· Città del Vaticano ·

Il Giubileo dei missionari della misericordia

Il perdono
come fonte di speranza

 Il perdono come fonte di speranza  QUO-071
28 marzo 2025

di Rosario Capomasi

Come «strumento simbolico del perdono riceverete domani, dono di Papa Francesco, i paramenti sacri commissionati dalla diocesi di Prato — presente con una delegazione guidata dal vescovo Giovanni Nerbini — per le Celebrazioni eucaristiche del Giubileo». L’annuncio dell’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha raccolto l’entusiasmo dei sacerdoti presenti stamane nell’Aula Paolo vi per il quarto incontro mondiale dei missionari della misericordia, che segna l’apertura del Giubileo ad essi dedicato.

Tema dell’incontro: “Il perdono come fonte di speranza”; e proprio dal concetto di speranza, ha sottolineato il presule nel suo intervento preceduto da un breve momento di preghiera, si deve partire per comprendere meglio la peculiarità del ministero che il missionario è chiamato a svolgere.

Citando un passo della Lettera di san Paolo ai Romani, Fisichella ha esortato a donare la speranza che è tale perché non si vede. Ecco perché «bisogna aprire il cuore e la mente al grande tema privilegiato di questo anno giubilare, guidati dallo Spirito Santo». Termini come giustificazione, filiazione, redenzione, ha rimarcato l’arcivescovo, sono usati dall’Apostolo delle Genti «per alimentare e ravvivare la speranza con la forza della perseveranza». Parole che devono essere sempre tenute presenti, in quanto «celebrando la riconciliazione voi aprite il cuore del penitente a una speranza di una vita nuova. Non una speranza effimera ma quella che porta impressa il volto di Gesù».

Il perdono è tanto più importante quanto più si pensa che esso sia «il dono del Risorto agli apostoli, accompagnato dal dono dello Spirito santo, come garanzia di autentica origine divina, che agisce nel cuore del penitente». A colui che viene a chiedere il perdono, bisogna dare «la speranza di poter iniziare una nuova vita», per affrontare e sconfiggere lo smarrimento in cui si trova.

Un concetto che il relatore ha collegato alle parole di Papa Francesco scritte nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit, laddove al paragrafo 23 scrive che «il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati. La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno. Lì permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole».

Parole, queste, ha insistito il pro-prefetto, che «sono impegnative ma coerenti con il vostro ministero». Essere missionari, ha ammonito, «non è un titolo di onore» ma un compito delicato che richiede un impegno costante, dove esercitare il proprio ministero «passo dopo passo, andando sempre più in profondità, secondo i casi e le modalità che le diverse situazioni richiedono».

Pertanto, ha puntualizzato Fisichella — evidenziando la crescita del numero dei missionari della misericordia, a tutt’oggi 1258, il cui ministero particolare è stato istituito dal Pontefice in occasione dell’Anno santo straordinario della misericordia, con la Bolla d’indizione nel 2015 — è fondamentale partecipare a momenti formativi, confrontandosi su varie tematiche, per essere ancora di più strumenti di riconciliazione.

Soprattutto in relazione all’appuntamento della “24 ore per il Signore”, iniziativa quaresimale di preghiera e riconciliazione che si svolge il 28 e il 29 marzo nelle diocesi di tutto il mondo, voluta anch’essa da Papa Francesco e giunta alla xii edizione. Essa, ha osservato, «è una manifestazione che si radica sempre di più nella comunità cristiana, anche se non tutti la conoscono. Spetta a voi missionari essere artefici, sostenitori, animatori di tale iniziativa».

Nel dare il perdono, ha insistito Fisichella, «ognuno di noi offre il segno tangibile» di un’esperienza vissuta, «perché a nostra volta siamo stati un tempo perdonati. Ognuno di noi è testimone di perdono e quindi artefice del perdono agli altri», perché è stato peccatore ma è stato perdonato. Qui risiede il germe della speranza secondo il pro-prefetto del Dicastero per l'evangelizzazione che ha citato ancora le parole della Spes non confundit in merito a tale concetto: «Perdonare non cambia il passato... e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta». A queste frasi, ha concluso il pro-prefetto, «deve essere ispirato il vostro ministero, fondato sulla forza del perdono, e in cui regnino fraternità sacerdotale e preghiera gli uni per gli altri, affinché esso sia strumento fecondo per la Chiesa».

È seguita la presentazione di alcune linee guida di pastorale e prosegue nel pomeriggio con la celebrazione della “24 Ore per il Signore” nella basilica di Sant’Andrea della Valle dove domenica 30 si concluderà l’appuntamento giubilare della categoria con la Celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso Fisichella. Prima però i missionari compiranno domani, tra le ore 9 e le 11, il pellegrinaggio alla Porta Santa della basilica Vaticana per poi ritrovarsi presso la Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani per la preghiera del Rosario.