
«Ho voluto imbracciare io stesso la croce nel momento in cui attraversavo la Porta Santa, per portare con me non solo i pellegrini presenti, ma soprattutto quanti non hanno potuto partecipare a causa di qualsiasi tipo di difficoltà, di dolore, di sofferenza». Così l’arcivescovo di Valladolid, Luis Argüello, ha riassunto il senso del proprio gesto in occasione del pellegrinaggio giubilare a Roma, compiuto con una trentina di fedeli della sua Chiesa mercoledì scorso.
Insieme hanno varcato la soglia della basilica Vaticana, portando idealmente con loro l’intera comunità arcidiocesana. «Per tutti abbiamo pregato — ha detto il presule — affinché il Signore aumenti la nostra fede e, a partire dalla fede, crescano in noi la speranza e la carità. Abbiamo professato la fede qui, sulla tomba di San Pietro, su questo altare della Confessione, dove la Chiesa, presieduta da Pietro, dichiara la sua fede nel Dio unico: Padre, Figlio e Spirito Santo. È in questa fede che possiamo dire insieme il Padre nostro». L’arcivescovo ha concluso esortando a continuare «a camminare con speranza», ha riferito il vicario generale Jesús Fernández Lubiano, anch’egli presente a Roma. «Come credente, è stato un momento molto speciale pregare lungo via della Conciliazione. Consiglio a tutti i cristiani di fare questa esperienza», gli ha fatto eco Julio, che ha partecipato al pellegrinaggio insieme a sua moglie María del Carmen. Con loro anche Rosario ed Elisa, rispettivamente madre e figlia. «Il mio cuore mi ha suggerito che dovevo fare questo pellegrinaggio con la diocesi — ha confidato la donna —. Spero in una grazia speciale, che sicuramente il Signore mi concederà. Era la prima volta che facevamo un pellegrinaggio ed è stato speciale farlo insieme». (lorena leonardi)