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Semi di Speranza L’iniziativa di CaritasArt: offrire cultura all’interno degli empori della solidarietà

Un libro per ripartire

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05 aprile 2025

di Paolo Galdiero *

Ci vediamo con Alessandro sorseggiando un caffè intorno ad un tavolo in un pomeriggio mite. Gli racconto dell’attività che abbiamo da poco inaugurato in Caritas: «Il Merlo di Caritone», inseguendo la folle idea di portare libri e cultura a tutte le persone, anche quelle che incontriamo all’interno degli Empori della Solidarietà della Caritas di Roma. Ci piacerebbe che le persone più povere possano avere accesso alla cultura, alle arti. Infatti spesso i più poveri, i senza dimora, non si avvicinano a questi mondi per ragioni economiche.

Alessandro, da amante dei libri e della lettura, è molto contento della novità, mi interroga curioso di sapere come funziona. Gli dico che troviamo libri per bambini e adulti e li mettiamo a disposizione gratuitamente: le persone si possono portare via i libri e così la cultura “gira”.

Alessandro comincia a raccontarmi la sua esperienza con i libri sviluppata negli ultimi anni all’interno della casa di accoglienza per persone senza dimora Santa Giacinta (temporaneamente trasferita al Divino Amore). Mi dice che i libri si possono trasformare in biblioteca, ma è necessario un bibliotecario.

Alessandro è arrivato a Santa Giacinta per caso, attraverso un amico e, poi, «ho conosciuto Massimo, il vecchio direttore, una persona bravissima». A Santa Giacinta esisteva un bibliotecario, ma dopo la sua morte la biblioteca era rimasta abbandonata. I libri erano tutti sparsi in giro, «allora mi sono messo, insieme a un’altra persona, a metterli a posto e a catalogarli. C’erano libri di tutti i tipi, circa 5.000 volumi… veramente tanti. C’era di tutto, tranne libri tecnici. C’erano mappe, libri di viaggi ed erano molto belli. Mi sono auto-nominato bibliotecario: c’era una bella scrivania e mi sono messo lì. Controllavo chi prendeva i libri, chi me li riportava, davo consigli sulle letture, come fa un vero bibliotecario. Insomma, mi sono inventato una professione che non avevo mai fatto in vita mia».

Lui stesso è appassionato di letture, in particolare la storia romana e greca, i classici di quelle letterature. Dalla sistemazione della biblioteca Alessandro è passato alla cura e all’animazione di quello spazio, creando una sorta di sala lettura.

Gli manifesto la mia curiosità nei confronti dei generi letterari amati nella biblioteca dei senza dimora di Santa Giacinta e lui mi dice che «molti erano interessati a sapere cosa succedeva negli altri paesi, com’è il mondo fuori. Si incuriosivano, sognavano con quei libri». Mi confida che per lui la biblioteca era anche un luogo tranquillo, un po’ lontano da tutti, un luogo dove ragionare con calma, progettare e soprattutto leggere. Dai suoi racconti comprendo anche che i libri che «incuriosivano» erano anche i libri gialli, anche «tanta roba d’avventura. Molte, molte avventure».

Rimango impressionato da tutta questa avventura che cercavano i “suoi lettori”, come se le loro vite, spesso avventurose, non fossero state sufficienti a dargli un po’ di adrenalina. Probabilmente per una persona che finisce in strada le “avventure” sono spesso piene solo di pericoli e dolore.

Mentre condividiamo questi pensieri, gli chiedo dell’origine di questa biblioteca e lui mi dice che è soprattutto frutto di donazioni: «Ogni tanto arrivava una signora, portava venti libri e se ne andava. Ma lo sai quanta gente ne porta? A un certo punto ho dovuto dire basta, che non entravano più».

Le persone a Santa Giacinta sono impegnate in diverse attività, ma hanno anche molto tempo libero, in attesa di una risposta per una casa, della data per un processo, per una situazione che non si risolve e il libro può diventare un buon compagno di pensieri e di altre avventure. Per Alessandro c’è sempre della curiosità nelle persone «e il sapere non ha limiti. La povertà è collegata alla voglia di sapere».

Ci raccontiamo come le persone che vivono situazioni difficili cadono in una sorta di «letargo, ma se qualcuno trova la scintilla per farli uscire da quel letargo, otto su dieci potrebbero fare qualcosa».

Mi accorgo alla fine della chiacchierata che Alessandro tocca diversi temi affrontati da Papa Francesco nella sua Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione quando, ad esempio, parla della letteratura come «una sorta di palestra di discernimento».

Ci lasciamo con un appuntamento: passare a vedere i corner book “Il Merlo di Caritone” presso l’Emporio della Solidarietà.

* Responsabile del progetto
della Caritas di Roma “CaritasArt”