
«In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro
vi era stata inimicizia» (Lc 23, 12)
Venerdì santo. Anche questo giorno è l’ora delle tenebre. Dove tutto è rovesciato, tutto è mutato in farsa, ogni cosa non è vera ma è la sua caricatura. Gesù l’amico di tutti, è stato tradito da tutti. I suoi amici più stretti lo hanno tradito, rinnegato, abbandonato. Pietro aveva detto che per lui era pronto «ad andare in prigione e alla morte» (Lc 22, 33) ma la sua parola si era rivelata paglia spazzata via dal primo vento pauroso. Eppure, ironia del testo di Luca, proprio in questo giorno che segna il crollo delle amicizie, ecco che ne nasce una nuova, quella tra Erode e Pilato. Ecco la caricatura, la scimmiottatura dell’amicizia. Molto umana, ma in verità poco umana: cosa spinge Pilato a inviare Gesù da Erode? Un calcolo: con questo monarca locale finora sempre ostile, pensa Pilato, questa è l’occasione non per l’amicizia ma per la complicità. Gesù è un “oggetto”, usato strumentalmente per le strategie del potere. Colpisce, forte in fondo al cuore, quel silenzio davanti a Erode da parte di Gesù che anche quel venerdì, il suo ultimo giorno, va incontro a tutti e parla con tutti, dalle donne di Gerusalemme al buon ladrone, il suo “ultimo”, vero, amico.
A.M.