Quelle ragazze romane

Il 28 dicembre 1943 nella Roma occupata dai nazisti un gruppo di giovani donne si ritrovò alle Catacombe di Priscilla, pronunciò la promessa solenne nella mani del padre domenicano Agostino Ruggi d'Aragona che aveva avuto esperienze nello scoutismo, e fondò l'Agi, l’ Associazione guide italiane. Erano figlie della buona società romana, ben educate, privilegiate, e un paio di mesi si erano riunite nella prima quadriglia di Scoiattoli formata da Giuliana di Carpegna, nipote nipote di Mario Carpegna, fondatore dell’asci, Associazione scouts cattolici italiani. C’erano Josette Brucculeri Lupinacci, Raffaella Berardi (per tutti Lella «Nuvola Rossa»), Prisca Chiassi, Mita di Cossilla, Beatrice Amantea, Monique de Ruette, Maria Pia Sanjust.
In una Roma che vive tragici mesi, dove manca tutto, avvertono il desiderio di contribuire a dar vita a una Italia nuova, pronte a ricostruire. «Estote parati», state pronti è il loro motto.
La loro storia ha ispirato il romanzo “Come braci sotto la cenere” (Paoline) di Laura Cappellazzo, educatrice che ama scrivere storie di donne resistenti.
Lo sono certamente le ragazze romane fondatrici dell’Agi, che piene di volontà operarono nella clandestinità perché il regime fascista non ammetteva programmi educativi che esulassero dal suo controllo. E che anche dopo la guerra continuarono in quell’impegno. Josette Lupinacci partecipò al Comitato di liberazione nazionale e poi dell'Unione donne italiane (da cui però uscì presto). Militante del Comitato unitario per il voto, fu tra le fondatrici dell'Associazione nazionale donne elettrici.