· Città del Vaticano ·

I valori del ciclismo nelle parole di un protagonista delle corse internazionali su strada e su pista

Lo sport è una proposta
di pace. La vera sconfitta
è la guerra

 Lo sport è una proposta di pace. La vera sconfitta è la guerra  QUO-085
14 aprile 2025

di Elia Viviani*

Bisogna fermare i conflitti, dobbiamo fermare i conflitti. Bisogna promuovere la pace, dobbiamo promuovere la pace. Questa per me è la “parola d’ordine” di ogni essere umano che ama la vita. Amare la vita significa difenderla a tutti i costi. La guerra uccide la vita, la pace difende la vita. Noi sportivi, attraverso l’amore per la vita, curiamo il nostro corpo, lo rispettiamo, lo tuteliamo con sacralità. Ci confrontiamo con lealtà, impariamo a rispettarci e a rispettare gli altri che riescono a fare meglio di noi. Impariamo ad accettare la sconfitta, interpretandola nel suo vero significato.

La sconfitta per uno sportivo non è mai la fine di un cammino, ma un momento di riflessione per ripartire. Nel percorso di un atleta le sconfitte sono sempre più delle vittorie. È proprio da questo concetto fondamentale che dovrebbe ripartire il dialogo per portare la pace nei teatri di guerra. Il concetto di sconfitta non deve prendere mai il sopravvento. Deve essere predominante, invece, il concetto di ripartenza. Nello sport e in ogni ambito umano.

La pace è la ripartenza, sovverte l’odio in rinnovata speranza. La pace consente di reiniziare a camminare insieme, correre, confrontarsi, fare sport. In una parola: tornare ad amare la vita, così come ciascuno di noi vorrebbe nel proprio cuore che accadesse.

Papa Francesco nel 2024 ha lanciato più di un appello proprio per richiamare i concetti della tregua olimpica e l’assoluta necessità di fermare i sanguinosi conflitti in atto.

Il 2024 è stato anno olimpico e paralimpico: lo sport penso possa davvero svolgere un ruolo cruciale nell’abbattere le barriere e pro- muovere la comprensione reciproca tra le Nazioni.

La storia deve e può insegnare tanto: la tregua olimpica deve essere presa ad esempio come fonte ispiratrice di azioni utili per affrontare le gravi sfide contemporanee e come mezzo universalmente accettato di promozione della pace.

L’antica usanza della tregua olimpica, in Grecia, faceva cessare le ostilità, garantendo la sicurezza degli atleti, degli spettatori e dei viaggiatori durante il periodo delle competizioni sportive. Era uno straordinario simbolo di rispetto per lo spirito sportivo e il culto religioso dell’epoca associato ai Giochi.

Se nell’ottavo secolo avanti Cristo accadeva tutto questo, è assurdo che non possa ripetersi ai giorni nostri! Così come l’usanza nell’antica Grecia aveva un impatto positivo nella vita quotidiana, stimolando la coesistenza politica tra le città-stato, anche oggi i Giochi olimpici dovrebbero, e potrebbero, fungere allo stesso modo da riequilibratore di fatto delle controversie internazionali, obbligando tutti a sedersi al tavolo della pace.

Con i miei compagni mi sono preparato alle Olimpiadi — ho vinto tre medaglie in pista, un oro a Rio de Janeiro 2016, un argento a Parigi 2024 e un bronzo a Tokyo 2021 — con il consueto spirito di sacrificio e la stessa abnegazione di sempre. Aggiungendo, però, anche un altro grande obiettivo: riuscire, attraverso le nostre prestazioni, ad avere più voce e maggiore forza nel veicolare il messaggio di pace che è insito in noi atleti. Tutti gli atleti compatti ci credono, insieme al Comitato olimpico internazionale che rinnova continuamente il proprio impegno per promuovere la pace e la cooperazione internazionale.

Sicuramente le Olimpiadi sono il punto più alto dello sport. Ma anche i Mondiali (ho vinto 8 medaglie, 2 d’oro), gli Europei (20 medaglie in tutto e 13 d’oro, comprese due su strada), i grandi Giri e le “classiche” sono opportunità popolari, attraverso il ciclismo, di incontro e di testimonianza di valori di pace e di amicizia tra popoli diversi.

*Campione olimpico, mondiale ed europeo di ciclismo
Portabandiera per l’Italia ai Giochi di Tokyo