· Città del Vaticano ·

Ciro

 Ciro  ODS-031
26 aprile 2025

Pensavo ci sarebbe
stato ancora tempo
per finire la lettera
che ti stavo scrivendo

«Ha saputo?». Lunedì mattina, mi ero alzato dal letto per dire alla proprietaria di casa di aprire la finestra quando si mette a friggere. Non per sentirmi dire: «Papa Francesco è morto!». Sul momento ho pensato che la signora mi stesse prendendo in giro. «Magari, avrà letto qualche fake news». No, era tutto vero.

Mi ha fatto male al cuore, male veramente! Non avevo provato tanto dolore da quando morì mio nonno, Ciro.

Ho pianto. Mi sono detto: «E ora che ci faccio con questo dolore? Come lo placo? Vado a bere? Vado a drogarmi? Qualcosa devo fare. Non riesco a non farmi del male dinanzi al dolore».

Poi mi sono venute in mente le parole che padre Daniele della Penna disse al funerale di mia nonna. Ho pensato a Papa Francesco, al suo saper trasformare il male in bene, al suo portare la luce nell’oscurità.

La più grande rivoluzione è saper distinguere il bene dal male, andare avanti e non indietro. Grazie a Papa Francesco sono riuscito a capirlo, nonostante le mie cadute, i miei limiti, le delusioni che ho dato a me stesso e agli altri.

Quando mia nonna Maria è morta non ho pianto, perché pensavo alla sua sofferenza, al suo dolore, a tutto quello che aveva fatto di bene su questa terra. Ricordo quando, dopo aver ricevuto l’estrema unzione, ha aperto gli occhi, fino a quel momento pieni di dolore per via della malattia, e ho visto il suo sguardo era sereno mentre mi diceva: «Sono andata in un posto e ho visto una luce bellissima, Ciro».

La morte non è un punto di arrivo.

Papa Francesco, ora che sei salito in cielo vorrei dirti grazie. Grazie per tutto,
grazie per le tue rivoluzioni, per le tue benedizioni, grazie per essere stato presente in ogni parte del mondo, grazie per aver fatto l’impossibile.

Ho una lettera che non ho mai finito di scriverti. Pensavo che ci sarebbe stato tempo. Che Dio ti abbia in Gloria! Ti voglio bene.

Ciro Salvucci