· Città del Vaticano ·

Pellegrinaggi giubilari a Roma
Diocesi di Cesena-Sarsina

Camminare insieme
con la forza dell’amore di Dio

 Camminare insieme  con la forza dell’amore di Dio   QUO-070
27 marzo 2025

di Francesco Zanotti

Un’occasione preziosa, «per camminare insieme con la forza dell’amore di Dio che ci unisce. Il fuoco dell’amore per Lui ci fa sentire un solo corpo». Le parole dell’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo hanno infiammato i cuori dei 400 pellegrini della Chiesa di Cesena-Sarsina giunti a Roma sabato 22 marzo per celebrare il Giubileo. Guidati dal novello presule, che ha fatto l’ingresso nella diocesi romagnola domenica 16 marzo, e dal vescovo emerito monsignor Douglas Regattieri, sono partiti la mattina presto dal comune romagnolo e dalla valle del Savio con sette pullman e diverse autovetture private.

Nell’omelia durante la messa nella basilica di San Giovanni in Laterano, dopo la preghiera del rosario a Santa Maria Maggiore, monsignor Caiazzo ha sottolineato che «siamo chiamati a essere viandanti di speranza». Citando Papa Francesco, per la cui salute si è pregato in più di un’occasione, ha ricordato che «la speranza non delude». Essa ha un nome: Gesù Cristo; per questo non può morire, «perché Cristo ha vinto la morte. Oltre c’è Dio che ci ama». Quindi, con un pensiero rivolto alla giornata dedicata al Giubileo e al passaggio attraverso la Porta Santa, ha messo in evidenza che si tratta di un «tempo di grazia del Signore, il tempo del nostro pellegrinare. È bello poter dire grazie a Dio che ci ha portato nella cattedrale di Roma, che accoglie noi che ci troviamo in cammino con tutta la Chiesa in questo anno giubilare».

Avvertire e vivere «questa comunione — ha aggiunto il presule — significa non dare per scontato nulla, come se tutto fosse chiaro nella nostra vita». Invece «la Parola di Dio, se penetra nella nostra vita, la sconvolge. Questa Parola parla in maniera tanto efficace che chi ne viene attirato non riesce a resisterle».

«Il pellegrinaggio è stato un gioioso tassello. Non potevo prevedere, quando mi sono iscritta, mesi fa, che l’avrei vissuto nei giorni della successione apostolica nella nostra diocesi», ha commentato Monica Montalti, madre di famiglia e corista della parrocchia di San Mauro in Valle, ricordando il passaggio di pastorale tra i due vescovi avvenuto la settimana precedente. «Mi sono sentita ancora una volta parte di un popolo. Quello stesso popolo che continua ad accompagnarmi anche oggi, adulta ed ex “papagirl” degli anni 2000». Questi momenti sono «preziosi per attingere dallo Spirito Santo la forza e il coraggio oggi più che mai necessari per essere apostoli di gioia e di speranza».

«Essenziale, semplice e incisivo. Questa è stata per noi la giornata giubilare», hanno affermato i coniugi Floriana e Ivan Bartoletti Stella, di ritorno dal viaggio a Roma. «Occorreva andare dritti al cuore, e così è stato. Il Giubileo è un mettersi in cammino, sia quando varchiamo la porta di casa nostra, sia quando attraversiamo quelle sante di San Giovanni in Laterano o di Santa Maria Maggiore. Abbiamo avvertito forti, in quelle occasioni, sia la speranza, di cui è testimone il Pontefice, pur nella malattia, sia l’universalità della Chiesa. Come dice Papa Francesco, le tempeste non potranno mai avere la meglio, perché siamo ancorati alla speranza della Grazia».

Per Francesca Pinto, che si occupa in seminario dell’accoglienza dei gruppi e collabora con la pastorale giovanile, l’esperienza giubilare si può riassumere in quattro parole: famiglia, Chiesa, gioia e speranza. «Nella basilica di Santa Maria Maggiore — precisa — pregando davanti all'icona della Salus Populi Romani ho pensato tanto a Papa Francesco e mi sono sentita in comunione con lui e tutta la Chiesa. Con un’amica ci siamo dette che sarebbe venuto qui il giorno in cui l’avrebbero dimesso. Come si è verificato domenica scorsa».

Infine il ricordo del passaggio dalla Porta Santa, nella basilica Lateranense. «Mi sono commossa — aggiunge Francesca —. Ho pensato alle tante persone che per motivi diversi non avranno la grazia di poter vivere il momento del Giubileo che abbiamo avuto la fortuna di vivere noi. Come ha detto il nostro vescovo, siamo viandanti di speranza». Di quella speranza che ha un volto, quello di Gesù.