· Città del Vaticano ·

Dopo il sisma dello scorso 28 marzo che ha colpito il cuore del Myanmar

La Pasqua tra le macerie
di Mandalay

 La Pasqua tra le macerie di Mandalay  QUO-090
19 aprile 2025

di Paolo Affatato

È una Pasqua che sarà celebrata tra le macerie quella dei cattolici in Myanmar. E che radunerà le famiglie sfollate per condividere momenti di fede, preghiera, celebrazione dei sacramenti. Gli sfollati per il lungo conflitto civile che da quattro anni tormenta il Paese, dopo il golpe militare del febbraio 2021, sono accanto ai nuovi sfollati, coloro che il violento sisma del 28 marzo ha costretto alla vita in strada: sono i nuovi senzatetto, esposti tra l’altro alle intemperie che le piogge monsoniche portano in questo periodo dell'anno, un fattore che complica la vita dei profughi.

Le famiglie cattoliche a Mandalay, a Sagaing, a Taunggyi e in altri luoghi colpiti dal sisma, si apprestano a celebrare la Pasqua tra le rovine e i detriti «come segno di resilienza e di gioia cristiana in mezzo alla devastazione e alla sofferenza», ha raccontato all’agenzia Fides don John Kyaw Thu Ya, parroco della chiesa di Nostra Signora di Lourdes nell’arcidiocesi di Mandalay, completamente distrutta dal terremoto. È questo lo spirito che anima quelle comunità nel momento della prova. Su indicazione dell'arcivescovo di Mandalay, Marco Tin win — anch’egli costretto a vivere in strada, nel complesso della cattedrale, dove si assiepano i profughi – i parroci riuniscono i fedeli per celebrare i riti della Settimana Santa e la veglia pasquale allestendo un altare proprio davanti alle macerie delle chiese, come segno di fede e di speranza. Quei resti, in questa Pasqua, possono assumere un valore altamente simbolico: «Se vediamo il tragico spettacolo delle chiese distrutte, ridotte in frantumi, tanto più pensiamo alle “pietre vive” che sono i battezzati: la fede è salda, è fondata sulla roccia che è Cristo, e non verrà meno rispetto ai colpi della sorte, della violenza, dei disastri naturali», spiega a «L’Osservatore Romano» don Augustine Win Shwe, parroco della chiesa dei santi Gioacchino e Anna, nel villaggio di Myauk Kaing, nel territorio di Mandalay. Dopo il terremoto, il parroco ha vissuto momenti di profonda commozione con la sua comunità ma ha voluto continuare a pregare e a celebrare la messa all'esterno della chiesa, sventrata dalle scosse della terra. In quelle stesse condizioni, nelle parrocchie di Mandalay (le chiese inagibili sono 25 su 40) i fedeli hanno vissuto la Domenica delle palme con il coraggio di gridare “osanna al Re dei re” camminando per le strade disseminate di sfollati. Così celebreranno la Pasqua, «un momento in cui i fedeli si riuniscono, a Mandalay come nelle altre aree colpite per vivere la vittoria di Cristo sulla morte», dice don Win Shwe.

Come a Mandalay anche a Myitkyina, capoluogo dello stato Kachin, il vescovo John Mung Ngawn La Sam, che solo pochi mesi fa è stato consacrato e ha potuto trascorrere un periodo a Roma, nel corso della Settimana Santa ha incoraggiato i fedeli «a non disperare ma a cercare sempre la volontà di Dio, anche nelle difficoltà e nelle avversità del presente». In occasione del Venerdì Santo, il giorno in cui la Chiesa rievoca e rivive la Passione di Cristo, «ricordiamo che la croce che portiamo con il Signore Gesù è una benedizione», ha detto alla gente. A un popolo che vive un tremendo disagio, nelle fatiche di una vita quotidiana in cui ogni giorno potrebbe essere l’ultimo, il vescovo ha detto: «Quando portiamo la croce ricordiamo che, in mezzo alla nostra sofferenza, il Signore Gesù è sempre con noi. Cristo è tra le sofferenze di Mandalay, Sagaing, Myitkyina. Il Signore Gesù è accanto agli sfollati interni oggi stremati dal dolore».

A Yangon, una zona interessata più lievemente dal sisma e non toccata dalla guerra — dato che si trova nella parte centrale della nazione, quella saldamente sotto il controllo del governo e dell'esercito bimano — le parrocchie si preparano alla Pasqua in un contesto comunque segnato da una crisi multidimensionale che tocca la sfera sociale, economica ed educativa a causa delle interruzioni nell’istruzione scolastica. In tal contesto il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in occasione della messa della domenica delle Palme in cattedrale, ha voluto soffermarsi sulla figura dell’agnello, «creatura umile, obbediente alla volontà di Dio: il popolo del Myanmar è chiamato a prendere esempio da quell’agnello», ha detto.