Pellegrinaggi giubilari a Roma
Esperienza di preghiera

di Rosario Capomasi
«Un’esperienza di preghiera vissuta insieme ad altri fedeli che condividevano lo stesso desiderio. Un bel momento di fraternità, anche nel conoscere persone nuove e vivere con loro momenti di gioia, di fatica e di spiritualità. Nel passaggio attraverso la Porta Santa, ho baciato i piedi di Gesù ed è stato talmente emozionante che mi sono commossa fino alle lacrime». Questo per Sonia il senso del pellegrinaggio giubilare compiuto a Roma nei giorni scorsi insieme ad altri duecento fedeli della diocesi di Crema, guidati dal vescovo Daniele Gianotti.
Il viaggio nell’Urbe è stato preceduto da due «scelte»: quella dei «camminatori» che si sono recati in pullman direttamente a Castel Gandolfo e l’indomani hanno percorso a piedi i 27 chilometri che li separavano da San Pietro, tra sentieri acciottolati e paesaggi rurali dell’Appia Antica in cui si sono condivise storie e vissuti momenti di raccoglimento e riflessione; e quella di chi è partito dal comune lombardo in direzione di Arezzo come tappa intermedia prima dell’arrivo a Roma per ricongiungersi con il primo gruppo.
Come per tanti pellegrini giunti nella Città Eterna, il momento più emozionante è stato il passaggio della Porta Santa nella basilica Vaticana, guidati dalla Croce innalzata nella processione con a capo il presule. «Mi sono venuti i brividi — racconta la signora Chiara — anche nel vedere la grande folla che è giunta per sentire la presenza di Gesù».
Anche il percorso da Castel Gandolfo l’ha «vissuto come un momento di meditazione molto intensa», condiviso con tanti altri fedeli.
Nelle parole dei pellegrini cremaschi è racchiusa tutta la gioia per le omelie pronunciate dal vescovo durante le messe da lui celebrate nelle basiliche papali di Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. In entrambe il presule ha ricordato il significato profondo dell’indulgenza, ossia del perdono divino, collegato all’Anno giubilare, nell’amore profondo e misericordioso che l’Onnipotente manifesta verso i fedeli, precisando che è più facile ricevere il perdono se ognuno lo dà all’altro, prendendo spunto dalla parabola del figliol prodigo.
«Il pellegrinaggio a Roma nell’anno giubilare — afferma Luigi — è sempre un evento eccezionale e tutti abbiamo vissuto un senso di trepidazione e di gioia nel partecipare a questo cammino spirituale. Quello che Gesù ha suggerito e impresso nel cuore di ciascuno di noi rimane custodito come un tesoro che portiamo a casa e ha riflessi sulla vita reale di ogni giorno. C’è poi una articolarità che mi ha colpito: abbiamo seguito la messa in luoghi diversi, da una cappellina presso le suore alla fastosità delle basiliche Liberiana e Ostiense. La meraviglia è che Gesù è sempre lo stesso, vivo, presente e operante. Gesù che è prima di tutto guarigione dello Spirito e dopo anche del corpo, come scritto nei Vangeli. Io prego lo Spirito Santo di credere e vivere questo miracolo, che si rinnova in ogni celebrazione eucaristica in qualsiasi parte del mondo».
Per la signora Mirella, particolarmente suggestivo è stato il pellegrinaggio alla basilica di Santa Croce in Gesuralemme che custodisce le reliquie della croce di Cristo, portate a Roma da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. «È stato bellissimo il momento in cui abbiamo camminato in processione verso la basilica, intonando un canto molto sommesso — sottolinea la donna —: era proprio il nostro spirito che andava incontro al Signore chiedendo la grazia. Entrando in chiesa, poi, sono rimasta affascinata dallo splendore di questo luogo di culto. Provo ancora una forte emozione non solo per quel singolo momento, ma anche per tutto il cammino giubilare di tre giorni bellissimi».