· Città del Vaticano ·

Il magistero

 Il magistero  QUO-076
03 aprile 2025

Venerdì 28

L’urgenza
dell’unità
dei cristiani oggi

Lei è ora il successore del nostro amato fratello di venerata memoria, Sua Beatitudine Anastas, la cui testimonianza di vita cristiana e di zelo apostolico ha lasciato un’eredità profonda e duratura in Albania.

Tra le tante attività svolte nel corso del suo ministero, Anastas si è distinto per il suo impegno per la pacifica coesistenza di uomini e donne appartenenti a Chiese e tradizioni religiose differenti e ha contribuito in modo significativo al miglioramento delle relazioni tra le nostre Chiese.

Sono certo che Lei, Beatitudine, seguendo l’esempio del Suo predecessore, continuerà a promuovere il dialogo come mezzo per superare le divisioni e a promuovere la ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo.

Di fatto, in questi tempi difficili segnati da guerra e violenza, è ancora più urgente che i cristiani diano una testimonianza credibile dell’unità, di modo che il mondo possa abbracciare pienamente il messaggio evangelico di solidarietà fraterna e di pace.

Un dialogo
di carità
e verità

Abbiamo dunque la responsabilità di procedere insieme per manifestare in modo sempre più visibile la vera comunione, benché purtroppo non ancora completa, che già ci unisce.

È dunque mia sentita speranza che, sotto la sua guida paterna, le relazioni tra la Chiesa di Albania e la Chiesa cattolica crescano ulteriormente, cercando nuove forme di cooperazione feconda nel proclamare il Vangelo, servire i più bisognosi e rinnovare il nostro impegno a risolvere le questioni che ancora ci dividono attraverso il dialogo di carità e di verità.

(Messaggio in occasione dell’intronizzazione dell’arcivescovo di Tirana, Durrës e di tutta l'Albania )

Sabato 29

Testimoni di pace in Europa

Il vostro cammino è un segno concreto del desiderio di rinnovare la fede, di confermare il legame con il Successore di Pietro e di professare con gioia la vostra adesione al Signore che sempre cammina con noi, ci sostiene nelle prove e ci chiama ad essere testimoni della sua pace e del suo amore.

Egli è fedele alle sue promesse, perciò la speranza non delude mai!

Il vostro cammino di fede si inserisce nella ricca tradizione cristiana della vostra terra, illuminata dalla testimonianza dei santi Adalberto, Cirillo e Metodio e tanti altri. Essi portarono la luce del Vangelo con coraggio e pazienza, anche in luoghi dove sembrava impossibile.

Il loro esempio ci insegna che la missione cristiana non si basa sui risultati visibili, ma sulla fedeltà a Dio.

Anche noi siamo chiamati ad annunciare il Vangelo con fiducia, senza temere difficoltà e ostacoli.

Dio ci chiede di offrire il poco che siamo e che abbiamo. Pensiamo a quei cinque pani e due pesci: nelle mani di Gesù diventarono nutrimento abbondante per una moltitudine.

Così avviene anche con il nostro impegno nella fede: se lo affidiamo al Signore con cuore generoso, sarà Lui a moltiplicarlo e a farlo fruttificare in modi che non possiamo nemmeno immaginare.

Per questo, non dobbiamo mai perdere la fiducia. Dio opera anche quando non ne vediamo subito gli effetti.

Chi confida in Dio non è
mai solo

La storia dei vostri santi ce lo insegna: pensiamo alla perseveranza di Giovanni Nepomuceno e di tanti altri testimoni della fede della vostra terra.

La loro vita ci mostra che chi confida in Dio non è mai abbandonato, anche nei momenti di prova, come quelli della persecuzione.

Camminiamo insieme, pastori e popolo, su questa bella strada della fede. Sosteniamoci gli uni gli altri e diventiamo, con la nostra vita, testimoni di pace e di speranza in un mondo che ne ha tanto bisogno, anche in Europa.

La nostra fede non è solo per noi, ma è dono da condividere con gioia.

(Messaggio ai partecipanti al pellegrinaggio nazionale della Cechia)

Per un mondo più fraterno

Auspico che la visita alle tombe degli Apostoli e il passaggio alla Porta Santa rafforzino la vostra fede e vi aiutino a comprendere e accogliere sempre più l'amore di Dio, sorgente e motivo della vera gioia.

Soprattutto alle persone più deboli e bisognose siamo chiamati a testimoniare questo amore che, come fiamma viva, dona forza al cammino della vita.

Con questi sentimenti, vi incoraggio ad essere ogni giorno testimoni di speranza nei diversi ambienti ecclesiali ed esistenziali in cui vivete, per contribuire all’edificazione di un mondo più fraterno e solidale.

(Messaggio ai pellegrini della diocesi di Rieti)

Lunedì 31

La Chiesa è fatta del santo popolo fedele di Dio

Questa è l’ultima tappa del percorso, pastorale e sociale, che avete compiuto negli ultimi cinque anni.

Riprendo il titolo delle Proposizioni: «Perché la gioia sia piena». La gioia cristiana non è mai esclusiva, ma sempre inclusiva, è per tutti. Si compie nelle pieghe della quotidianità e nella condivisione: è una gioia dai larghi orizzonti, che accompagna uno stile accogliente.

È dono di Dio — ricordiamolo sempre —; non è una facile allegria, non nasce da comode soluzioni ai problemi, non evita la croce, ma sgorga dalla certezza che il Signore non ci lascia mai soli. Ne ho fatto esperienza anch’io nel ricovero in ospedale, e ora in questo tempo di convalescenza. La gioia cristiana è affidamento a Dio in ogni situazione della vita.

In queste giornate avrete modo di approfondire e votare le Proposizioni, frutto di quanto emerso finora e snodo per il futuro delle Chiese in Italia.

Lasciatevi guidare dall’armonia creativa che è generata dallo Spirito Santo.

La Chiesa non è fatta di maggioranze o minoranze, ma del santo popolo fedele di Dio che cammina nella storia illuminato dalla Parola e dallo Spirito.

Andate avanti con gioia e sapienza!

(Messaggio alla ii Assemblea sinodale delle Chiese in Italia)

Mercoledì 2

Gesù scendenegli inferi
di oggi

Il Vangelo di Luca ci presenta Zaccheo come uno che sembra irrimediabilmente perso. Forse anche noi a volte ci sentiamo così: senza speranza. Zaccheo invece scoprirà che il Signore lo stava già cercando.

Gesù infatti è sceso a Gerico, città situata sotto il livello del mare, considerata un’immagine degli inferi, dove Gesù vuole andare a cercare coloro che si sentono perduti. E in realtà il Signore Risorto continua a scendere negli inferi di oggi, nei luoghi di guerra, nel dolore degli innocenti, nel cuore delle madri che vedono morire i loro figli, nella fame dei poveri.

Zaccheo in un certo senso si è perso, forse ha fatto delle scelte sbagliate o forse la vita l’ha messo dentro situazioni da cui fatica a uscire; probabilmente si sente escluso, disprezzato da tutti.

Quando viene a sapere che Gesù sta attraversando la città, Zaccheo sente il desiderio di vederlo. Non osa immaginare un incontro, gli basterebbe guardarlo da lontano.

I nostri desideri però trovano anche degli ostacoli e non si realizzano automaticamente: Zaccheo è basso di statura!

Alla ricerca di chi è perduto

È la nostra realtà, abbiamo dei limiti con cui dobbiamo fare i conti.

E poi ci sono gli altri, che a volte non ci aiutano: la folla impedisce a Zaccheo di vedere Gesù.

Ma quando hai un desiderio forte, non ti perdi d’animo.

Zaccheo, proprio come un bambino, sale su un albero, buon punto di osservazione, soprattutto per guardare senza essere visto.

Ma con il Signore accade sempre l’inaspettato: Gesù, quando arriva lì vicino, alza lo sguardo.

Zaccheo si sente scoperto e probabilmente si aspetta un rimprovero pubblico. La gente magari l’avrà sperato, ma resterà delusa: Gesù chiede a Zaccheo di scendere subito, quasi meravigliandosi di vederlo sull’albero, e gli dice: «Oggi devo fermarmi a casa tua!». Dio non può passare senza cercare chi è perduto.

Luca mette in evidenza la gioia del cuore di Zaccheo. È la gioia di chi si sente guardato, riconosciuto e soprattutto perdonato.

Lo sguardo di Gesù non è uno sguardo di rimprovero, ma di misericordia. È quella misericordia che a volte facciamo fatica ad accettare, soprattutto quando Dio perdona coloro che secondo noi non lo meritano.

La speranza e la concretezza

Nella scena a casa, Zaccheo, dopo aver ascoltato le parole di perdono di Gesù, si alza in piedi, come se risorgesse dalla sua condizione di morte. E si alza per prendere un impegno: restituire il quadruplo di ciò che ha rubato. Non si tratta di un prezzo da pagare, perché il perdono di Dio è gratuito, ma si tratta del desiderio di imitare Colui dal quale si è sentito amato.

Zaccheo si prende un impegno a cui non era tenuto, ma lo fa perché capisce che quello è il suo modo di amare.

Zaccheo allora non è solo l’uomo del desiderio, è anche uno che sa compiere passi concreti.

Impariamo da Zaccheo a non perdere la speranza, anche quando ci sentiamo messi da parte o incapaci di cambiare.

Coltiviamo il nostro desiderio di vedere Gesù, e soprattutto lasciamoci trovare dalla misericordia di Dio che sempre viene a cercarci, in qualunque situazione ci siamo persi.

(Catechesi preparata per l’udienza generale)