
Nel carcere di Bollate, le Cappelle sono sempre aperte. Entri e puoi rimanere il tempo che vuoi.
Qui, una mattina — era l’anniversario del mio arresto — davanti alla luce del Santissimo sono andato indietro nel tempo, ripercorrendo la strada della mia detenzione.
È stato come fare un pellegrinaggio: dal dolore e dallo sconforto alla speranza. Proprio così, un pellegrinaggio ideale, nel quale ho rivisto i miei errori, le ricadute, l’arresto (prevedibile, ma non scontato), le notizie sulla mia vicenda diffuse dalla stampa e non corrispondenti alla verità. E, poi, tutto il resto.
A cominciare dall’incoraggiamento ricevuto da altri detenuti, che mi hanno aiutato a superare i primi momenti della detenzione e la grande solitudine che avvertivo, perché nessun operatore si interessava di me. Ho appreso della mia condanna attraverso le notizie di una televisione locale. Non c’era supporto psicologico e le giornate passavano camminando in cortili stretti e con la pavimentazione sconnessa.
Poi, il trasferimento in un altro carcere dove ho potuto avere assistenza sanitaria e riprendere il “collegamento” con l’esterno grazie alla lettura del quotidiano Avvenire, che puntualmente arrivava grazie ai cappellani. Qui mi ha aiutato la conoscenza di una garante dei detenuti attenta e operosa, come pure la presenza delle educatrici e del personale della Penitenziaria capace e professionale e la possibilità di frequentare laboratori di scrittura e di teatro.
Infine, l’arrivo a Bollate dove vengono offerte ai detenuti molteplici opportunità e c’è la propensione a darti responsabilità per comprendere la tenuta della tua persona. Il tempo qui gioca in favore delle due parti: tu puoi misurarti nel fare, gli altri ti osservano.
Dopo un’attesa prevista, ecco la concessione dell’articolo 21, quello dell’assegnazione al lavoro esterno al carcere. Si apre allora un mondo nuovo, diverso da quello che avevi prima dell’arresto, ma che ti consente di tornare a una “normalità” ristretta a causa delle regole che vengono imposte e che sono la conseguenza della tua condizione di cittadino che non ha rispettato la legge.
Nella Cappella, mentre penso a tutto questo, ho davanti il Crocifisso e accanto la statua della Madonna con il cuore evidenziato. Ecco, allora, che il mio pellegrinaggio ideale si conclude accanto alla Croce dove c’è sempre un cuore che batte per darti speranza. Spetta a noi il farla emergere e renderla forte.
S.C.