· Città del Vaticano ·

Un vescovo armeno, un catechista papuano e una suora venezuelana

Si amplia la geografia
della santità

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01 aprile 2025

di Tiziana Campisi

Saranno presto santi due martiri del ventesimo secolo — il vescovo armeno Ignazio Choukrallah Maloyan e il catechista papuano Pietro To Rot — e la suora venezuelana Maria del Monte Carmelo, anch’ella vissuta nel Novecento: lo scorso 28 marzo, Papa Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei santi a promulgare alcuni decreti, tra cui quello riguardante il miracolo attribuito all’intercessione della beata di Caracas fondatrice delle Serve di Gesù (1903-1977); il Pontefice ha anche approvato i voti favorevoli della sessione ordinaria dei Padri cardinali e vescovi membri dello stesso Dicastero per la canonizzazione dei due beati uccisi, il primo nel 1915 durante il genocidio armeno e il secondo nel 1945 per aver proseguito il suo apostolato nonostante il divieto imposto dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale. I nomi di questi ultimi due, insieme ad altre cause di beati, saranno inseriti nel futuro Concistoro che, come di prassi, riguarderà le prossime canonizzazioni.

Ignazio Choukrallah Maloyan, nasce nel 1869 a Mardin, nell’odierna Turchia, e nel 1883 entra nel convento di Bzommar, in Libano. Ordinato sacerdote nel 1896, viene chiamato Ignazio. Inviato ad Alessandria d’Egitto si distingue per la predicazione, si dedica al ministero parrocchiale e allo studio dei testi sacri. Nominato vicario patriarcale del Cairo, prosegue la cura pastorale degli armeni, ma l’anno dopo torna ad Alessandria a causa di problemi agli occhi. Successivamente divenuto segretario personale del patriarca Boghos Bedros xii Sabbagghian, nel 1904 rientra ad Alessandria per farsi curare e continuare lì l’apostolato. Nel 1911 partecipa a Roma al Sinodo dei vescovi armeni convocato per studiare la situazione creatasi dopo l’avvento al potere del movimento dei Giovani Turchi: qui viene eletto arcivescovo di Mardin degli armeni. Quindi intraprende la visita della sua diocesi, impegnandosi nella formazione del clero. Arrestato insieme a 13 sacerdoti e ad altri 600 cristiani che si rifiutano di rinnegare la fede, vengono tutti giustiziati.

Il futuro primo santo di Papua Nuova Guinea nasce il 5 marzo 1912 nell’isola di Rakunai-Rabaul. Cresciuto in una famiglia numerosa, viene educato cristianamente e diviene catechista. Si dedica al servizio pastorale mosso anche da grande carità verso il prossimo: soprattutto poveri, ammalati e orfani. A 23 anni sposa Paula La Varpit dalla quale ha tre figli. Quando i giapponesi occupano la Papua Nuova Guinea, tutti i missionari vengono imprigionati. Egli continua il suo apostolato di nascosto, opponendosi alla poligamia che i giapponesi avevano consentito per ingraziarsi le tribù locali. Condannato a due mesi di prigionia, muore in carcere, ucciso per avvelenamento.

La futura prima santa del Venezuela, al secolo Carmen Elena Rendíles Martínez, nasce l’11 agosto 1903 e sin da piccola dopo la morte del padre aiuta la madre a gestire la famiglia e si dedica all’apostolato in parrocchia. Entra nella Congregazione delle Serve di Gesù del Santissimo Sacramento, l’8 settembre 1932 emette i voti perpetui ed è nominata maestra delle novizie. Nel 1946 diventa superiora provinciale della Congregazione, la quale in seguito si trasforma in istituto secolare, ma molte suore latino-americane decidono di creare una nuova famiglia religiosa: la Congregazione delle Serve di Gesù. In seguito a un incidente automobilistico nel 1974, ella trascorre gli ultimi anni di vita sulla sedia a rotelle.