· Città del Vaticano ·

Simul currebant - Nel mondo dello sport
A tu per tu con Valentina Rodini

Quando le donne
remano insieme

 Quando le donne remano insieme  QUO-085
14 aprile 2025

di Giampaolo Mattei

«Da sola non avrei mai vinto l’oro alle Olimpiadi ed è un insegnamento che vale per me e per tutte le donne: sì, siamo coraggiose ma è quando siamo insieme, veramente insieme, che non ci batte nessuno, nello sport e soprattutto nella vita!». Sono le parole “in rosa” che Valentina Rodini, campionessa olimpica di canottaggio a Tokyo 2021, sceglie per raccontarsi. Prima medaglia (d’oro, oltretutto) italiana nel canottaggio olimpico femminile: doppio pesi leggeri insieme con Federica Cesarini. Oggi Valentina è anche consigliera federale, in quota atleti.

Classe 1995, nella sua Cremona cresce tra scout, oratorio (la mamma è una super catechista) e il Po dove, a 9 anni, inizia a fare canottaggio (dopo aver provato tanti sport, karate compreso) «per divertimento e amicizia: con due mie coetanee ci facevamo tante risate insieme e loro praticavano canottaggio, come mio fratello».

«Ho avuto tanti maestri» confida ai microfoni di Radio Vaticana-Vatican News, nel programma Storie di sport. Athletica Vaticana racconta. «Ma la vera roccia sulla quale costruire la mia vita resta la mia famiglia» rilancia, ricorrendo al linguaggio evangelico. Già, la famiglia. Per Valentina è una parola-chiave: «La Bissolati, la mia prima società sportiva a Cremona, con la sua storia centenaria, è stata subito una “seconda famiglia”. E poi ne ho trovata una terza quando, nel 2015, sono entrata nelle Fiamme Gialle. Sentirsi davvero “a casa” è un’esperienza fondamentale per crescere come donna prima ancora che come atleta».

Palmarès di altissimo profilo: nel 2012 vince il bronzo agli Europei (quattro di coppia) e nel 2013 ecco il Mondiale, poi il bronzo alle Universiadi nel 2015. Partecipa ai Giochi di Rio de Janeiro 2016, nel 2018 oro ai Giochi del Mediterraneo e poi l’oro a Tokyo. Nel 2021 arriva anche l’oro agli Europei (l’anno prima aveva vinto l’argento).

«Il segreto — confida — è incontrare persone che credono in te, dandoti fiducia. I miei genitori, mio fratello, i miei allenatori, le compagne e i compagni di squadra mi hanno sempre ripetuto che ce la potevo fare, prima ancora di dirmi cosa avessi dovuto fare».

Ecco che «non si tratta solo di sport». Anzi, «noi atlete — me lo ripeto sempre — siamo privilegiate. Non userei mai la parola “sacrificio” pensando alla fatica che facciamo remando! No, i sacrifici sono altri! Mi sento privilegiata a fare questo tipo di fatica che scelgo per passione. E anche quando, a volte, non c’è la voglia di affrontare un allenamento particolarmente duro... la passione ha il sopravvento».

È uno stile di vita: «Ai bambini e ai ragazzi che incontro nelle scuole suggerisco di provare tanti sport: se vi innamorate di una disciplina continuate! Per me è sempre straordinaria la sensazione che provo quando la barca sembra che si stacchi dall’acqua e inizi a volare...».

Lo sport, poi, ha il merito di farti entrare nella rete sociale attraverso le relazioni umane. «Mi sono schierata a sostegno del Progetto Policoro, pensato dalla Cei per i giovani disoccupati. Mi ha coinvolta don Bruno Bignami che avevo conosciuto ai tempi dei liceo. Ho capito che per aiutare gli altri occorre prima lasciarsi aiutare: è l’esperienza che ho condiviso con 200 giovani insieme, in umiltà, per formarsi e formare».

Esperienze utili anche per il canottaggio? «Assolutamente sì» risponde. «Non si vince mai da soli e non c’è uno sport individuale. Nella mia storia, poi, la vittoria è spesso “insieme”. Con la mia compagna di barca divento una cosa sola. Le nostre forze non si sommano e basta. C’è di più!». Con questo spirito Federica e Valentina hanno vinto l’oro ai Giochi di Tokyo, realizzando il record del mondo. «Dopo che per cinque anni avevamo puntato la gara olimpica, quasi alla vigilia mi sono rotta una costola e ho scoperto di avere l’osteoporosi. Non mi sono abbattuta per rispetto a Federica, ho dato tutto per recuperare in tempo per le Olimpiadi grazie alla fiducia di tante persone che non hanno smesso di credere in me. Ad appena 10 giorni dalla gara sono tornata in barca. Da sola non ce l’avrei fatta».

A Tokyo è arrivato l’oro. Ma le sconfitte non sono mancate: la più bruciante nel 2024 a Lucerna quando Valentina e Federica — da campionesse olimpiche in carica — hanno mancato la qualificazione ai Giochi di Parigi. «Un fallimento sportivo» riconosce. Ma la sconfitta non è la fine del mondo. «Mi sono buttata in nuove avventure sportive, con altre prospettive e altri obiettivi».

Proprio a Parigi, come ambassador del Coni, ha scoperto il ruolo di dirigente che sostiene gli atleti. Si è messa in gioco. Ha conseguito la laurea magistrale in economia, specializzandosi in marketing e comunicazione d’impresa con la tesi sulla «mentalità sportiva applicata in azienda: formazione aziendale e mondo sportivo». Ha attivato una borsa di studio, con Federica («The Cesadini»), per canottieri delle scuole secondarie di primo grado. E si è anche raccontata nel libro Il bambino e il maestro (2024, Einaudi ragazzi), dedicato ai bambini, con le illustrazioni di Angelo Ruta. In realtà «non parlo di canottaggio, ma condivido la bellezza dei valori che lo sport mi ha insegnato».

In conclusione — sulla terrazza romana del Pincio dove Radio-Vaticana Vatican News ha allestito lo studio esterno nell’ambito del Villaggio della terra — l’abbraccio di Valentina con Teresa Simeoni che, con altre donne dipendenti vaticane, sta dando vita al Team di canottaggio di Athletica Vaticana: «Il valore dello sport sta nel crescere insieme come persone e se c’è uno sguardo femminile è un segno di speranza per tutte e tutti!».