Pellegrinaggi giubilari a Roma

di Lorena Leonardi
«È stata una bella esperienza di fede e di profonda comunione con la Chiesa universale». Fra Massimo Scribano, religioso dell’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio (fatebenefratelli), proviene dalla diocesi suburbicaria di Albano. Insieme ad altri mille fedeli accompagnati in pellegrinaggio giubilare dal vescovo Vincenzo Viva, qualche giorno fa ha attraversato la Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore e preso parte alla messa.
Si è sentito «forte il richiamo alla conversione — spiega il religioso —, alla fiducia in Dio e alla riscoperta della speranza. La preghiera comune e il silenzio davanti all’Eucaristia mi hanno aiutato a rinnovare il mio “sì” al Signore». Nella «consapevolezza di essere parte di una Chiesa in cammino» fra Massimo, che vive la sua vocazione nell’ospitalità verso i malati e i bisognosi, riferisce di aver trovato «nuova forza per continuare a vivere il servizio con amore e generosità: sperimento la speranza nell’accoglienza degli ammalati e nel servizio quotidiano, vedendo nei volti sofferenti la presenza di Cristo. La speranza è ciò che sostiene nei momenti di prova e spinge a guardare avanti con fiducia. È sapere che Dio non si stanca mai di noi, che la sua misericordia è più grande delle nostre fragilità», conclude.
Fa riferimento alle situazioni di dolore e alla necessità di «una parola forte e significativa» in merito anche Chiara Dugo, in cammino con il marito per ritrovare la «grande gioia del Giubileo del 2000». Operatrice socio-sanitaria, lavora prevalentemente con anziani e persone con disabilità e sa bene che «la speranza» dà sollievo e aiuta a «non scoraggiarsi di fronte agli accadimenti difficili che costellano la vita personale e il mondo in cui viviamo».
Proprio quando ci si imbatte in «speranze che ingannano» comprendiamo che solo Dio «dà la forza per rialzarsi», evidenzia Claudio Capretti, pensionato di Genzano di Roma. «Mi sento ricco della consapevolezza di essere un pellegrino proveniente dall’amore di Dio, nato dall’amore di Dio e che giorno dopo giorno sta facendo ritorno verso la casa di Dio», spiega l’uomo, che con la moglie è impegnato in parrocchia ed è ministro straordinario dell’Eucarestia nel carcere di Velletri. «Ho vissuto questo Giubileo con la mia famiglia, una grazia nella grazia. Questo viaggio — conclude Claudio — non è solitario, ma un percorso comunitario insieme a tutto il popolo di Dio».