente. L’occasione è stata la recita del rosario guidata dal cardinale Stanisław Ryłko, arciprete della basilica Liberiana.

La preghiera mariana è iniziata alle 21. Le luci urbane al neon si sono mescolate a quelle calde delle candele poste ai piedi della fotografia di Francesco, sorridente. Le voci si sono abbassate, i clacson delle macchine sembravano ovattati. La città, per un momento, sembrava trattenesse il fiato. «Siamo qui riuniti ai piedi della Vergine Maria, per pregare per il nostro amato Santo Padre, Francesco. Proprio ieri, lo abbiamo visto nella benedizione Urbi et Orbi, e subito dopo in piazza San Pietro, per salutare i fedeli presenti», ha esordito il porporato, affiancato dal cardinale arciprete coadiutore Rolandas Makrickas.

«Tutti siamo rattristati e addolorati, ma siamo altrettanto sicuri che il Dio della vita gli spalancherà le porte della beata eternità», ha proseguito Ryłko, concludendo l’introduzione alla preghiera con un’invocazione: «O Maria, consola il nostro pianto, asciuga le nostre lacrime, conforta il nostro dolore. Accompagna, ti preghiamo, il nostro cammino incontro al Signore risorto».

Il sagrato della basilica non è bastato a contenere l’affetto di chi è accorso. La piazza, e persino le vie limitrofe, si sono riempite di fedeli che stringevano tra le dita le coroncine del rosario. Lacrime scorrevano su qualche viso, ma accanto a loro sbocciavano anche sorrisi: erano volti che, nel dolore, trovavano fiducia. Proprio come nelle parole del cardinale Ryłko: parole di fede che hanno saputo tenere insieme la nostalgia e la speranza.

Già dalle sette di sera, i fedeli si sono messi in fila. Accanto alla Porta Santa, un libro aperto ha raccolto le parole intime di chi era venuto a rendere omaggio al compianto Pontefice. «Caro Papa Francesco, aiutami a esaudire i miei sogni» ha scritto Alejandra, 25 anni, dalla Spagna. A Roma per le vacanze di Pasqua con la famiglia, si è ritrovata a sorreggere la madre che piangeva in silenzio, troppo provata per scrivere. E in quel gesto — una figlia che sostiene la madre — sembrava rivivere un’eco di quelle parole che il Papa ha consegnato ai giovani in tante occasioni: «Per favore, non perdere la capacità di sognare. Quando un giovane perde questa capacità, non dico che diventa vecchio, no, perché i vecchi sognano». Sì, gli anziani sognano. A occhi aperti, mentre affidano al libro un ricordo, un pensiero, un desiderio.

«Mio cugino si è sempre detto ateo. Sempre. Ma quando ti vedeva... si illuminava. Rimani accanto a lui, caro Papa. Ne ha bisogno!» sono state confidenze sussurrate e poi scritte, ma che hanno creato legami invisibili.

L’affetto e la riconoscenza per Francesco, ieri sera, hanno annullato ogni distanza. Specialmente nell’affidamento alla Salus che ha concluso il momento di preghiera, invocando «quella pace» che «solo» Gesù «può concedere». Incessantemente sperata e auspicata da Francesco.