
di Leonardo Sapienza
«Riusciamo a comprendere il miracolo della vita solo quando la sciamo che l’inatteso accada» (Paulo Coelho). Nella storia possono sempre succedere l’inaspettato e l’improbabile.
E oggi avviene un evento davvero improbabile e imprevisto: la Risurrezione di Cristo. Dal racconto del Vangelo noi vediamo solo i segni: la pietra del sepolcro è ribaltata, il sepolcro è vuoto, le bende e il sudario, un corpo che non c’è più.
Questo evento è davvero la realizzazione dell’inaspettato. Un fatto eccezionale. Cosa è successo? «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa» (Sequenza).
Il Vivente non poteva rimanere tra le cose morte. Questa è la fede fondamentale per noi cristiani. Senza la Risurrezione di Cristo, la Chiesa non esisterebbe. Dice San Paolo: «Se Cristo non è risorto è vana la vostra fede» (1 Corinzi 15, 14).
Stiamo attraversando tempi bui, segnati da pandemie, da tante morti, da guerre… Per questo la fede nella risurrezione ci spalanca un futuro di speranza. Come cantava Eros Ramazzotti: «No, non può finire così la vita... inventerò qualcosa... rinascerò».
A questo ci invita Cristo risorto: a risorgere con lui, a rinascere ogni giorno creature nuove. «Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno» (Pablo Neruda). Rinascere quando siamo bloccati nell’infelicità, e ci sembra di toccare il fondo.
Bisogna credere e sperare. Credere al bene, e sperare contro ogni speranza. Con ostinazione; forza di carattere; fiducia in Dio. «Il Vangelo è infinito proprio perché non termina con una conclusione, ma con una ripartenza» (Ermes Ronchi).
La felicità sa aspettarci. Il bene è più profondo del male. E la vita è più forte della morte!
Il Vangelo in tasca
Domenica 20 Aprile, Pasqua di Risurrezione
Prima lettura: At 10, 34. 37-43;
Salmo: 117;
Seconda lettura: Col 3, 1-4;
Vangelo: Gv 20, 1-9.