Pellegrinaggi giubilari a Roma
Nel segno della comunione

di Isabella Piro
I capelli delle donne intrecciati con fiori e nastri, i copricapi arricchiti da grandi fiocchi, gli abiti adornati da ampie maniche a sbuffo: è stata la goia di una fede manifestata anche con il folklore degli abiti tradizionali a rendere particolarmente vivo il pellegrinaggio giubilare di circa duemila fedeli della Repubblica Ceca, giunti a Roma tra il 28 e il 30 marzo.
A suggellare l’evento, nella giornata di sabato, il passaggio della Porta Santa della basilica Vaticana e la successiva messa presieduta dal cardinale domenicano Dominik Duka, arcivescovo emerito di Praha. Palpabile tra i fedeli l’emozione quando, all’inizio della celebrazione, è stata data lettura del messaggio inviato loro da Papa Francesco. «Il Santo Padre ci ha incoraggiato a portare la speranza nelle nostre case e ad essere testimoni di pace, soprattutto in Europa», commenta ai media vaticani monsignor Jan Vokál, vescovo di Hradec Králové e vicepresidente della Conferenza episcopale ceca (Čbk). «È una situazione che ci sta molto a cuore», aggiunge, in particolare per un continente segnato — come ha scritto il Pontefice nel suo messaggio — da guerra e violenza.
Attraversare la Porta Santa in San Pietro ha rappresentato, per il presule, un momento dal forte significato non solo spirituale, ma anche affettivo: «Nella basilica Vaticana ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale per mano di san Giovanni Paolo ii nel 1989 e sempre qui sono stato consacrato vescovo nel 2011. Inoltre, avendo lavorato dal 1991 al 2011 in Segreteria di Stato, nella sezione Affari generali, la basilica di San Pietro è davvero per me un luogo particolare». Per questo, «ogni volta che vi entro — rivela — mi inginocchio e bacio gli stipiti della porta di ingresso. E durante il pellegrinaggio giubilare ho visto tanti fedeli compiere lo stesso gesto, per vivere ancora più intensamente questo momento spirituale».
Tale gesto si è fatto carità concreta quando, al termine della messa, l’arcivescovo metropolita di Praha e presidente della Čbk, Jan Graubner, ha consegnato al cardinale gesuita Michael Czerny, originario di Brno e prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, una colletta quaresimale dei pellegrini pari a 25.000 euro, destinata ad aiutare i più bisognosi secondo le indicazioni di Papa Francesco. «Durante il nostro pellegrinaggio — prosegue il vescovo di Hradec Králové — ho visto tante persone, inizialmente prive di una fede particolarmente forte, avvicinarsi molto al Signore, perché hanno compreso che la Chiesa non è solo una istituzione, ma anche una comunità».
Prima di recarsi a San Pietro, venerdì 28 marzo i fedeli cechi si sono fermati in preghiera nella basilica di San Clemente, che custodisce le spoglie di san Cirillo, evangelizzatore dei popoli slavi insieme a san Metodio. «Erano entrambi molto sapienti — sottolinea monsignor Vokál — e nella seconda metà del ix secolo hanno avuto il coraggio di portare il Vangelo nel vasto territorio della Grande Moravia. In loro memoria, abbiamo intonato l’Acatisto, antico inno bizantino di ringraziamento».
Il pellegrinaggio ha fatto tappa, successivamente, nelle basiliche papali di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura — dove la sera del venerdì è stata celebrata la Via Crucis — e infine ieri, domenica 30 marzo, a Santa Maria Maggiore, per la messa conclusiva presieduta dall’arcivescovo Graubner. Per monsignor Vokál, che qui è stato coadiutore del Capitolo dei canonici liberiani per sei anni, dal 2005 al 2011, si è trattato di un momento molto sentito, una sorta di «ritorno a casa», per di più in una basilica che «è molto cara a Papa Francesco, il quale vi si reca sempre prima e dopo i viaggi apostolici, compiendo un gesto meraviglioso».
L’ultima riflessione il vicepresidente della Čbk la dedica alla speranza, tema dell’Anno Santo: «Senza fede, non c’è speranza — sottolinea —, perché in senso cristiano essa significa attendere fermamente i beni futuri che Dio ci elargisce, è un’attesa nella certezza del suo Amore». «Diffondere il Vangelo — conclude — significa dare testimonianza di tutto questo nella vita quotidiana».