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Uno studio della Caritas locale su dieci anni di violenze

Nigeria: il dramma senza fine dei sacerdoti rapiti ed uccisi

 Nigeria: il dramma senza fine  dei sacerdoti rapiti ed uccisi  QUO-069
26 marzo 2025

di Federico Piana

Padre Chidi Obilor, della diocesi di Aba, rapito e poi rilasciato; padre Pius Ogunyebi, della diocesi di Ilorin, riuscito a fuggire fortunatamente dalle grinfie dei suoi sequestratori; fratel Andrew Peter, studente del seminario della diocesi di Auchi, trucidato barbaramente senza un briciolo di pietà. A scorrere l’elenco dei sacerdoti e dei seminaristi rapiti e uccisi in Nigeria dal 2015 ad oggi viene un sussulto al cuore perché quei nomi non rappresentano solo una fredda e cruda statistica ma nascondono storie che trasudano dolore e svelano una tendenza criminale che sembra non avere fine.

In soli dieci anni, quelli presi in considerazione da uno studio realizzato dalla Caritas nigeriana in collaborazione con il Segretariato cattolico della Conferenza episcopale locale, i rapimenti sono stati 201 mentre le uccisioni 15. Dati inediti ed utili per comprendere le dinamiche di un fenomeno che sta insanguinando la nazione dell’Africa occidentale ma che sono ancora estremamente parziali: il report ha preso in considerazione solo 40 diocesi su 60 e non ha incluso le congregazioni religiose maschili e femminili. I limiti, secondo gli autori dello studio, sarebbero da ricercare nella scarsità dei finanziamenti e nella ridotta possibilità di dialogare con le cancellerie diocesane ed i vari istituti religiosi per ottenere informazioni aggiornate e coerenti. Questo significa che il quadro tratteggiato da questo studio risulta impreciso per difetto: il bilancio dei rapiti e degli uccisi potrebbe essere addirittura molto più alto.

«Certamente, questa è solo un’indicazione sommaria ma molto preoccupante» confida a «L’Osservatore Romano» padre Michael Banjo, segretario generale del Segretariato cattolico, che mette in evidenza come sia stata «la diocesi di Okigwe a registrare il numero più alto di rapimenti mentre quella di Kaduna si è conquistata il triste primato dei sacerdoti uccisi». E poi c’è anche da tenere presente un altro inquietante dato, quello dei rapimenti multipli: sarebbero stati almeno 6 i preti sequestrati più di una volta, presumibilmente dagli stessi gruppi di banditi.

Il rapporto non menziona le motivazioni per le quali i sacerdoti ed i seminaristi siano costantemente intimiditi, rapiti e molto spesso assassinati ma padre Banjo non ha dubbi: «Principalmente, ci sono due cause: quella economica legata alla richiesta di riscatto e quella direttamente riconducibile a veri e propri atti di terrorismo religioso fondamentalista. E poi nelle grinfie dei criminali finiscono anche persone non cristiane che non di rado purtroppo perdono la vita».

I vescovi nigeriani hanno esortato tutti i sacerdoti a mantenere uno stile di vita sobrio per evitare di attirare l’attenzione dei criminali e hanno chiesto con forza alle autorità di creare le condizioni affinché nel Paese possa esserci maggiore sicurezza per tutti, non solo per cristiani. «Due settimane fa — rivela il segretario generale del Segretariato cattolico — i presuli, al termine della loro assemblea plenaria, hanno discusso dei rapimenti e degli omicidi con il presidente nigeriano: in quell’occasione hanno lanciato un appello presentando non solo i dati del nostro rapporto ma anche tornando a denunciare come tutti i cittadini stiano soffrendo. La stessa Conferenza episcopale ha sollecitato tutti i parroci ad implementare la sicurezza delle loro strutture religiose collaborando con gli organi di polizia».

La Nigeria, Stato federale più popoloso di tutto il continente con oltre 215 milioni di abitanti, continua ad essere schiacciato da povertà e corruzione. «Ma — precisa padre Banjo — la miseria esiste non perché il nostro Paese sia povero ma perché la ricchezza è concentrata nelle mani di poche persone. La Chiesa confida nel fatto che tutti i cittadini possano partecipare attivamente alla vita politica per cercare di portare nella società delle trasformazioni utili al bene comune».

Una speranza alimentata anche dal Giubileo che in Nigeria si sta vivendo davvero in un modo speciale: «L’Anno Santo è l’occasione per chiedere alle persone che possono farlo di aiutare chi è in condizioni di disagio, chi non possiede davvero nulla. I vescovi hanno anche chiesto alle istituzioni governative di usare clemenza con i prigionieri e di commutare la pena capitale in anni di detenzione. Inoltre, molte diocesi stanno lavorando per migliorare la vita in carcere dei detenuti. Uno sforzo in linea anche con i desideri di Papa Francesco».