
Quell’incontro tra due carrozzelle
Dopo aver saputo della morte di Papa Francesco ci ho messo un po’, forse un po’ troppo, prima di decidermi a chiamare Suor Francesca Battiloro, la piccola visitandina che, grazie anche a questo giornale, ha realizzato il sogno di una vita: varcare la Porta Santa. So quanto volesse bene a Papa Francesco, ricordo tutte le volte che negli ultimi mesi mi ha detto: solo una cosa chiedo al Signore, di prendere la mia vita in cambio di quella del Santo Padre.
Santo Padre, lei Francesco lo chiamava così e allora come adesso, quando la piccola visitandina ricorda il pontefice, io sento nella sua voce l’amore di una figlia per un padre, un padre in carne e ossa, non un Super Uomo né un povero illuso, ma un uomo che nella vita si è assunto un impegno, pasci le mie pecorelle, e quell’impegno lo ha mantenuto fino alla fine.
Solo due settimane fa, ricorda suor Francesca, dicevo al Santo Padre: «Santità, io offro la mia vita in dono per la Sua salvezza». La piccola consacrata fa una pausa, poi riprende: «Ma il Signore ha voluto diversamente, chi lo sa perché». Io ripenso a quell’incontro, solo due settimane fa, lei e il Santo Padre si sono incrociati in una San Pietro deserta dopo che la piccola visitandina aveva varcato la Porta Santa e il pontefice era andato in piazza San Pietro a salutare i fedeli alla fine della messa. Un incontro fra due carrozzelle, un incontro fra due malati, un incontro fra due persone che hanno dato tutta la vita a Dio. «In Lui ho visto l’immagine di Gesù sofferente», mi dice la piccola visitandina. Ricordando quando ha saputo che era morto, la voce le si rompe come carta velina, poi la sento che piange, e che non posso fare nulla per spegnere quel pianto.
«Ha tribolato tanto — riprende la piccola consacrata — l’hanno anche attaccato con le parole, ma lui ha sempre risposto con l’amore». E adesso? le chiedo. «Adesso speriamo che venga un altro Papa all’altezza di questo», dice suor Francesca. Vorrei farle altre domande, chiederle come si sente, che cosa pensa, cosa succederà adesso secondo lei, non dico nulla, mi basta ascoltare quella voce rompersi di continuo per sapere che in questo momento suor Francesca non si sente per nulla bene, per sapere che ha pianto prima e riprenderà a piangere dopo, che ci saluteremo, ma la sua fede, la fede nel Signore, è così forte che l’ultima parola per questa suorina, che voleva tanto bene a Papa Francesco, non sarà mai il pianto, la resa, lo sconforto, non sarà mai la morte, l’ultima parola sarà sempre la speranza.
«Adesso il Santo Padre sta pregando per noi», dice la piccola visitandina prima di salutarmi, «perché neanche ora Lui ci lascia da soli».
Violante Sergi