· Città del Vaticano ·

Il cardinale Zuppi all’apertura dei lavori

Far scorrere la Parola di Dio nelle vene della società

 Far scorrere la Parola di Dio nelle vene della società  QUO-074
01 aprile 2025

di Alessandro Di Bussolo

Diventare «costruttori di comunità, di relazioni, di famiglie dove si è generati alla vita e si ricostruisce il “noi” della casa del Padre, altrimenti blindata dal rancore ferito del fratello maggiore che non ha interesse alla fraternità». Questo dev’essere l’impegno appassionato nel futuro della Chiesa in Italia, impegnata da quattro anni nel suo Cammino sinodale, per il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che ieri pomeriggio in Aula Paolo vi ha introdotto i lavori della seconda Assemblea sinodale. E che si è augurato che al termine di queste giornate, il 3 aprile, «tutti insieme si possa dire che costruiamo comunità aperte, piene di Dio e di umanità» e anche che «la nostra gioia è piena non perché abbiamo tutte le risposte, ma perché siamo in cammino dietro a Gesù, forse più poveri ma più vicini tra noi e ai compagni di strada».

Dopo la preghiera iniziale e la lettura del messaggio di Papa Francesco, Zuppi ha salutato i più di mille partecipanti: vescovi, delegati diocesani e invitati, tra i quali 442 laici, di cui 293 donne. Ed ha fatto proprio l’augurio tratto dalle parole del Vangelo di Giovanni: «Che la nostra gioia sia piena». Ricordando come l’impulso al cammino sinodale venne da Papa Francesco, nella sua visita a Firenze del novembre 2015, «l’Evangelii gaudium in italiano e per l’Italia», l’arcivescovo di Bologna ha sottolineato che il Cammino sinodale «è stato ed è un percorso fondamentalmente spirituale, un’occasione propizia per rinnovare il legame tra la Chiesa e il suo Signore Risorto, un modo per leggere i segni dei tempi, dilatare il cuore nella fede, nella speranza e nella carità, per costruire comunità e la Chiesa di Dio».

La gioia cristiana che il Cammino sinodale ci ha illustrato, ha proseguito Zuppi, «è comunitaria, ecclesiale, non per élite di Chiesa, ma finalmente al plurale e per tutti». E come insegna la Gaudium et spes, che nel 2025 compie 60 anni, si vive con «l’attitudine positiva al dialogo con il mondo». «Non c’è infatti gioia cristiana senza inserimento pieno nella storia — ha detto il presidente della Cei — senza coinvolgimento attivo nelle vicende della gente, senza lettura dei segni dei tempi, senza amore per tutti, soprattutto per quanti si trovano relegati, loro malgrado, nelle periferie esistenziali».

Delle tappe del Cammino sinodale, il cardinale ha sottolineato come «all’inizio siamo tornati a esercitarci nell’arte sublime dell’ascolto. Abbiamo voluto che tutti fossero ascoltati e che si sentissero ascoltati. L’ascolto ha fatto bene a chi ha ascoltato e a chi è stato ascoltato». Si è poi passati all’arte del discernimento ecclesiale, e «le sintesi diocesane hanno mostrato la sensibilità delle Chiese locali nell’individuare le azioni pastorali sentite come più urgenti a quelle meno». Con questa seconda Assemblea sinodale si chiude la terza fase: quella della profezia. «Ci attendono scelte importanti, di stile ecclesiale e di merito — ha ricordato il presidente della Cei —. Sarebbe un tradimento dello spirito del Cammino sinodale pensare che tutto sia finalizzato a un mero cambio di strutture esterne». Perché «sono le persone a cambiare le strutture, e non viceversa. Non ci sottrarremo certo alla responsabilità di cambiare le procedure, a livello diocesano, regionale e anche nazionale — ha chiarito — se lo riterremo necessario: ma non perdiamo l’orizzonte spirituale entro cui ci muoviamo».

Un orizzonte che ricorda ai cristiani, come Papa Francesco nei giorni più bui della pandemia, che «nessuno si salva da solo». La compassione «non è separarsi dalla storia del mondo delle donne e degli uomini, piccola, dei poveri, più larga — ha chiarito e concluso Zuppi — ma condividerla interiormente e nei fatti». Bisogna «far scorrere la Parola di Dio nelle vene della società, nei pensieri, nelle discussioni e nelle parole dei contemporanei, nella vita delle persone e nella cultura. Non ci rassegniamo davanti alla realtà malata della società, come se non si avesse niente da dire o da dare».

Il successivo intervento in Assemblea, la seconda dopo quella vissuta dal 15 al 17 novembre 2024 nella basilica di San Paolo fuori le Mura, è stato affidato a Lucia Capuzzi, inviata di «Avvenire» e membro del Comitato Nazionale del Cammino sinodale. La giornalista ha ripercorso le tappe della strada avviata nel maggio di quattro anni fa, dalla “fase narrativa” nella quale le diverse membra della Chiesa italiana «hanno imparato ad ascoltare» tanti diversi compagni di viaggio, aiutati dal metodo della «conversazione nello Spirito». Sono nati così, ha ricordato, «oltre 50 mila gruppi sinodali e migliaia di laboratori pastorali nell’ambito dei Cantieri di Betania». Così, ha sottolineato Capuzzi, «abbiamo toccato con mano come, nel mezzo dell’attuale cambiamento d’epoca, il desiderio di Dio non sia scomparso». Una “sete d’infinito”, una “fame di senso” sconfinata, che «si esprime, però, in modalità che, come Chiesa, facciamo fatica a intercettare». Ma la Buona Notizia è urgente, «forse come non mai», perché «tutti, tutti, tutti», ha ricordato Zuppi aprendo la prima Assemblea, «sono affidati alle nostre cure».

L’interrogativo, per Capuzzi, è «come e cosa dobbiamo cambiare nelle forme storiche e nello stile per continuare, in quest’epoca, a rendere ragione della nostra speranza». Con i lavori di questi giorni, ha concluso, è il momento di tradurre in scelte e decisioni quanto appreso nel cammino. Con l’imperativo di «snellire», «alleggerire quanto è diventato troppo pesante per camminare insieme. Toccare quei nodi che consentono di sbloccare alcune dinamiche ostili alla sinodalità». Sono state chiamate «condizioni di possibilità» per dinamiche più evangeliche e missionarie.

Quella in Italia è «una Chiesa viva, presente» che «ascolta la voce dello Spirito» per farsi pellegrina al fianco di tutti, ha detto poi nella sua introduzione monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del cammino sinodale, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi. Castellucci ha presentato le Proposizioni, sintesi concrete del cammino avviato nel 2021 e della sua “fase profetica”, e che saranno votate il 3 aprile dall’Assemblea, come «ponti più che orti», che recupereranno la ricchezza dei testi precedenti, i Lineamenti e lo Strumento di lavoro, per favorire il discernimento finale affidato ai vescovi.

Si tratta, ha spiegato Castellucci, di “proposte” — volutamente sintetiche — la cui priorità è «la missione nello stile della prossimità, che diventa appello alla conversione personale e comunitaria, attraverso la formazione e la corresponsabilità». Linee operative che esprimono le scelte emerse nel cammino comune, riguardanti le tre dimensioni della conversione pastorale secondo la struttura indicata dai Lineamenti e dallo Strumento di lavoro: il rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali, la formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita, e infine la corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità. Saranno poi i vescovi, nell’Assemblea della Cei di maggio, ad indicare gli orientamenti per le scelte da compiere innanzitutto nelle Chiese locali, ma anche negli organi e nei servizi della Cei, per sostenere e coordinare la conversione sinodale e missionaria delle diverse realtà ecclesiali in Italia.

«La vera profezia, oggi — ha ricordato il vescovo presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale — è la scelta di affermare nella vita e nelle parole il Vangelo integrale, mostrando che “tutto è connesso”». Che la persona umana «va custodita sia nella sua dignità individuale, inviolabile e indisponibile, che la rende soggetto di diritti, sia nella sua vocazione relazionale, che le assegna dei doveri nei confronti della società». E che questa dignità «ci porta a rispettare allo stesso modo la vita nascente e morente, come la vita degli indigenti e dei migranti», come pure «che la cura della pace e del creato vive della stessa logica della cura della famiglia e dell’educazione».

Oggi, martedì 1° aprile, dopo la messa celebrata nella basilica di San Pietro dal cardinale Parolin, la mattinata è stata dedicata alla discussione in assemblea e, nel pomeriggio, dopo il trasferimento all’Hotel Ergife, è in agenda il confronto sul testo delle Proposizioni nei gruppi di lavoro che proseguiranno anche nella mattinata di domani, mercoledì 2. Nel pomeriggio, alle 15.30, i partecipanti si ritroveranno in Aula Paolo vi da dove, dopo un momento di riflessione con alcune testimonianze, partirà il pellegrinaggio giubilare verso la basilica di San Pietro con il passaggio della Porta Santa e la celebrazione eucaristica. Giovedì 3 aprile, sarà presentato, votato e consegnato ai vescovi il testo delle Proposizioni. La celebrazione eucaristica ancora nella basilica Vaticana alle 13 concluderà i lavori assembleari.